L’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano

L’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano

Il viaggio, la nuova casa, la lingua, le difficoltà da superare per costruirsi una nuova vita, la nostalgia per ciò che si è lasciato, ma anche contenuti positivi, come le descrizioni di luoghi, abitudini e popoli diversi o la condivisione dei successi ottenuti sono temi presenti nei diari dei toscani all’estero conservati nell’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, detta appunto la “città del diario”. Questi testi sono un'ottantina, più numerosi quelli di autori uomini rispetto alle donne, per la maggior parte si tratta di testimonianze del XX secolo, soprattutto memorie. I testi sono stati depositati in Archivio direttamente dagli autori o dai loro eredi. L'emigrazione raccontata nei diari ha spesso connotazione temporanea ma vi sono anche casi di emigrazione stabile. Diversi autori hanno trascorso periodi all'estero, più o meno lunghi, per incarichi di lavoro in Paesi stranieri, degni di nota sono il diario delle cinque musiciste in giro per il Vietnam alla fine degli anni ’60 e quello del novizio francescano mandato per venti anni in un convento cinese. Il lavoro è la spinta principale per emigrare anche per chi non si sposta con un incarico preciso ma punta a migliorare le proprie condizioni economiche. Le destinazioni più diffuse sono i Paesi europei, oltre che il Sudamerica, a seguire Africa, Asia, America del Nord e Oceania.

L’Archivio ha appena compiuto 40 anni, è pubblico e raccoglie scritti di gente comune in cui si riflette, in varie forme, la vita di tutti e la storia d’Italia: sono diari, epistolari, memorie autobiografiche. Ideato e fondato da Saverio Tutino, serve non solo a conservare brani di scrittura popolare, ma anche a valorizzare in vario modo la ricchezza che in esso viene depositata. Grazie anche al concorso “Premio Pieve” l’Archivio oggi conserva quasi 10mila testi, uno di questi è la memoria contadina di Clelia Marchi, scritta su un lenzuolo matrimoniale.

Dal settembre 1998 viene pubblicata la rivista “Primapersona”, una delle molte iniziative editoriali promosse dall'Archivio. Nel 2001 le memorie e i diari dell'Archivio di Pieve incontrano anche il cinema e nasce l'iniziativa “I diari della Sacher”. Inoltre, nel 2009 il patrimonio documentario dell'Archivio riceve la notifica del Codice dei Beni Culturali dello Stato. Infine, il 7 dicembre 2013 viene inaugurato il Piccolo museo del diario. Se l’archivio contiene vari tipi di autobiografie, un progetto particolare è DiMMi (diari multimediali migranti), nato con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sui temi della pace, della memoria e del dialogo interculturale e con il fine di creare un fondo speciale dei diari migranti presso l’Archivio diaristico nazionale. Un’esperienza nata nel 2012 che ha dato vita all'omonimo concorso favorendo la raccolta di ben 630 testimonianze su scala nazionale. Dal 2018 il progetto ha acquistato nuova forma con il nome di DIMMI di Storie Migranti. DiMMi nasce con l’intento di riunire e custodire un patrimonio culturale che rischia di essere perduto, e contrastare gli stereotipi sulla migrazione attraverso la testimonianza di chi l’ha vissuta in prima persona. Testimonianze che costituiscono una straordinaria fonte di informazioni e conoscenze per gli studiosi e le future generazioni, concorrendo in modo determinante alla definizione di un comune patrimonio culturale basato sulla valorizzazione delle diversità.
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