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Toscana in numeri

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1. La popolazione

I toscani: quanti sono, dove vivono
In Toscana vivono oltre 3.6 milioni di abitanti pari al 6,2% della popolazione italiana. Non siamo di fronte, nel complesso a una regione densamente abitata: si registrano circa 158 abitanti per chilometro quadrato contro una media nazionale di 189. Questo dato è frutto della combinazione tra zone ad alta densità (l'area metropolitana fiorentina in particolare) e vaste zone poco abitate (la Toscana meridionale), passando dagli 87 abitanti/Kmq delle zone montuose (25,1% della superficie totale) ai 152 delle zone collinari (66,5%), fino ai 361 abitanti/Kmq delle zone pianeggianti della regione (8,4%).
I comuni sono di piccole dimensioni, su 287 in totale 236 hanno al più 15.000 abitanti e di questi 140 hanno meno di 5.000 abitanti. Il 51% dei residenti vivono in comuni con meno di 30.000 abitanti. La dinamica dell'ultimo decennio ha visto un flusso migratorio dai grandi agglomerati urbani ai più piccoli comuni della cintura.

Una popolazione anziana
La Toscana ha una popolazione relativamente più anziana del resto d'Italia, è la regione più "vecchia" dopo la Liguria. L'età media è di 45 anni (valore comune al Friuli V.G. secondo solo ai 47 anni della Liguria) mentre la media nazionale è 42.
La quota di persone in età lavorativa (15-64 anni) è pari al 65,9% contro una media italiana del 67,1% e al suo interno vi è un maggior peso delle persone in età 50-64 anni (31%) rispetto all'Italia (28%).L'indice di vecchiaia (peso degli ultra 65enni sui bambini di 0-14 anni) è uguale a 190% mentre la media nazionale è di 130%. L'elevata presenza di anziani è una caratteristica italiana, 13 regioni su 20 si trovano nei primi 40 posti della graduatoria regionale europea dell'indice di vecchiaia, solo Sicilia, Puglia e Campania si trovano a livelli inferiori della media eu25.
L'indice di dipendenza (popolazione in età <15+>64 su popolazione 15-64) toscano, pari a 50,2%, è nella media Europea del 48,8% (Italia 48%), ma la quota di ultra 65enni a carico della popolazione in età lavorativa è del 34% mentre in Italia 28%. Esiste una bassissima capacità di ricambio della nostra popolazione, la quota di bambini 0-14 in Toscana è tra le più basse d'Europa pari all'11,7% (Italia 14,4%) contro una media dei 25 paesi del 17,1%. Mancano quindi quasi 200.000 bambini in Toscana per arrivare alla quota media europea.

Bassa fecondità
La fecondità è tra le più basse d'Europa: la media è di 1.17 di figli per donna; valori inferiori si hanno solo in Liguria e Friuli e la media nazionale è di 1,29. L'Europa dei 25 ha un tasso di fecondità intorno a 1,4 figli per donna.
Nel 1996 il numero medio di figli per donna (pari a 1) aveva toccato il minimo storico mondiale; nell'ultima parte degli anni '90 e i primi anni 2000 hanno segnato una ripresa della natalità e della fecondità, soprattutto per il contributo degli immigrati.

Il calo demografico
Tra il 1991 e il 2001 la Toscana ha perso 32.000 abitanti pari a –1%. Questa perdita –complessivamente non di grande intensità- è il frutto di un calo pari a 180.000 persone tra bambini e ragazzi con meno di 25 anni e un guadagno di 96.000 persone di 65 anni e più. L'indice di vecchiaia è passato da 158% a 192%: oggi abbiamo quasi 2 anziani per 1 bambino. La popolazione in età lavorative è diminuita di 101.000 unità (-4%) ed è invecchiata poiché i ragazzi di 15-24 anni sono diminuiti di 153.000 unità (-6%).

Una regione attrattiva di flussi migratori
La Toscana ha da tempo mostrato una capacità di attrarre flussi migratori sin dagli anni cinquanta. Questa capacitasi è ulteriormente rafforzata negli ultimi quindici anni: il saldo migratorio netto è stato di circa 12.000 persone all'anno che avrebbero portato, in assenza di una crescita naturale negativa, a un aumento della popolazione di circa il 4%.
La popolazione straniera residente ha visto crescere il suo peso in modo molto considerevole quadruplicando il proprio valore negli ultimi quindici anni: l'incidenza sulla popolazione totale ha raggiunto il 3,5% della popolazione complessiva. Considerando i permessi di soggiorno si stima in 172.000 il numero delle persone straniere regolarmente soggiornanti nella regione pari al 4,9% della popolazione residente, leggermente superiore a quella italiana e quasi pari a quella europea.



2. L'economia

Una storia che parte da lontano
La Toscana si inserisce all'interno del gruppo di regioni il cui decollo economico avviene a partire dagli anni '50. In questo gruppo stanno oltre la Toscana, il Veneto e l'Emilia Romagna, le regioni cioè che, per intensità e caratteristiche della crescita, hanno caratterizzato lo sviluppo dell'economia italiana del secondo dopoguerra.
A differenza delle regioni di più antica industrializzazione (il cosiddetto triangolo industriale fatto da Piemonte, Lombardia, Liguria), il modello di sviluppo toscano si è basato su piccole e piccolissime imprese che hanno fondato il loro successo su di un insieme di abilità produttive endogene accumulate all'interno del mondo agricolo e del piccolo artigianato tradizionale.
Simultaneamente in quegli anni andava sviluppandosi una intensa domanda mondiale di beni di consumo durevole legati all'abbigliamento, all'arredamento che trovava appunto in Toscana un cumulo di conoscenze in grado di rispondervi; non solo, ma la piccola dimensione d'impresa, lungi da essere un elemento di inefficienza, finiva col garantire quella elasticità necessaria a fronteggiare una domanda –quella appunto di beni per al casa e la persona- che, per sua stessa natura, era frammentata e variabile.

La Toscana dei distretti industriali
Un sistema, quindi, fatto di tante piccole e piccolissime imprese che cooperavano tra di loro, sviluppando fasi diverse di uno stesso ciclo produttivo, o varianti dello stesso prodotto finale; non si trattava, cioè, di imprese isolate ma di un sistema di piccole imprese strettamente interrelate le une con le altre. In altre parole veri e propri distretti industriali specializzati in specifiche produzioni: dal tessile di Prato alle concerie del Valdarno inferiore; dai mobili di Poggibonsi, Cascina e Quarrata, all'abbigliamento e alla pelletteria dell'empolese e dell'area fiorentina; dalle calzature della Val di Nievole e della provincia lucchese all'industria orafa aretina, assieme all'estrazione e la lavorazione del marmo a Carrara.

Le altre Toscane
Naturalmente non tutta la Toscana è racchiusa all'interno di questo modello concentrato soprattutto nella Toscana centrale; vi è un altro pezzo di Toscana diffuso lungo la costa la cui economia è stata fortemente condizionata dalla presenza del mare. Il mare ha rappresentato il luogo ideale per la localizzazione di alcune attività, talvolta perché ne è un elemento indispensabile (le attività portuali), altre volte perché la vicinanza ai porti rende più favorevoli alcune localizzazioni industriali: industria chimica, industria petrolifera, industria siderurgica sono tutte attività che traggono evidenti vantaggi dalla vicinanza al mare. La costa toscana è quindi stata il luogo dell'insediamento di alcune grandi industrie, spesso a partecipazione statale, che hanno permeato l'intera economia delle aree del loro insediamento, affiancandosi alle attività portuali e alle attività turistiche. E dando quindi vita ad un modello di sviluppo affatto diverso da quella del resto della regione: all'imprenditoria diffusa fatta di piccole iniziative ad alta intensità di lavoro della Toscana centrale, si contrapponeva una realtà fatta di poche imprese di grandi dimensioni volta a produzioni ad alta intensità di capitale.
Vi è poi una terza Toscana diffusa un po' ovunque, ma dominante nella parte meridionale della regione e che è la Toscana agricola, la Toscana cioè caratterizzata da una bassa densità di popolazione e di presenza industriale dotata di livelli di reddito e di occupazione decisamente più bassi della media regionale.
Di queste tre Toscane la prima -quella dei distretti industriali- è stata una delle principali protagoniste dello sviluppo italiano, tanto che alcuni dei suoi distretti sono stati oggetto di numerosi studi anche a livello internazionale; questo particolare modello di sviluppo ha saputo garantire un elevato livello di benessere coniugando elevati livelli di reddito ed occupazione, a bassi livelli di disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e anche ad una qualità dell'ambiente elevata, in parte frutto della conformazione fisica della regione, ma in parte anche del fatto che il processo di industrializzazione ha dato vita alla nascita di tanti piccoli centri (la Toscana policentrica) in cui si sono evitati gli eccessi di congestione delle grandi metropoli di altre parti del paese.

Una regione industriale aperta ai mercati mondiali
Quindi, una Toscana industriale, aperta ai grandi mercati mondiali specializzata nella produzione di beni per la persona e per la casa. A tutto questo si aggiunge la forte attrazione turistica favorita dalla ricca dotazione di ricchezze artistiche ed ambientali.
In sintesi la Toscana:

  • è la regione della piccola impresa: vi sono infatti in Toscana quasi 400 mila imprese su oltre 3,6milioni di abitanti (quindi un impresa ogni 9 abitanti), il 95% di tali imprese ha meno di 10 addetti e raccoglie oltre la metà degli addetti della regione;
  • presenta una forte specializzazione nella produzione di beni per la persona e per la casa: ancora oggi il 50% degli addetti dell'industria manifatturiera è impiegato nella produzione di tessile, abbigliamento, pelletteria, calzature, oreficeria, mobilio, lapideo;
  • vanta una forte presenza sui mercati internazionali con una certa predilezione anche per quelli extraeuropei. La Toscana copre circa il 7% delle esportazioni italiane, la quota destinata ai paesi dell'Unione Europea è pari al 48% del totale export contro il 55,5% dell'Italiano. In particolare spiccano lei quote di export verso la Germania (il 13% dell'export totale), verso la Francia (il 10,8% del totale) e verso il Regno Unito (7%). Oltre il 17% delle merci esportate dalla Toscana si rivolgono al mercato statunitense (a fronte della quota dell'11% dell'Italia). Tra le restanti aree internazionali Sud America, Medio oriente e Giappone pesano insieme circa l'11% delle esportazioni complessive.
  • Accoglie ogni anno circa l'11% delle presenze turistiche italiane e il 12% di quelle straniere. Le cifre sono eloquenti: circa 11.5 milioni di arrivi (5.8 di stranieri) e 41.5 milioni di presenze (di cui 20 milioni di stranieri). I posti letto complessivamente disponibili in Toscana sono circa 480 mila, pari al 10,5% della capacità ricettiva nazionale. Questi dati collocano la Toscana ai primi posti, tra le regioni italiane, insieme a Veneto, Trentino ed Emilia, sia per numero di arrivi che nelle presenze. Tre paesi europei (Germania, Austria e Svizzera) coprono il 40% delle presenze turistiche straniere in Toscana: dagli Stati Uniti e dal Canada giunge circa il 13% dei turisti, mentre rilevanti sono le quote della Francia, dell'Olanda e del Belgio e del Regno Unito (ciascuna intorno al 7% delle presenze) e quella del Giappone (6%).

Con queste caratteristiche la Toscana realizza un livello di PIL procapite di circa 28 mila euro, ben superiore alla media nazionale (poco più di 25 mila euro) e della media europea, collocandosi all'ottavo posto tra le 20 regioni italiana e ed al 74° tra le 301 regioni europee.

Le trasformazioni recenti
Negli anni più recenti l'economia toscana ha subito alcune trasformazioni che in parte hanno modificato alcuni dei suoi tratti originari. Soprattutto a partire dagli anni novanta l'intera economia italiana è entrata in una fase di lenta crescita, che si è ulteriormente contratta negli anni duemila. La Toscana non fa eccezioni: rallenta la crescita del PILe della produttività, con conseguenze sulle esportazioni rispetto alle quali la Toscana perde quote di mercato. All'interno di questo periodo, complessivamente negativo, emergono, però, alcuni comportamenti interessanti che portano allo sviluppo di settori nuovi, caratterizzati da dimensioni di impresa più grandi e da contenuti tecnologici più avanzati:

  • lungo la costa toscana si è formato un distretto della nautica che produce occupa il primo posto nel mondo nella produzione di megayatcht;
  • l'industria farmaceutica ha avuto uno sviluppo significativo che fa della Toscana uno dei poli più importanti del paese;
  • sta sviluppandosi una certa presenza di imprese medie che, assieme alle poche grandi imprese della regione, producono circa un quinto del valore aggiunto regionale;
  • in alcune delle produzioni più tradizionali della moda (abbigliamento e soprattutto pelletteria)stanno emergendo importanti marchi in grado di garantire prestigio alle produzioni toscane;
  • comincia ad emergere anche una certa presenza di imprese di medio alta tecnologia nei settori della meccanica.

3. L'occupazione

Alta partecipazione al lavoro
In Toscana il tasso di attività della popolazione tra i 15 e 64 anni è di 69%, più alto della media nazionale che arriva al 63%. Decisamente maggiore è la partecipazione al lavoro delle donne toscane il cui tasso di attività tra 15-64 anni è pari a 51,7% e supera del 9% la media nazionale collocando la regione al 7° posto tra le regioni italiane per occupazione femminile. Oltre alla partecipazione femminile al lavoro anche il tasso di occupazione femminile risulta più elevato (51,3%) rispetto alla media italiana (47,2%). Pur se questi risultati sono positivi relativamente alla situazione italiana, occorre ancora percorrere molta strada per raggiungere i livelli di partecipazione femminile al lavoro delle regioni nord-europee.
La disoccupazione ha raggiunto negli ultimi anni livelli decisamente bassi, scendendo sotto la quota del 5%, all'8° posto nella graduatoria regionale, ed ampiamente migliore della media italiana. Questa situazione positiva e trainata principalmente dal settore terziario va tuttavia osservata considerando l'espansione del lavoro autonomo e dei contratti di lavoro precari che negli ultimi anni sono cresciuti notevolmente.

Il peso dei lavoratori autonomi
In Toscana la componente di lavoro autonomo è maggiore rispetto alla media nazionale, è pari al 30% del totale degli addetti, contro il 26% in Italia. Ciò accade in maggior misura nell'industria in cui le differenze tra Toscana e Italia sono oltre il 5%, ma è vero anche negli altri settori segnalando quindi una caratteristica strutturale del nostro sistema produttivo.
Questa caratteristica è probabilmente alimentata dall'elevata presenza regionale di ditte individuali e di società medio-piccole, nelle quali la quota di indipendenti sul totale degli addetti rimane abbastanza elevata. Tali caratteristiche strutturali dell'imprenditorialità regionale in passato sono state viste positivamente e spesso hanno difeso la nostra regione da crisi occupazionali. Tuttavia la crescente concorrenza di imprese nazionali od estere di grandi dimensioni che negli ultimi anni si sono stabilizzate nella regione (particolarmente quelle commerciali) hanno fatto sentire la necessità ed hanno alimentato una ristrutturazione del tessuto imprenditoriale toscano nella direzione di crescita dimensionale.

La terziarizzazione dell'occupazione
Gli occupati in Toscana sono oltre 1.500.000, così ripartiti: 3% in agricoltura, 31% nell'industria e 66% nei servizi privati e pubblici, una distribuzione sostanzialmente identica a quella media italiana. Negli ultimi 15 anni il numero di occupati è aumentato di circa 180.000 unità (+8,6%, Italia +7,6%).
Questo aumento è dovuto quasi completamente alla crescita dei servizi (oltre 200.000) mentre l'industria manifatturiera ha perso circa il 5% dei propri occupati. Tale perdita relativa è la più elevata in Italia, dopo quella registrata in Liguria, in un quadro nazionale in cui la perdita media è dello 0,6%. Continua quindi la modifica della composizione settoriale dell'occupazione a favore dei servizi.

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05.12.2012
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