a cura di Mirella Giannini
La parità di genere sembra ancora lontana dall’essere realizzata pienamente. Esistono ancora discriminazioni, come è segnalato dal fatto che, ancora oggi, all’inizio del terzo millennio, le donne che lavorano guadagnano meno degli uomini. Cosa determina questa discriminazione di carattere retributivo e quali sono le condizioni in cui si riproduce? Molto si è sondato per dare una spiegazione alle percentuali che misurano le differenze retributive di genere, e alcune restano non spiegate. Dall’indagine complessiva sugli occupati in Toscana emerge che le differenze di reddito tra uomini e donne sono il risultato del complesso intreccio tra modelli di comportamento ai quali le donne sono state tradizionalmente socializzate e caratteristiche organizzative dei lavori industriali e delle libere professioni, ancora prevalentemente declinate secondo una logica maschile.
La ricerca, quindi, non registra una netta opposizione tra donne che rifiutano i modelli culturali e organizzativi dominanti e donne che li recepiscono completamente, ma un ventaglio di comportamenti femminili che trovano un comune denominatore nella difficile conciliazione tra carriera e sfera familiare. Il riequilibro tra lavoro e famiglia incontra difficoltà non tanto perché le istituzioni locali non approntano misure di sostegno alla conciliazione, quanto perché nelle situazioni sociali, la cultura della parità tra donne e uomini non si è ancora pienamente realizzata. Mirella Giannini è professoressa di Sociologia dei processi economici e del lavoro presso la Facoltà di Sociologia, Università di Napoli “Federico II”. Ha avuto esperienze di insegnamento e di ricerca in Italia e all’estero, è stata membro del Board del RC52 dell’International Sociological Association, membro esperto del Comitato di Parità del Ministero del Lavoro e ha collaborato con diversi enti pubblici (ISFOL, CNEL ecc). È nel Comitato scientifico di importanti riviste, a livello nazionale e internazionale. La sua area di ricerca riguarda il mercato delle occupazioni e delle professioni, soprattutto in un’ottica di genere.
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