Chi individua le vaccinazioni da somministrare?
Il Piano nazionale della Prevenzione vaccinale - PNPV - individua le vaccinazioni da eseguire in Italia e quali soggetti vaccinare sulla base delle indicazioni fornite dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e con il contributo della comunità scientifica internazionale e nazionale.
Le Regioni recepiscono tali indicazioni e, in base a valutazioni di ordine epidemiologico e delle priorità, possono estendere in autonomia l'offerta vaccinale. La Regione Toscana ha previsto l'unificazione del calendario regionale delle vaccinazioni per la vita con un unico piano di immunizzazione per l'età evolutiva, l'adolescenza, l'età adulta.
Il calendario regionale universale della Toscana prevede l'offerta attiva e gratuita di tutte le vaccinazioni raccomandate.
Approfondimento
Delibera di Giunta regionale n.193/2019
Esistono accertamenti preliminari alla vaccinazione?
Gli accertamenti che vengono fatti prima della somministrazione dei vaccini prevedono un'anamnesi che permette di identificare le situazioni che controindicano (temporaneamente o per sempre) la somministrazione o quelle che richiedono prudenza nell'iniziare o continuare una vaccinazione.
Nessun esame, al momento attuale, riesce invece a stabilire se un bimbo presenta un aumentato rischio di reazioni.
Quando devo iniziare a vaccinare il mio bambino e perché si vaccinano i bambini nel I° anno di vita?
Secondo il calendario vaccinale si può iniziare dal 60° giorno di vita (anche nei bimbi prematuri e nati di basso peso) poiché il sistema immunitario del neonato ha la possibilità di rispondere attivamente alle vaccinazioni già nei primi mesi di vita evitando così di contrarre malattie gravissime come la poliomielite, la difterite, il tetano, l'epatite, la pertosse. In merito alle vaccinazioni nel primo anno, va detto che gli anticorpi che i bambini ricevono durante la gravidanza dalla madre, sono destinati a sparire nel giro di pochi mesi, dopo i quali i piccoli sono assolutamente suscettibili e rischiano di contrarre le malattie infettive che a quest'età si manifestano in modo più grave e con maggiori effetti collaterali.
Si può ritardare la somministrazione dei vaccini?
Il calendario vaccinale è stato studiato dagli esperti perché risulti semplice ed efficace nell'assicurare una protezione ottimale del vostro bambino. Ritardare o somministrare in maniera separata le vaccinazioni non è consigliabile, anzi è pericoloso perché così facendo si espone il bambino al rischio di contrarre la malattia con le possibili complicanze che ne derivano. Per esempio, sappiamo che la pertosse nel lattante si manifesta costantemente in modo atipico, con crisi di apnea. Questo fatto rende la pertosse una malattia molto pericolosa, specialmente nei primi mesi di vita. Uno studio sui bambini da 6 a 24 mesi ha dimostrato che il rischio di ospedalizzazione è 10 volte più alto nei bambini mai vaccinati contro la pertosse rispetto ai bambini parzialmente o completamente vaccinati.
Iniziare le vaccinazioni a due mesi non ha solo la funzione di proteggere il singolo bambino, ma serve anche a proteggere la collettività. In alcuni casi è necessario vaccinare un bambino alla nascita: ciò accade quando la mamma è portatrice del virus dell'epatite B, poiché l'infezione neonatale è associata ad un alto rischio di epatite cronica.
Esistono situazioni per le quali una vaccinazione deve essere ritardata?
La somministrazione dei vaccini è controindicata in presenza di patologia acuta (febbre, bronchite, tonsillite, gastroenterite). Un semplice raffreddore o una modesta affezione respiratoria non controindica le vaccinazioni. Le mestruazioni non sono una malattia, per cui il vaccino può essere effettuato senza alcun problema.
Si possono somministrare contemporaneamente più vaccini?
Sì, di norma. Esistono in commercio molti vaccini combinati.
Tra questi troviamo:
- il vaccino esavalente difterite-tetano-pertosse-polio-epatite B, Haemophilus influenzae b
- il vaccino combinato difterite-tetano-pertosse
- il vaccino morbillo - parotite - rosolia - MPR
- il vaccino morbillo - parotite - rosolia - varicella - MPRV
Vaccini separati a virus vivo attenuato possono essere somministrati contemporaneamente in sedi diverse d'iniezione.
Se invece i vaccini non vengono somministrati contemporaneamente, tra le due somministrazioni deve passare almeno 1 mese.
Se si somministrano due vaccini inattivati (o composti da antigeni), oppure un vaccino vivo attenuato ed uno inattivato, essi possono essere somministrati simultaneamente in sedi diverse, oppure in giorni diversi senza alcuna limitazione temporale.
Somministrare tanti vaccini nella stessa seduta è pericoloso?
No, anzi. È scientificamente dimostrato che la somministrazione contemporanea di più vaccini ne aumenta l'efficacia, poiché viene potenziata la risposta protettiva del sistema immunitario.
Se davvero i vaccini indebolissero o compromettessero il sistema immunitario, ci si aspetterebbe una minore risposta immunitaria (sotto forma di una minor quantità di anticorpi prodotti) in seguito alla somministrazione di più vaccini contemporaneamente, rispetto alla somministrazione di un vaccino per volta.
Invece non è così: studi clinici dimostrano che la somministrazione contemporanea del vaccino esavalente (contenente gli antigeni di difterite, tetano, pertosse, polio, Haemophilus b, epatite B) e del vaccino 13-valente contro lo pneumococco, oltre a non determinare un aumento degli effetti collaterali severi, non produce una risposta inferiore rispetto alla somministrazione separata dei due vaccini. Lo stesso accade con gli altri vaccini (morbillo-parotite-rosolia, meningococco C etc.) del calendario di vaccinazione dell'infanzia..
È vero invece che la somministrazione contemporanea di più vaccini può provocare un aumento delle reazioni locali (ossia gonfiore, arrossamento e dolore nella sede di somministrazione del vaccino) e generali (soprattutto la febbre), comunque di durata e importanza molto limitata. È importante sottolineare che tale inconveniente è ampiamente compensato dalla riduzione degli accessi al servizio vaccinale, con conseguente minore stress per il bambino.
Mio figlio non frequenta l'asilo nido, deve essere vaccinato ugualmente?
Il bambino che non frequenta l'asilo nido ha una probabilità inferiore di contrarre una malattia contagiosa, rispetto al coetaneo che frequenta la comunità, ma un contatto occasionale (ai giardini, al supermercato, in ludoteca…) può costituire una sorgente di infezione. Quindi la vaccinazione è garanzia di protezione del singolo bambino, e l'immunità di tutti i singoli bambini contribuisce a costituire l'immunità di gruppo, efficace barriera contro la circolazione di germi.
E' vero che è consigliabile non eseguire le vaccinazione durante lo svezzamento?
Questa convinzione è totalmente infondata. Lo svezzamento è un periodo delicato ma fisiologico per l'educazione alimentare del bambino, dunque non interferisce con l'efficacia delle vaccinazioni. Può capitare che il bambino nelle ore successive alla vaccinazione sia un po' inappetente, ma nel giro di poco tempo tutto rientra nella normalità.
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