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Pensando al futuro

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Periodico mensile della Giunta regionale toscana - anno XIV n.1 gennaio 2006
Invecchiamento della popolazione e aumento consistente del numero di immigrati si tradurranno nei prossimi anni in nuove necessità di natura sociale ed economica.


Stesso numero di abitanti di venti anni fa, ma con una struttura completamente diversa: meno giovani, più anziani e molti stranieri. È questa l’ultima fotografia della popolazione toscana che emerge dalla ricerca dell’Istituto di programmazione economica della Toscana (Irpet), “Toscana 2020. Una regione verso il futuro”, secondo la quale in due decenni si sono “persi” oltre 330 mila giovani, compensati da oltre 110 mila adulti in età lavorativa e da oltre 220 mila ultrasessantacinquenni.
La speranza di vita alla nascita è ormai di più di 78 anni per gli uomini e più di 83 per le donne e queste dinamiche hanno fatto raddoppiare in venti anni l’indice di vecchiaia (il rapporto fra under 65 e minori di 15 anni) che è passato da meno del 100 per cento al 193 per cento (l’Italia è la “più vecchia” in Europa con un indice del 135,9 per cento, secondo l’ultimo rapporto Istat). Le aree a più alto dinamismo economico, che hanno attratto migrazioni dall’estero ma anche dall’interno (Prato, Pistoia e Arezzo), hanno indici di vecchiaia nettamente inferiori rispetto alle aree a maggiore stabilità o stagnazione (Siena, Grosseto, Livorno e Massa). Considerando l’indice di anzianità, Siena con il suo 25,1 per cento è la provincia più “vecchia”, segue Grosseto con rispettivamente il 24,1 per cento. Quella pratese, con una percentuale di under 14 del 12,7, è invece la provincia “più giovane”; Grosseto la “meno giovane” con un 10,8 per cento.
L’indice di dipendenza degli anziani (il rapporto fra i sessantacinquenni e oltre che non lavorano e la popolazione potenzialmente attiva da 15 a 64 anni) è salito dal 24 al 35 per cento, un valore molto alto in confronto sia all’Italia che, in maggior misura, all’Europa (rispettivamente al 28 per cento e al 23 per cento). La situazione non è certo migliore sul fronte del carico sociale che in Toscana è del 51,9 per cento (49 quello italiano). Vale dire che su 100 persone in età produttiva (tra i 15 e i 64 anni), 52 non lo sono. La quota di bambini da 0 a14 anni è inoltre tra le più basse d’Europa, pari all’11,7 per cento (14,4 per cento in Italia) contro una media dei 25 paesi dell’Unione del 17,1 per cento. L’elevata presenza di anziani è comunque una caratteristica tutta italiana, se si pensa che 13 regioni su 20 si trovano nei primi 40 posti della graduatoria regionale europea dell’indice di vecchiaia, con solo Sicilia, Puglia e Campania con valori al di sotto della media comunitaria.
In Toscana risiedono circa 1.390.000 famiglie con una composizione media di 2,5 persone e senza sostanziali differenze da provincia a provincia. Oltre una famiglia su quattro è monopersonale, meno di sei su 100 hanno cinque o più componenti. Le coppie senza figli sono il 34,1 per cento contro il 27,8 della media nazionale. In linea con il resto del Paese sono invece il numero delle famiglie composte da un solo genitore (l’11 per cento di quelle residenti nella regione).
Gli stranieri – sempre secondo il rapporto dell’Irpet – sono, da parte loro, “una presenza sempre più consistente che costituisce mediamente quasi il 5 per cento della popolazione, con una incidenza che però supera l’8 per cento fra le classi di età centrali e raggiunge il 7 per cento nelle province economicamente più forti”. Anche in questo caso Prato spicca per avere l’incidenza più elevata, seguita da Firenze e da Arezzo.
Per il prossimo futuro, il 2020, ci si aspetta un aumento sia pur moderato della popolazione toscana quantificabile nell’ordine del 4 per cento (circa 120 mila unità), ma il maggior effetto trainante sarà da imputarsi alla componente straniera che raggiungerà ben il 12 per cento del totale dei “toscani”, con addirittura un’incidenza del 20 per cento fra i giovani al di sotto dei trent’anni e nelle grandi città. Le famiglie saranno 200 mila in più perché saranno sempre più piccole e ben un terzo sarà composto da una persona sola, molto spesso di oltre 60 anni, il che significherà un aumento della necessità dell’assistenza domiciliare.
L’invecchiamento della popolazione atteso, e solo in parte rallentato dalla componente migratoria per buona parte giovane, si tradurrà in nuove necessità di natura sociale, economica ed abitativa. L’età media salirà a 47 anni, tre in più rispetto ad oggi, un abitante su otto avrà più di 75 anni e l’indice di vecchiaia (la percentuale degli anziani sui giovani) supererà il valore di due.
Ma qual è la situazione economica dei toscani? E quali le prospettive per il futuro? Sempre secondo l’ultima ricerca dell’Irpet, la Toscana non è una regione povera, anzi, a dire il vero, considerando il livello di reddito delle famiglie e la sua distribuzione “la Toscana si qualifica come una delle realtà a più elevato benessere”. Quello che fa la differenza sembra essere in particolare la concentrazione dei redditi che, misurata con uno qualunque degli indici tradizionalmente impiegati negli studi di disuguaglianza, è fra le più basse d’Italia.
Benché infatti sia innegabile che anche qui sopravvivono sacche di marginalità e categorie di soggetti che vivono peggio di altre e che necessitano di opportune politiche di tutela pubblica, tuttavia, la Toscana ha saputo negli anni realizzare un equilibrio fra gli obiettivi della crescita e quelli della solidarietà e della coesione sociale, che ne fanno ancora oggi un modello.
Certo in questo quadro tendenzialmente positivo non mancano elementi di preoccupazione legati soprattutto alla sostenibilità futura degli attuali elevati livelli di vita e alle difficoltà che, oggi più di ieri, alcune categorie sociali devono fronteggiare.
Molte e complesse sono le domande sul prossimo futuro della nostra regione soprattutto in termini di benessere economico ma non solo. Altrettanto difficili e complesse le risposte possibili.
Sicuramente – sono ancora gli esperti a dirlo nel volume “Toscana 2020. Una regione verso il futuro” – “andiamo verso una società sempre più dinamica ma disuguale, con lavori più instabili, meno salari e più profitti, una più elevata segmentazione del mercato del lavoro”. Per di più non possiamo sottovalutare il fatto che alla diminuzione delle risorse monetarie delle famiglie, “i risparmi di una vita” insomma, si aggiunge la riduzione delle risorse immateriali come i valori e la solidarietà parentale.
Tutto questo si riflette inevitabilmente sul “ben-essere” di una società e, insieme all’invecchiamento della popolazione e all’aumento del numero di immigrati, avrà evidenti riflessi oltre che sulla finanze, anche sulle politiche sociali della nostra regione. Ed è proprio ad un welfare a misura di famiglia, comunitario, municipale, sussidiario e solidale insieme, che punta la Regione con il prossimo programma strategico per il 2006-2010.
Tutto questo in una terra storicamente ricca di dinamiche sociali, di valori, di sensibilità che hanno generato nel tempo un sistema di “welfare mix” fatto di servizi pubblici ma anche di una fitta rete di operatori del privato sociale. La Toscana può del resto dirsi forte di un terzo settore ben radicato e organizzato sul territorio, capace di dare sostegno alle famiglie e alle persone in difficoltà così come di costituire una fitta rete di protezione sociale. Volontariato, associazionismo, cooperazione sociale, ma anche associazioni profit e non profit di cui la nostra regione è ricca, sono sicuramente elementi di forza del sistema Toscana, sia per il loro contributo nell’ambito della programmazione dei servizi che della progettazione operativa delle diverse tipologie di risposte ai bisogni sociali, ma anche per la capacità che esse hanno di umanizzare i servizi alla persona.
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27.01.2008
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