Elenco delle vittime
6 vittime (3 uomini tra cui 1 anziano; 3 donne tra cui 1 bambina)Bartalesi Raffaello, 65
Cini Sebastiano, 37
Cini Armida, 11
Gronchi Tersilio, 50
Lambardi Ernesta, 38
Tedeschi Filomena, 50
Descrizione
Secondo la relazione sull'attività della 3.a Brigata d'assalto Garibaldi-Val di Cecina "Sante Fantozzi", in data 16 maggio Luigi Scordo, Maresciallo dei Carabinieri di Riparbella, considerato delatore, viene catturato, interrogato e fucilato due giorni dopo. Il 3° distaccamento (comandato dal partigiano "Rino") attacca una pattuglia tedesca in località Montalone uccidendo tre militari in data 3 giugno. Il 18 giugno avviene uno scontro a fuoco in località Pantano tra i tedeschi e la formazione di "Rino". Interviene il secondo distaccamento ("Otello Gattoli") che attacca i tedeschi in zona Doccino. Questi gli eventi relativi all'attività partigiana nella zona, nelle settimane precedenti la strage.Con la fine di giugno, la linea del fronte si avvicina, e arriva nella zona settentrionale della provincia di Livorno, prossima ormai a quella di Pisa. Non a casa, la strage di rparbella è cronologicamente una delle prime che avviene nel pisano.
Le località di Doccino e Pantano, ove avvengono gli scontri tra tedeschi e partigiani, sono a poca distanza dal podere "Le Marie". Il 25 giugno vengono catturate nel corso di un rastrellamento seguente agli scontri le 7 persone che vi si trovano. Si tratta dei mezzadri del podere, marito, moglie e figlia, di tre sfollati dal capoluogo e di un abitante di Riparbella occupato saltuariamente presso il terreno. Rinchiusi nella cantina della cascina, gli ostaggi vengono mitragliati dalla finestra che dà sull'aia.
Controverse le versioni relative alla causa scatenante della strage. Secondo alcune testimonianze il motivo è da ricercare nel sostegno offerto dagli abitanti del podere ai partigiani locali. Due delle vittime sono i genitori di un partigiano del distaccamento "Rino". Secondo altre invece, tra cui quella dell'unico sopravvissuto, l'eccidio sarebbe stato causato dalle rimostranze effettuate presso il comando tedesco di Miemo da parte di una delle vittime, una donna sfollata nel podere, in seguito alla requisizione di un cavallo e della somma di 70000 lire, effettuata nel corso del rastrellamento della mattinata.
Il giorno dopo viene ucciso un'altro civile nei pressi del podere.
Il primo luglio tre civili vengono uccisi in località Surbugnano, in seguito al rifiuto opposto dai tre al trasporto di un carico di munizioni.
Responsabili
Mancano anche in questo caso delle informazioni precise. Le testimonianze attuali affermano che si sia trattato genericamente di SS.
In quel periodo si trovavano però a Riparbella unità della 19ma divisione da campo della Luftwaffe.
Località della strage Pisa data 9 agosto 1944
Elenco delle vittime
9 vittime: 8 donne (4 adulte e 4 bambine) 1 uomo (anziano)Bucciarelli Lina, 40
Bucciarelli Anna, 13
Davini Elda, 19
Del Chicca-Davini Eva, 40
Davini Ruffo, 57
Giraldi Ermenegilda, 47
Scudeller Elena, 16
Scudeller Nerina, 10
Scudeller Jolanda, 12
Descrizione
Le famiglie Scudeller e Davini erano sfollate nelle campagne di S. Rossore dopo l'ordine di sfollamento dell'intera zona, nel momento in cui il fronte è ancora fermo lungo l'Arno e Pisa non è ancora stata liberata dagli alleati. Durante le ore diurne, gli sfollati, le donne ed i bambini restano rintanati in un rifugio costruito con tronchi di pino, mentre gli uomini si spostano alla ricerca di cibo.Il 9 agosto, nel corso di un rastrellamento condotto dagli uomini del 16° battaglione esploratori di Reder, facente parte della 16a Panzergrenadier Division SS del generale Max Simon (di stanza in quel momento presso Nozzano, piccolo paese al confine tra Lucchesia, Versilia e provincia di Pisa) una pattuglia di soldati tedeschi penetra nel rifugio e uccide a colpi di fucile tutte le donne e i bambini, deportando gli uomini adulti. Responsabili
Come detto, gli uomini del battaglione di Walter Reder. L'area di S. Rossore, si trova infatti nella zona di competenza della 16a divisione corazzata di Simon.
La particolare efferatezza dell'episodio è un ulteriore elemento che rafforza l'ipotesi di una responsabilità degli uomini di Reder, confermata anche dalla memoria locale dell'episodio.
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