Modello toscano di accoglienza

Fin dall’inizio in Toscana è stata ‘accoglienza diffusa’ per affrontare l’arrivo di richiedenti asilo, rifugiati e migranti: una scelta di buon senso a cui adesso si guarda nel resto d’Italia ma anche in Europa. Per esempio in Germania, dove l’esperienza toscana viene considerata un modello.

Tutto è iniziato nel 2011, con le prime ondate di profughi dalla Tunisia e dalla Libia. Il governo avrebbe voluto realizzare una grande tendopoli a Coltano, in provincia di Pisa. La Regione si oppose e scelse l’accoglienza distribuita sul territorio, fatta di piccoli numeri. Riproposto nel 2016, è il solo modello giudicato in grado di garantire inclusione e preservare la coesione delle comunità locali. Le Regioni non hanno competenze dirette sull’immigrazione o sull’organizzazione dell’accoglienza di profughi e richiedenti asilo. La Toscana ha deciso comunque di occuparsene, soprattutto per evitare che l’unico approccio fosse quello emergenziale.

Attraverso un percorso di confronto che ha coinvolto i Comuni e tutti gli attori della società civile toscana, dal terzo settore alle Università e alle imprese, è stato scritto un libro bianco sulle politiche di accoglienza, che raccoglie le buone pratiche già diffuse sul territorio.

Grazie all’aiuto del volontariato e dei Comuni sono fioriti infatti numerosi progetti anche di integrazione: quelli ad esempio che hanno visto il coinvolgimento degli ospiti, da volontari, nella pulizia degli argini dei fiumi o nella cura di piazze e giardini, nelle feste di paese o nell’accompagnamento dei bambini a scuola. C’è stato poi il ricorso alla Corte costituzionale contro i cosiddetti decreti Salvini e l’approvazione della ‘legge samaritana’ per riaffermare che tutte le persone che si trovano e dimorano in Toscana hanno diritto all’effettivo godimento dei diritti fondamentali previsti dalla Costituzione e dalle norme internazionali. Nel 2019 è stato pubblicato un bando da 4 milioni per progetti di integrazione e coesione sociale. In collaborazione con Irpet e Anci Toscana nel 2019 è stato istituito anche un Osservatorio regionale sull’immigrazione.

Gli stranieri che vivono in Toscana erano 464 mila all’inizio del 2019, non più del 12 per cento di tutti i residenti toscani. Due su dieci ci risiedono da prima del 2000, il 73 per cento da almeno dieci anni. Lavorano, pagano le tasse, hanno messo su casa e famiglia. Su cento, quindici sono nati proprio in Italia e in gran parte sono ancora bambini o minorenni. Rumeni, albanesi e cinesi sono più numerosi degli altri. I richiedenti asilo ospiti dei centri di accoglienza o i rifugiati degli Sprar erano 12.755 a dicembre 2017 distribuiti in più di ottocento strutture in tutta la Toscana, scesi a 7.664 (di cui 1278 negli Sprar) nel 2019.

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chiuso in redazione il 15 luglio 2020