Le azioni previste dal Progetto sono così articolate:
A. Azioni preparatorie, elaborazione di piani di gestione e/o piani di azione.
B. Acquisto di terreni e/o diritti.
C. Gestione saltuaria.
D. Gestione periodica.
E. Sensibilizzazione del pubblico e divulgazione dei risultati.
F. Gestione generale del progetto.
A. Azioni preparatorie, elaborazione di piani di gestione e/o piani di azione.
AZIONE A.1: Workshop sulla gestione del pascolo negli habitat di interesse comunitario
Descrizione (Cosa, come e dove): organizzazione di un workshop propedeutico all’elaborazione dei piani e progetti per confrontare le principali esperienze europee ed in particolare quelle derivanti da progetti LIFE in avanzato stato di attuazione; la sede prevista è Camaldoli o La Verna (Casentino).
Motivi per cui è necessaria: sono scarsissime le esperienze esistenti in questo settore a livello locale, regionale e nazionale; il confronto con i beneficiari di progetti LIFE che hanno affrontato o stanno affrontando problematiche simili (ad es. Agence Mediterranéenne de l’Environnement e Espaces Naturels de France – Maison del Conservatoires per progetti LIFE98; Syndicat mixte des Causses du Quercy, Comunità Montana del Monte Amiata e Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi per LIFE99) dovrebbe contribuire in modo rilevante alla corretta formulazione del Piano di Gestione relativamente alla pianificazione del pascolamento.
Responsabile per la sua esecuzione: Comunità Montana del Casentino .
Risultati attesi: Indicazioni per la realizzazione dei Piani di Gestione.
AZIONE A.2: Analisi della distribuzione e delle tendenze evolutive degli habitat
Descrizione (Cosa, come e dove): aggiornamento e approfondimento delle conoscenze esistenti su distribuzione, stato di conservazione e tendenze evolutive degli habitat di interesse comunitario e sui rapporti con le attività antropiche (pascolo, escursionismo); realizzazione di carte della vegetazione, a scala opportuna (1:25.000 per l’intero territorio di ciascun pSIC, escluso quello del Pratomagno dove una cartografia simile è stata prodotta in anni recenti, e di maggior dettaglio – almeno 1:10.000 - per le aree di progetto), delle formazioni vegetali secondo la classificazione CORINE con raccolta di dati su struttura, composizione, valore naturalistico e produttività delle praterie.
Motivi per cui è necessaria: l’azione è rivolta a tutte le minacce indicate. La corretta elaborazione dei piani-stralcio e dei successivi Piani di Gestione dei pSIC, oltre che la progettazione di tutti gli interventi previsti, non può prescindere da una conoscenza approfondita della distribuzione e delle tendenze evolutive degli habitat interessati. L’azione è quindi sostanzialmente propedeutica all’azione A.3.
Responsabile per la sua esecuzione: Regione Toscana e Comunità Montane.
Risultati attesi: Carte della vegetazione e delle tendenze in atto.
AZIONE A.3: Elaborazione di Piani di Gestione
Descrizione (Cosa, come e dove): Stesura di piani-stralcio per le aree di intervento nella fase iniziale del progetto. Al termine del progetto i Piani saranno estesi all’intero territorio di ciascun pSIC, a seguito della verifica in corso di progetto della fattibilità delle azioni previste nei piani stralcio e dei risultati ottenuti. I piani stralcio per la gestione delle aree di progetto potranno ricalcare modelli già sperimentati in aree montane europee, beneficiando anche delle esperienze maturate in precedenti Progetti LIFE con obiettivi, problematiche ed habitat simili (cfr. A.1).
Motivi per cui è necessaria: Una delle principali cause di minaccia per gli habitat interessati dal progetto è rappresentata dalla mancata pianificazione dell’uso delle aree interessate, in particolare per quanto riguarda l’effetto dell’attività pastorale sugli habitat di interesse comunitario. L’estensione dei piani-stralcio all’intero territorio dei pSIC appare utile per diffondere le linee di gestione sperimentate nelle aree di proprietà della Regione ai territori circostanti; tali piani verranno elaborati anche in seguito ad incontri che permetteranno di coinvolgere gli operatori del settore nelle scelte di gestione delle aree interessate.
Responsabile per la sua esecuzione: Regione Toscana e Comunità Montane.
Risultati attesi: Piani di gestione dei SIC.
B. Acquisto/affitto terreni e/o diritti: Acquisto terreni
AZIONE B.1: Acquisto terreni
Descrizione (Cosa, come e dove) : acquisto di circa 12 Ha di terreni inclusi nella zona di intervento nel pSIC Pratomagno
Motivi: si tratta di terreni privati interclusi nella proprietà pubblica, localizzati nel territorio compreso nel pSIC ed interni all’area recintata, la cui acquisizione appare necessaria per la razionalizzazione degli interventi (cfr. punti azioni di cui ai successivi punti C e D) e la successiva utilizzazione del pascolo. L’eventuale mancata acquisizione potrebbe rendere necessaria la realizzazione di recinzioni interne per impedire l’accesso del bestiame nelle aree intercluse, con costi maggiori ripsetto all’acquisto stesso.
Responsabile per la sua esecuzione: Comunità Montana del Casentino, Comunità Montana del Pratomagno.
Risultati attesi: Semplificazione della gestione dei pascoli, economia nella realizzazione delle recinzioni, eliminazione di minacce provenienti da soggetti che possono non aderire con le iniziative del progetto.
C. Gestione saltuaria
AZIONE C.1: recupero di habitat di interesse comunitario degradati o minacciati da fenomeni erosivi
Descrizione (Cosa, come e dove):
(Cosa) conservazione e/o recupero di Formazioni erbose a Nardus stricta degradate o minacciate da fenomeni erosivi;
(come) riporto di terreno e successiva semina con “fiorume” raccolto in loco in aree a scarsa pendenza denudate dal ruscellamento superficiale su scavi causati dal passaggio di mezzi fuoristrada oppure dall’eccessivo calpestìo nei dintorni degli abbeveratoi; realizzazione di piccole difese di versante attraverso creazione di graticciate di contenimento lungo alcuni impluvi, scarpate e margini di strade di servizio in erosione; gli interventi saranno effettuati mediante tecniche di ingegneria naturalistica;
(dove) pSIC Monte Tondo; pSIC Pratomagno.
Motivi per cui è necessaria: la mancata pianificazione razionale del pascolamento ed in particolare la scarsità di punti d’acqua per il bestiame porta ad eccessive concentrazioni in aree limitate, con conseguente innesco di fenomeni erosivi che hanno portato alla perdita di superficie occupata dagli habitat interessati dal progetto e minacciano di estendersi; fenomeni erosivi localizzati sono innescati dalla viabilità di servizio; nelle aree in passato percorse da mezzi fuoristrada fenomeni di ruscellamento hanno causato e la scomparsa del cotico erboso su superfici anche di notevole estensione (sino a 2-3 m per oltre 1 km lineare) richiedono interventi urgenti al fine di proteggere le praterie dall’estendersi delle aree in erosione e, localmente, al fine di evitare il degrado della viabilità necessaria per l’uso pascolivo delle praterie stesse.
Responsabile per la sua esecuzione: Comunità Montane.
Risultati attesi: almeno 2.000 m2 di Formazioni erbose a Nardus protette/recuperate nel pSIC Pratomagno; 3.000 m2 di Formazioni erbose a Nardus recuperate nel pSIC M. La Nuda – M. Tondo.
AZIONE C.2: recupero di habitat di interesse comunitario invasi da vegetazione arbustiva e basso-arbustiva oppure degradati dall’eccessivo infoltimento del cotico
Descrizione (Cosa, come e dove):
(Cosa) recupero di Formazioni erbose a Nardus stricta invase da vegetazione arbustiva e basso-arbustiva o degradate dall’eccessivo infoltimento del cotico e di Formazioni rade a Juniperus in via di chiusura e con progressiva invasione di specie arboree;
(come)
* sradicamento delle piante di ginestra Cytisus scoparius in Formazioni erbose a Nardus di recente colonizzazione da parte di questa specie (ca. 4 5 ha nel pSIC Pratomagno);
* decespugliamento delle Formazioni erbose a Nardus del piano montano (a quote inferiori di circa 1.800 m) colonizzate o in via di colonizzazione da parte di Vaccinium sp.pl. (pSIC Monte Tondo e M. Castellino – Le Forbici per complessivi 100 ha ca.) oppure di Cytisus scoparius, Rubus sp.pl., Pteridium aquilinum ecc. (pSIC Pratomagno);
* interventi per il diradamento del cotico e la eliminazione di specie concorrenti (sfalciatura, demuschiatura, sarchiatura leggera) nelle Formazioni erbose a Nardus impoverite per l’eccessiva copertura dello strato erbaceo, e successiva semina con “fiorume” raccolto in loco in stazioni dove il nardeto è particolarmente ricco di specie;
* diradamento delle piante di Juniperus (e/o riduzione della superficie occupata dai ginepri nani mediante taglio delle parti marginali con decespugliatore a spalla), taglio di altre specie arbustive e di eventuali specie arboree in fase di insediamento nelle Formazioni rade a Juniperus in via di chiusura;
(dove) sono previsti interventi in tutti i pSIC, differenziati sulla base della situazione e delle esigenze locali.
Motivi per cui è necessaria: È necessaria in quanto permette di recuperare superfici significative di habitat di interesse comunitario più o meno degradati e impoveriti, che saranno poi conservati attraverso il pascolamento controllato. La mancata esecuzione dell’azione nelle aree individuate porterà inevitabilmente alla scomparsa di questi habitat.
Responsabile per la sua esecuzione: Comunità Montane.
Risultati attesi: 10 ha di Formazioni rade a Juniperus e 70 ha di Formazioni erbose a Nardus recuperate nel pSIC Pratomagno; 100 ha di Formazioni erbose a Nardus recuperate nel pSIC M. Castellino – Le Forbici; 40 ha di Formazioni erbose a Nardus recuperate nel pSIC M. La Nuda – M. Tondo;
AZIONE C.3: interventi per la gestione razionale del pascolo
Descrizione (Cosa, come e dove):
(Cosa) realizzazione di interventi necessari per consentire la gestione del pascolo in aree occupate da habitat di interesse comunitario, oggi utilizzate parzialmente e/o in modo irrazionale, comunque non finalizzato alla conservazione degli elementi di valore naturalistico;
(come) realizzazione di:
* recinzione con pali di castagno e n° 4 ordini di filo spinato zincato per una lunghezza complessiva di 24.300 ml, corredata da n° 5 cancelli in legno e di n° 161 scalandrini posti ogni 150 metri circa di recinzione, nel SIC Pratomagno; l’area recintata (ca. 242 ha) risulterà suddivisa in almeno 3 settori;
* 2 recinti (1 nel pSIC M. Tondo, 1 nel pSIC M. Castellino – Le Forbici) per il riposo notturno del bestiame ovino inaccessibili ai lupi (aree di circa 250 m2 chiuse con rete zincata con “ribaltina” verso l’esterno, sorretta da pali in castagno);
* abbeveratoi necessari per favorire la diffusione omogenea del bestiame riducendo le concentrazioni presso i pochi abbeveratoi esistenti; si prevede l'acquisto e posa in opera di vasche in cemento rivestite in pietra locale, circondate da una zona di calpestio (sempre rivestita con lastre di pietra), necessaria ad evitare il denudamento e l’innesco di fenomeni erosivi. Sarà particolarmente curato l’inserimento armonico nel paesaggio esistente, utilizzando tipologie edilizie tipiche. Numero previsto di abbeveratoi: 2 nel pSIC M. Tondo, 4 nel pSIC M. Castellino – Le Forbici, 12 nel pSIC Pratomagno;
(dove) sono previsti interventi in tutti i pSIC, differenziati sulla base della situazione e delle esigenze locali come sopra descritto.
Motivi per cui è necessaria: l’azione mira a mantenere nel tempo i risultati ottenuti con le azioni C.1, C.2, C.4 e D.1 e a permettere la realizzazione delle azioni indicate al punto C.5. La scarsa disponibilità e la non omogenea distribuzione sul territorio di alcune strutture necessarie per l’attività pastorale, provoca la concentrazione del bestiame in alcune aree (ad es. nel pSIC Pratomagno si hanno carichi molto elevati intorno agli abbeveratoi, con problemi di erosione) e il sottoutilizzo o addirittura l’abbandono di aree estese.
In Garfagnana la mancanza di recinti inaccessibili al lupo crea conflitti nelle popolazioni locali e aumenta il rischio di uccisioni illegali di lupi; tale problematica è assai meno sentita nel Pratomagno dove è largamente prevalente il bestiame bovino (vacche di razza chianina), praticamente non vulnerabile nei confronti del lupo.
La realizzazione degli interventi descritti permetterà di rendere nuovamente utilizzabili per il pascolo aree oggi abbandonate (anche al di fuori delle aree di intervento) e di differenziare tempi e carichi del pascolo secondo le indicazioni contenute nei “piani-stralcio” (cfr. A.3), che saranno elaborati in seguito all’analisi degli aspetti floristico-vegetazionali e faunistici delle praterie e in particolare ai rapporti fra dinamica vegetazionale negli habitat di interesse comunitario e modalità di utilizzazione attuale.
Responsabile per la sua esecuzione: Comunità Montane.
Risultati attesi: razionalizzazione (finalizzata al mantenimento/recupero di uno stato di conservazione favorevole degli habitat di interesse comunitario) del pascolamento su circa 100 ha (55 direttamente interessati dagli interventi) nel pSIC del M. Tondo, circa 300 nel pSIC M. Castellino – Le Forbici (183 direttamente interessati dagli interventi), circa 300 nel pSIC Pratomagno (242 direttamente interessati dagli interventi). Si sottolinea che gli interventi porteranno indirettamente ad una miglior distribuzione del bestiame anche in aree non direttamente interessate dal progetto ma comunque incluse nei pSIC.
AZIONE C.4: Diradamento di porzioni di bosco (fustaia transitoria di faggio) confinanti con le praterie di crinale
Descrizione (Cosa, come e dove):
(Cosa, come) L'intervento consiste nell'effettuare diradamenti nelle zone boschive che delimitano i pascoli (circa 20 ettari complessivi di ceduo di faggio), in modo da favorire il mantenimento e la ricostituzione dei collegamenti tra le varie zone di praterie ed evitare la chiusura delle piccole radure pascolabili interne al bosco rendendole nuovamente accessibili al bestiame;
(dove) pSIC Pratomagno.
Motivi per cui è necessaria: Le fasce di collegamento fra le praterie di crinale e quelle più vicine ma intercluse nel bosco (in gran parte interessate dagli interventi descritti ai punti C.1, C.2 e D.1) sono ormai pressoché scomparse, ma rimangono identificabili per l’evidente permanenza di un cotico erboso, ormai rado e discontinuo. L’intervento favorirà la ricolonizzazione di queste aree da parte di specie vegetali e animali di prateria e faciliterà l’ingresso anche delle specie con minori capacità dispersive nelle praterie intercluse. Tali aree di collegamento permetteranno inoltre di accrescere in modo significativo l’estensione complessiva del corpo principale delle praterie di crinale, annettendo a questo numerose aree che ad oggi ne sono separate.
Responsabile per la sua esecuzione: Comunità Montana del Pratomagno.
Risultati attesi: Diradamento di fasce localizzate in aree marginali del bosco per un totale di n ha; incremento dei livelli di connettività e biodiversità sia a livello dell’intero complesso delle praterie del Pratomagno, sia a livello delle praterie intercluse.
AZIONE C.5: Recupero/realizzazione di piccole zone umide per favorire la presenza di specie minaciate di flora e fauna minore
Descrizione (Cosa, come e dove):
(Cosa, come) recinzione dell’unica zona umida naturale permanente del crinale del pSIC Pratomagno, denominata “Pozzanera” e successivo impianto di specie vegetali igrofile montane prelevate da stazioni vicine; installazione di recinzioni mobili in alcune vallecole umide del per la protezione delle cenosi degli impluvi; realizzazione di piccole pozze (e loro recinzione) a valle degli abbeveratoi di nuova realizzazione;
(dove) pSIC Pratomagno (tutte le azioni), Monte Tondo e M. Castellino – Le Forbici (realizzazione di piccole pozze).
Motivi per cui è necessaria: La zona umida di Pozzanera (che in passato era una torbiera come hanno dimostrato recenti analisi dei pollini), risulta priva di specie vegetali igrofile e di specie animali di interesse, per l’eccessiva e continua presenza di bestiame dalla primavera all’autunno. Gli impluvi presenti nelle vallecole di crinale ospitano alcune specie vegetali e animali di interesse conservazionistico (ad es. Cardamine amara, Galium palustre, Chrysosplenium alternifolium, Caltha palustris subsp. laeta) ma sono comunque degradati e impoveriti sempre dall’eccessiva presenza di bestiame. In generale la scarsa diffusione di zone umide naturali e il degrado di quelle esistenti limitano molto le potenzialità delle aree per specie vegetali e animali di interesse conservazionistico legate alle zone umide.
Si sottolinea che l’azione è possibile grazie alla realizzazione di nuovi abbeveratoi adeguatamente distribuiti nelle aree considerate.
Responsabile per la sua esecuzione: Comunità Montane.
Risultati attesi: protezione delle zone umide esistenti nel pSIC Pratomagno e incremento del loro valore naturalistico e ruolo ecolocico; incremento della presenza e maggiore diffusione di specie vegetali e animali di interesse conservazionistico tipiche delle zone umide montane anche mediante la realizzazione di almeno 10 pozze (complessive) per fauna minore e flora igrofila.
D. Gestione periodica
AZIONE D.1: Interventi di decespugliamento in habitat di interesse comunitario invasi da vegetazione arbustiva
Descrizione (Cosa, come e dove):
(Cosa) Si tratta di un intervento da realizzare nell’anno successivo al decespugliamento (C.2) su circa il 70% della superficie interessata da questo intervento e per due anni in altre zone (nelle formazioni monospecifiche di Pteridium aquilinum) nel pSIC Pratomagno, per complessivi 100 ha nei due anni; lo scopo è il completo recupero di Formazioni rade a Juniperus e Formazioni erbose a Nardus in stadio avanzato di invasione da parte di vegetazione arbustiva (in particolare Pteridium aquilinum e ginestra Cytisus scoparius);
(come) taglio di Pteridium aquilinum e dei ricacci degli arbusti, da eseguirsi con decespugliatore a martelli, nel periodo fine luglio – metà settembre;
(dove) pSIC Pratomagno.
Motivi per cui è necessaria: È necessaria in quanto permette di recuperare completamente superfici significative di habitat di interesse comunitario, ormai prossime a scomparire, che saranno poi conservate attraverso pascolamento controllato. L’intervento si integra con il decespugliamento previsto al punto C.2. La mancata esecuzione dell’azione nelle aree individuate porterà inevitabilmente alla rapida scomparsa di questi habitat.
Responsabile per la sua esecuzione: Comunità Montana del Casentino.
Risultati attesi: 10 ha di Formazioni rade a Juniperus e 60 ha di Formazioni erbose a Nardus recuperate nel pSIC Pratomagno.
E. Sensibilizzazione del pubblico e divulgazione dei risultati
AZIONE E.1: Incontri con allevatori e proprietari/conduttori dei fondi
Descrizione (Cosa, come e dove):
(Cosa) incontri con gli allevatori che utilizzano le aree di progetto con invito esteso ai proprietari/conduttori dei fondi e allevatori delle aree circostanti e ai rappresentanti delle associazioni di categoria;
(come) incontri preliminari da svolgersi nelle prime fasi del progetto al fine di garantire e utilizzare il contributo degli operatori nell’elaborazione dei piani-stralcio di gestione; incontri finali per illustrare i risultati ottenuti, le difficoltà incontrate e le prospettive future. Gli incontri saranno preceduti da conferenze-stampa;
(dove) un incontro per l’area del Pratomagno (presumibilmente da tenersi in Casentino) e uno per la Garfagnana (probabilmente a Castelnuovo Garfagnana).
Motivi per cui è necessaria: occorre sensibilizzare gli operatori del settore sulle esigenze di razionalizzazione del pascolo anche a fini naturalistici, sfruttando l’opportunità di dimostrare che l’utilizzazione di fondi per la conservazione della natura permette di favorire il mantenimento delle attività zootecniche tradizionali (e viceversa) . Da sottolineare in questo senso il significato della realizzazione di recinti “anti-lupo”, che potrà favorire la riduzione di uccisioni illegali a carico di questa specie.
Responsabile per la sua esecuzione: Comunità Montane.
Risultati attesi: realizzazione di n. 4 incontri.
AZIONE E.2: Convegno finale
Descrizione (Cosa, come e dove):
(Cosa, come) convegno conclusivo per la presentazione dei risultati ottenuti, indirizzato principalmente ad amministratori pubblici delegati alla gestione del territorio (Comunità montane, comuni montani, Enti Parco, Regioni, ecc.), ai rappresentanti delle associazioni agricole e delle associazioni ambientaliste; si prevede la pubblicazione degli atti;
(dove) Camaldoli o La Verna.
Motivi per cui è necessaria: I fenomeni e le minacce cui il progetto si rivolge sono diffusissimi nell’Appennino e pressoché ovunque nelle aree montane comprese nel territorio della UE; la diffusione di informazioni su scopi del progetto, metodologie utilizzate e risultati ottenuti appare opportuna per promuovere la ripetizione degli interventi in altre aree ed estendere, anche tramite la pubblicazione degli Atti del convegno, la consapevolezza della possibilità di tutelare l’ambiente attraverso forme di corretto utilizzo zootecnico.
Responsabile per la sua esecuzione: Comunità Montana del Casentino.
Risultati attesi: diffusione di informazioni e trasferimento delle esperienze acquisite.
AZIONE E.3: Realizzazione e installazione di pannelli illustrativi
Descrizione (Cosa, come e dove):
(Cosa, come) Realizzazione di 8 pannelli illustrativi (indicativamente di 50 x 70 cm) da esporre in bacheche già presenti nelle aree di sosta presenti nei principali percorsi di accesso, per illustrare finalità e azioni previste nel progetto e sensibilizzare i frequentatori delle aree montane sull’importanza del pascolo quale elemento di gestione del territorio;
(dove) tutti i pSIC.
Motivi per cui è necessaria: appare utile diffondere fra i frequentatori delle aree montane la consapevolezza dell’importanza delle attività zootecniche tradizionali ai fini della conservazione della natura e del paesaggio.
Responsabile per la sua esecuzione: Comunità montane.
Risultati attesi: diffusione di informazioni su finalità e azioni del progetto.
AZIONE E.4: Realizzazione sito web
Descrizione (Cosa, come, dove): Realizzazione di sito web sul progetto (presumibilmente sul sito della Regione Toscana e forse delle Comunità Montane), contenente finalità e azioni previste nel progetto e via via aggiornata con le azioni effettuate e i risultati ottenuti.
Motivi per cui è necessaria: diffusione delle informazioni, sensibilizzazione sui rapporti fra conservazione della natura, pratiche agro-pastorali tradizionali e abbandono delle aree montane, disseminazione dei risultati ottenuti.
Responsabile per la sua esecuzione: Comunità montane.
Risultati attesi: diffusione di informazioni su finalità e azioni del progetto.
F. Gestione generale del progetto
AZIONE F.1: Coordinamento tecnico ed amministrativo
Descrizione (Cosa, come e dove):
(Cosa) organizzazione di una struttura per la gestione tecnica e amministrativa;
(come e dove) per la gestione amministrativa del progetto sarà costituito un gruppo di coordinamento comprendente un responsabile tecnico (dirigente o funzionario) della Regione Toscana e di ciascuna delle Comunità montane coinvolte; lo stesso gruppo avrà la responsabilità tecnica del progetto e si avvarrà della collaborazione di alcuni esperti (sia per le fasi progettuali, sia per il coordinamento e l’esecuzione delle attività previste) che potranno essere individuati nell’ambito delle Università toscane oppure potranno essere professionisti singoli o appartenenti a società di consulenza, con comprovata esperienza nel campo della conservazione della natura, selezionati secondo le normative vigenti. Verrà inoltre affidato un incarico di consulenza esterna per lo svolgimento di un’azione di revisione indipendente del bilancio.
Motivi per cui è necessaria: appare necessario il pieno coinvolgimento delle Comunità Montane a tutte le fasi di pianificazione e gestione del progetto.
Responsabile per la sua esecuzione: Regione Toscana, Comunità Montane.
Risultati attesi: gestione efficiente del progetto, correttezza tecnica e scientifica degli interventi previsti.
AZIONE F.2: Progettazione esecutiva e direzione dei lavori
Descrizione (Cosa, come e dove):
(Cosa) elaborazione dei progetti esecutivi degli interventi e direzione dei lavori;
(come) la progettazione, basata sui contenuti dei piani-stralcio, sarà a cura del personale tecnico delle Comunità Montane, cui spetterà anche la Direzione dei lavori (la cui esecuzione sarà in massima parte effettuata dagli operai dipendenti delle Comunità Montane);
(dove) tutte le aree di intervento.
Motivi per cui è necessaria (in riferimento alla minaccia a cui è rivolta): traduzione dei contenuti dei piani-stralcio in progetti esecutivi.
Responsabile per la sua esecuzione: Comunità Montane.
Risultati attesi: progetti esecutivi e Direzione dei lavori per tutti gli interventi dove queste attività sono richieste.
AZIONE F.3: Monitoraggio scientifico
Descrizione (Cosa, come e dove):
(Cosa) elaborazione ed attuazione di un piano di monitoraggio scientifico per valutare i risultati ottenuti, soprattutto in riferimento agli habitat e alle specie direttamente ed indirettamente influenzati dalle azioni effettuate;
(come) il piano di monitoraggio verrà elaborato dal gruppo di lavoro responsabile del coordinamento tecnico del progetto, con la consulenza di specialisti da individuarsi fra i più noti esperti a livello regionale; il medesimo gruppo di lavoro individuerà anche gli esperti esecutori del monitoraggio. È previsto il monitoraggio delle comunità vegetali (in termini di struttura della cenosi, di biomassa e di biodiversità) e di alcune componenti delle comunità animali: avifauna nidificante nelle praterie, anfibi e macroinvertebrati nelle zone umide naturali e in quelle di nuova realizzazione;
(dove) il monitoraggio verrà eseguito in tutti i pSIC. Per le comunità vegetali e l’avifauna saranno esaminate sia le aree di intervento che alcune aree di controllo.
Motivi per cui è necessaria: Le attività di monitoraggio sono essenziali per la verifica dell’effetto di buona parte degli interventi previsti, visto il carattere sperimentale di alcuni di questi e la loro evidente ripetibilità, a scala locale, interregionale e comunitaria, che costituisce uno degli aspetti salienti del progetto. In particolare appare di assoluto interesse la verifica degli effetti degli interventi finalizzati ad incrementare la biodiversità floristica e faunistica nelle Formazioni erbose di Nardus; la scala di questi interventi (che influenzano da svariate decine a centinaia di ha) dovrebbe certamente permettere di assistere a variazioni significative, oltre che sulla flora, anche sulla fauna di maggiori dimensioni, ed in particolare sull’avifauna, che comprende un numero elevato di specie minacciate.
Responsabile per la sua esecuzione: Regione Toscana, Comunità Montane.
Risultati attesi: verifica dell’efficacia delle azioni attuate; indicazioni essenziali per l’elaborazione dei Piani di Gestione dei pSIC e per la ripetibilità ed esportabilità degli interventi.