Prato

Città operaia e di tradizione democratica, Prato ha avuto parte attiva nella Resistenza ed è stata centro nevralgico del passaggio del fronte come punto di collegamento con le principali arterie tra Toscana ed Emilia.
Solo dieci anni prima degli eventi che l'8 settembre 1944 portarono alla sua liberazione, Prato aveva inaugurato la nuova stazione ferroviaria sulla linea direttissima Firenze-Bologna, costata quattordici anni di lavoro, con la realizzazione di un percorso modernissimo per l'epoca, attraversato dalla Galleria dell'Appennino (18.5 km, la più lunga d'Europa), obiettivo strategico dei bombardamenti alleati.
Un altro collegamento ferroviario, sulla linea Firenze-Pisa, fu teatro dell'azione partigiana di Poggio alla Malva (Carmignano), all'estremità meridionale dell'attuale provincia di Prato, con il sacrificio dei fratelli Buricchi.
Per le sue caratteristiche geografiche e per il sostegno delle popolazioni locali la val di Bisenzio, a nord di Prato, è stata la zona in cui si sono intrecciate le vicende della Resistenza e del passaggio del fronte al di sotto della Linea Gotica che attraversava questo territorio.
L'anno 1944 era cominciato con la drammatica battaglia di Valibona, nella quale trovò la morte il comandante partigiano Lanciotto Ballerini. Questo fu un episodio dal respiro europeo, per la presenza nella sua formazione di italiani, russi, slavi e di un capitano dello Stato Maggiore inglese: 17 uomini che la guerra e gli ideali avevano fatto riunire in un casolare lungo la strada antica che univa il Mugello alla pianura pratese.
Il 22 febbraio 1944, dopo i bombardamenti di Schignano e della Briglia, circa 40 giovani, guidati da Mario Tronci, Quinto Martini e Armando Bardazzi, salirono sul monte Javello, sopra Vaiano, per costituire la prima formazione partigiana del Pratese che prese il nome di Orlando Storai. L'armamento comprendeva un moschetto a testa, caricatori e bombe a mano: difficile era anche avventurarsi nella zona, coperta da 70 cm di neve.
Sui monti della val di Bisenzio e in particolare nell'area di Migliana, nelle capanne dei contadini e nelle canicciaie per la seccatura delle castagne avevano trovato rifugio ex prigionieri britannici alleati, alcuni dei quali fuggiti all'indomani dell'8 settembre 1943 dal sottocampo di prigionia di Montemurlo. Aiutati dalla popolazione locale (i cosiddetti "helpers", poi riconosciuti dal Comando alleato), provenivano dalle più diverse località, come dimostrano i documenti raccolti dal Centro di Documentazione Storico Etnografica della Val di Bisenzio (CDSE), e allo stesso modo dei numerosi sfollati dalla città e dalle zone del fondovalle in questi luoghi impervi volevano sottrarsi al controllo e alle requisizioni degli occupanti.
Il 22 marzo 1944, per sganciarsi da una manovra di accerchiamento di tedeschi e repubblichini, i partigiani scesero dal monte Javello, attraversarono il fiume Bisenzio, risalirono i monti della Calvana e presero la strada del monte Morello e del monte Falterona, dove si fermarono alcuni mesi, per ritornare in estate e costituire una più ampia formazione che prese il nome dei fratelli Buricchi.
Nello stesso periodo i tedeschi presidiarono il paese di Cantagallo, che diventò il quartier generale della costruzione della Linea Gotica. Camion carichi di materiali e operai giunsero per realizzare il tratto della fortificazione che attraversava l'Appennino pratese. Di questa fase storica resta la nitida testimonianza di Nello Santini (Cantagallo: diario degli anni della guerra, "Storia e Storie" N. 7 del CDSE della Val di Bisenzio).
Al centro del cantiere dell'organizzazione Todt, che rimase attivo per alcuni mesi, furono attrezzate una cucina da campo e una fucina dove lavoravano due fabbri. Lungo la linea tracciata dai genieri furono scavate trincee, sistemati rifugi, nidi di mitragliatrici e camminamenti sotterranei che trasformarono profondamente questi luoghi. Furono abbattuti alberi e scavate buche che ancora oggi sono visibili nei boschi.
A lavorare alla costruzione della linea fortificata furono operai provenienti da varie parti d'Italia, ingaggiati dalla Todt, ma anche tanti civili sequestrati sulle strade e nei boschi, che ebbero la mala ventura di imbattersi nelle pattuglie tedesche che presidiavano la zona. Numerose sono le testimonianze relative a episodi in cui per poche ore o per qualche giorno gli uomini che lavoravano nei campi e nei boschi furono costretti a seguire i militari, a scavare trincee, a trasportare materiali e a consolidare le postazioni, alcune delle quali nascoste, cercando di seguire la natura del terreno. Episodi simili si registrarono a Cavarzano e lungo il rio Carigiola, a Sant'Ippolito di Vernio, a Montepiano, a Fossato.
A Castello, sopra Cantagallo, entrarono in azione i partigiani della formazione Buricchi, rientrata alla base sul monte Javello: una notte fecero saltare la polveriera che conteneva l'esplosivo necessario per costruire la Linea Gotica e per distruggere l'abitato, letteralmente tagliato nel mezzo dal progetto di fortificazioni. L'operazione dei partigiani riuscì a metà: uno solo dei due depositi saltò in aria per il cattivo funzionamento del congegno di innesco.
Lungo sentieri antichissimi che collegavano le località dell'Appennino, da Sambuca Pistoiese a Cascina di Spedaletto, da Cantagallo a Gavigno, fino al Mugello, ai passi della Futa e del Muraglione, fu costruita una fortificazione che, seppure rimasta incompleta, cambiò il volto di alcuni luoghi: per esempio di Cantagallo, di Luicciana, di Logomano, che i tedeschi fecero saltare in aria, deportando tutta la popolazione verso il Bolognese al momento del passaggio del fronte. L'episodio è rimasto impresso nella memoria popolare: nel territorio di Cantagallo il 4 settembre 1944 i soldati rastrellarono gli abitanti dei paesi dove passava la Linea Gotica e li obbligarono a formare in poche ore una lunga fila, che a piedi fu avviata verso San Quirico di Vernio. L'ordine di sfollamento dei paesi attraversati dalla Linea Gotica aveva interessato anche Sant'Ippolito e Cavarzano, dove gli abitanti furono incolonnati e condotti anch'essi fino a Montepiano. Uomini, donne e bambini si lasciarono alle spalle le loro case, subito minate dai guastatori tedeschi, senza avere il tempo di mettere al sicuro le proprie cose. Alcuni anziani riuscirono a sottrarsi a quest'ordine e si nascosero nel bosco, evitando così un faticoso viaggio che si concluse un mese più tardi dopo un lungo girovagare fino a Castiglione dei Pepoli e Creda.
La distruzione di Cantagallo è l'episodio simbolo delle vicende della costruzione della Linea Gotica e del passaggio del fronte in val di Bisenzio, pochi giorni prima dell'azione dei partigiani della formazione Buricchi. Questi, il 6 settembre, scesero a Figline per liberare la città, ma furono sorpresi dai tedeschi che eseguirono immediatamente la condanna a morte dei 29 giovani della brigata Buricchi che erano riusciti a catturare.
Due giorni dopo Prato venne liberata e gli alleati raggiunsero successivamente Vaiano, Migliana, Vernio, fermandosi sull'Appennino di Montepiano per tutto l'inverno prima di superare definitivamente le difese tedesche con l'offensiva della primavera 1945.

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Aggiornato al:
18.02.2013
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570595