Massa Carrara

Con la caduta del fascismo del 25 luglio 1943 emerse nella provincia di Apuania (così fu chiamata dal 1938 al 1946 la provincia di Massa-Carrara) la tradizione antifascista, forte anche di organizzazioni clandestine sopravvissute durante il regime. I rapporti dei comandi militari tedeschi della Toscana, dall'autunno 1943 alla primavera del 1944, parlavano di una popolazione che aveva in antipatia i tedeschi e i fascisti, e per la provincia di Apuania riferivano di una vera e propria posizione antagonista.
Grande fu anche la risposta militante partigiana. Piero Calamandrei, pubblicista e uomo politico, ha scritto: Nell'estate del 1944, prima delle grandi azioni autunnali, la Divisione Lunense comprendeva sotto un unico comando la 1a Brigata Apuana, la Brigata Ugo Muccini di Sarzana, la 4a Brigata Garfagnina, la 2a Brigata Carrarese, la 3a Brigata di La Spezia, la 4a Brigata Apuana, la Formazione Valanga e i Patrioti Apuani, che superarono essi soli il migliaio. Ne facevano parte uomini di tutte le fedi, di tutti i partiti politici: democristiani e comunisti, socialisti e azionisti, repubblicani, anarchici e patrioti apolitici.
Colonna di camion militari nei dintorni di Massa.
In quella estate i tedeschi organizzarono nella zona le opere di difesa della Linea Gotica, sulla quale il fronte di guerra si fermò dal settembre 1944 all'aprile 1945. La linea studiata sulla carta andava dal torrente Parmignola, al confine con la provincia di La Spezia, al monte Altissimo, passando per i crinali delle Alpi Apuane (e di essa è rimasta traccia in strade, fortificazioni, trincee). Ma di fatto si attestò dal Cinquale al monte Folgorito e all'Altissimo, e così Carrara e Massa rimasero in territorio occupato, con tutte le conseguenze che la guerra portò. La presenza del fronte e della consistente e temuta organizzazione partigiana spiega la politica di occupazione nazifascista che presentò i caratteri del "terrore preventivo"; una sorta di vera e propria "guerra ai civili", fatta di rastrellamenti, rappresaglie, fucilazioni sommarie, incendi di case, che seguiva precisi ordini di Kesselring e raggiunse livelli di assoluta barbarie.
Partigiani in marcia sulle Apuane.
Il 5 maggio 1944 vi fu l'eccidio di Mommio. Nel giugno successivo a Forno vennero uccise 68 persone. Nel luglio il terrore continuò con gli eccidi di Bagnone e Ponticello di Scorcetoli. Nell'agosto nuove stragi a Valla (114 morti), San Terenzo (53 morti), Vinca (174 morti), Tenerano (16 morti), Guadine (13 morti), Castelpoggio. Nel settembre, a Bergiola di Carrara, il massacro di 73 persone e di altre 45 in diverse località di Massa. Atroce fu la strage del 16 settembre sul greto del Frigido, a Massa, dove furono soppressi 147 prigionieri del carcere del castello Malaspina. A novembre la strage di Avenza con 11 vittime. Sono poi da considerare innumerevoli caduti civili nei rastrellamenti, soprattutto in Lunigiana. Alla fine furono oltre 700 vittime che fanno della zona apuana la più martoriata d'Italia. A tutti gli episodi, purtroppo, prese parte attiva anche la componente fascista con i soldati del cosiddetto "esercito di Salò".
La vita delle popolazioni apuane fu, in quel periodo, durissima. Il territorio continuò a subire i bombardamenti alleati, tanto che alla fine della guerra le città e i paesi erano ridotti a cumuli di macerie. Ci fu poi, il 7 luglio 1944, l'emanazione di un drastico ordine di sfollamento per tutti gli abitanti di Carrara e della sua retrozona. La risposta della popolazione non si fece attendere: l'11 luglio 1944 avvenne la ribellione della città.
In quel frangente protagoniste furono le donne, che insorsero manifestando numerose di fronte al Comando di Piazza germanico. Tale azione di resistenza non armata portò alla revoca da parte delle autorità tedesche della disposizione di sfollamento, di fatto la prima sconfitta dei nazisti dal punto di vista strategico. Le donne furono anche artefici di una resistenza civile, fatta di approvvigionamenti e di assistenza ai partigiani, che costituì una vera e propria epopea. Rilevante appare anche la prima liberazione di Carrara, effettuata dai partigiani dall'8 al 12 novembre, con una organizzazione militare tanto consistente da trattare anche una tregua con il nemico, che dovette così considerare i partigiani non più dei banditi, ma vero esercito combattente.
Le azioni di lotta continuarono fino a culminare nell'insurrezione. Significativo fu allora il governo del territorio da parte dei partigiani, che controllarono anche il passaggio del fronte verso l'Italia già libera. Con l'inizio del 1945 si evidenziò la forza del Comitato di Liberazione Nazionale apuano che trattò da pari a pari con le forze di occupazione.
Quando il 10 aprile Massa fu liberata dai partigiani e dagli alleati, la nuova classe dirigente era già pronta a prendere in mano il governo. Il CLN, infatti, già da tempo era riuscito a predisporre una vita amministrativa clandestina e parallela, nominando tra l'altro il prefetto, il sindaco, il questore, il presidente della Giunta provinciale. La mattina dell'11 aprile anche Carrara venne liberata; i partigiani della brigata Garibaldi Gino Menconi, in un cruento scontro a fuoco, catturarono circa 710 soldati tedeschi e li consegnarono agli alleati quando entrarono nella città. Il conferimento della Medaglia d'oro al Valor militare alla provincia fu richiesto dagli stessi partigiani per il sacrificio di tutta una popolazione nella lotta di Liberazione.

Massimo Michelucci

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Aggiornato al:
18.02.2013
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570568