Villa di Artimino
Villa di Artimino
Non hai accettato i cookie per le terze parti, guarda il video al seguente link o aggiorna le preferenze dei cookie
Non hai accettato i cookie per le terze parti, guarda il video al seguente link o aggiorna le preferenze dei cookie
Non hai accettato i cookie per le terze parti, guarda il video al seguente link o aggiorna le preferenze dei cookie
Artimino Carmignano (Prato), viale Papa Giovanni XXIII 1
La villa di Artimino venne costruita dal 1596 al 1600 su progetto dell'architetto mediceo Bernardo Buontalenti per ordine di Ferdinando I. Il granduca, amante della caccia, la volle perché baricentrica al ‘barco reale' sul Montalbano e agli altri possedimenti medicei della zona.
Ferdinando I l'avrebbe utilizzata, durante il periodo invernale, per l'arte venatoria nei fitti boschi circostanti e per la pesca nel vicino Arno mentre, nel periodo estivo, la villa si sarebbe trasformata in residenza di villeggiatura per la corte medicea.
Per Artimino Ferdinando I commissionò al pittore fiammingo Giusto Utens le celebri lunette raffiguranti le ville e i possessi medicei, e incaricò Domenico Cresti, noto come il Passignano, e Bernardino Poccetti di affrescare il salone centrale, gli appartamenti granducali, la loggia, e la cappella con soggetti mitologici e allusivi alle sue virtù.
Nell'agosto del 1608, vi fu ospite Galileo Galilei chiamato ad istruire il giovane principe Cosimo II nelle matematiche.
La villa fu anche il teatro di molte esperienze dell'Accademia del Cimento.
Nel settembre del 1657 vi furono compiute numerose misurazioni dell'umidità atmosferica in diverse condizioni meteorologiche utilizzando l'igrometro a condensazione.
Nel 1782, la villa fu venduta dal granduca Pietro Leopoldo d'Asburgo Lorena a Lorenzo Bartolomei, marchese di Montegiovi. Per eredità passò poi al conte Silvio Passerini da Cortona. Nel 1911 la proprietà fu acquistata dall'onorevole Emilio Maraini e, alla sua morte avvenuta nel 1916, ne restò erede la moglie Carolina Maraini Sommaruga.
A lei si deve, nel 1930, la scala esterna compiuta dall'architetto Enrico Lusini in base ad uno schizzo del Buontalenti identificato al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.
Nell'agosto del 1944 la villa subì gravi danni, che vennero sanati attraverso un restauro seguito da Ferdinando Poggi.
Alla fine degli anni Cinquanta fu acquistata dall'imprenditore Emilio Riva e, nel 1969, tutti i suoi arredi furono venduti all'asta, e le lunette dell'Utens furono spostate al museo "Firenze com'era".
Nel 1970 il complesso di Artimino venne acquistato dalla società Anonima Investimenti Mobiliari e Immobiliari di Roma per creare un centro di sviluppo turistico, e per ospitare congressi, seminari, convegni e attività culturali.
Dal 1983 al 2011, su iniziativa del Comune di Carmignano, la villa ha ospitato un museo archeologico, con gran parte del materiale etrusco trovato nel comprensorio, poi spostato in una nuova sede, all'interno del borgo (ambienti delle ex tinaie).