Anche in alcuni paesi europei in calo le aspettative di vita

Un bambino che nasce in Toscana ha 14 anni di speranza di vita in più rispetto a un bambino che nasce in un paese del Sud del Mondo, o nell’Est europeo. A gettare luce su un aspetto troppo spesso trascurato quando si parla di salute è il responsabile per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della sanità Erio Ziglio. L’Europa non è dunque immune da questa silenziosa epidemia che, lentamente, fa volgere verso il basso le statistiche sulle aspettative di vita. “Da alcuni anni – osserva Ziglio - le speranze di vita delle popolazioni di paesi come l’Ucraina o la Moldavia sono drasticamente calate. L’Europa ha visto così un progressivo peggioramento delle sue condizioni sanitarie”. Ma se i paesi dell’Est sono la punta dell’iceberg, i rischi di una caduta verticale dei livelli di salute della popolazione europea sono presenti anche nel cuore dei paesi più avanzati, nelle grandi città industrializzate come Glasgow, Malmo, Berlino. In queste città le aspettative di vita sono diverse secondo l’ambiente, le condizioni sociali ed economiche, la professione e il luogo di residenza. Una diseguaglianza che passa anche dentro i paesi più evoluti, tracciando brutali confini nella vita delle persone. Un rischio che tocca tutti noi molto da vicino. Ma che potrebbe essere ridotto se solo si investisse di più, ovunque, sulla salute della gente. “La povertà - afferma Ziglio – è il principale fattore di diminuzione delle aspettative di vita della gente in tutto il mondo. Ogni anno sono 14 milioni le persone che muoiono a causa di malattie che sarebbero tranquillamente curabili se solo ci fossero le risorse”. Per evitare queste morti inutili nei 48 paesi più poveri del mondo (di cui 8 sono europei), basterebbe un investimento di 34 dollari a persona, in tutto 27 miliardi di dollari l’anno. Una spesa che, oltre a migliorare la vita della gente, potrebbe anche risultare un investimento conveniente. Eppure, oggi come oggi, questi paesi possono contare su appena 11 dollari a persona. “Quasi tutti i paesi industrializzati - avverte l’esponente Oms - con l’eccezione di Svezia, Norvegia e Danimarca, hanno dimenticato l’impegno preso di destinare alla salute dei paesi poveri lo 0,7 % del Pil. La media di risorse si aggire infatti attorno allo 0,2%”.

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Aggiornato al:
02.12.2008
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548086