Si sono conclusi in questi giorni i percorsi che hanno portato all’iscrizione al Repertorio regionale e all’Anagrafe nazionale dell’agrobiodiversità, le varietà locali a rischio di estinzione “Aglione” e “Grano 23”, dopo tre anni di attività in attuazione di due progetti finanziati dalla Regione Toscana con la Misura 10.2 del PSR 2014/2020, tramite Terre Regionali Toscane.
L’Aglione, più conosciuto come condimento per il famoso piatto dei pici toscani, ma già conosciuto come Prodotto Tradizionale Agroalimentare anche a livello nazionale, è una varietà locale che appartiene alla specie Allium ampeloprasum var. holmense, da non confondersi con l’aglio (specie Allium sativum). Salvata da alcuni agricoltori locali della Val di Chiana toscana e umbra, solo recentemente è stata riscoperta, recuperata e valorizzata dagli agricoltori ed enti locali e dalle loro associazioni e consorzi; tuttavia risulta ancora a rischio di estinzione.
Il progetto, realizzato da Qualità e Sviluppo Rurale s.r.l. tramite l’Università di Perugia, ha permesso di caratterizzare morfologicamente e molecolarmente l’Aglione. A questi lavori si aggiungono anche altri studi ancora in corso, come quello che sta portando avanti il Gruppo Operativo “Vero Aglione della Valdichiana (VAV)” sempre finanziato dal PSR della Toscana e condotto dall’Università di Siena, o come lo studio dell’Università di Pisa sui valori nutrizionali e nutraceutici dell’Aglione.
Da oggi l’Aglione entra nel sistema toscano e umbro della Rete di conservazione e sicurezza delle risorse genetiche locali a rischio di estinzione, rappresentata dagli Agricoltori Custodi e dalle banche del germoplasma, supportati dal sistema nazionale di tutela dell’agrobiodiversità della L. 194/2015, in seguito alla prossima iscrizione all’Anagrafe nazionale.
Costruttiva e interessante la collaborazione tra la Regione Toscana e la Regione Umbria tramite il “3A - Parco Tecnologico Agroalimentare Dell'Umbria”; è stato possibile uniformare modulistica e modus operandi anche grazie al sistema nazionale che permette una più ampia visione di quella regionale e una possibile e costruttiva collaborazione tra le Regioni e Province Autonome.
Anche il “Grano 23”, dopo 3 anni di lavoro da parte del Dipartimento di scienze Agrarie, Alimentari, Agro-ambientali (DiSAAA-a) dell’Università di Pisa, coordinato dalla Prof.ssa Luciana Gabriella Angelini, è stato iscritto al Repertorio regionale toscano e verrà proposto per l’iscrizione all’Anagrafe nazionale, quale varietà locale a rischio di estinzione della Lunigiana e di alcuni comuni limitrofi del versante ligure.
Conosciuto inizialmente anche con il nome “Avanzi 3”, forse in onore del famoso genetista Enrico Avanzi (1888-1974), un agronomo molto noto per la sua attività da genetista rivolta soprattutto ai frumenti, che ha insegnato presso l’Università di Pisa (1917-1959), “Questa varietà di frumento tenero” viene riportato nel dossier, “è perfettamente compatibile con la produzione di prodotti tipici della zona, quali panigacci e testaroli; quindi una farina particolarmente idonea a prodotti poco lievitati, ben rappresentati nei numerosi PAT appartenenti al territorio della Lunigiana. I diversi operatori hanno manifestato un forte interesse a recuperare una filiera locale che utilizzi farina di un grano autoctono, tradizionalmente coltivato in diverse zone del Comune di Pontremoli e Fivizzano, nonché nelle zone a maggiore altitudine come Zeri”.