Aggiornamento in: Ambiente

La qualità dei paesaggi nei P.T.C.

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I Piani Territoriali di Coordinamento delle Province
La qualità del paesaggio

La legge di governo del territorio della Regione Toscana del 1995 attribuiva ai Piani Territoriali di Coordinamento la funzione di piano urbanistico territoriale con specifica considerazione dei valori paesistici, ai sensi della legge 431/85. Le Province hanno avuto, nei dieci anni di vigenza della legge, una titolarità quasi esclusiva in materia di paesaggio. I temi del paesaggio sono stati affrontati in modo molto diverso da provincia a provincia sia per ciò che riguarda le indagini conoscitive che per le proposte di tutela e valorizzazione. Ci sono differenze di metodo e contenuti, ma anche differenze che derivano più direttamente dalle specificità dei territori e dalla collocazione cronologica. I piani di coordinamento delle province toscane sono stati occasione di raccolta e sistematizzazione di informazioni per un estensione che ricopre l’intero territorio regionale e, nella loro variatà, occasione di sperimentazione e riflessione sul paesaggio. Questo costituisce il contributo più importante alle politiche per il territorio di questa prima generazione di piani territoriali di coordinamento. Il lavoro svolto dalle province permette di individuare delle ipotesi per la definizione di qualità del paesaggio che talvolta è espressa esplicitamente, ma più spesso è necessario interpretare dalla lettura della disciplina e degli altri documenti, descrittivi e grafici, che compongono i piani.

Le province, nella quasi totalità dei casi, danno rilevanza anche progettuale all’aspetto della valenza paesaggistica, fino, in alcuni casi, a far coincidere la disciplina per il paesaggio con il piano stesso. Arezzo, tra i primi piani di coordinamento ad essere approvati, è un esperienza particolarmente significativa. Il piano parte dal presupposto che la tutela paesaggistica “costituisca “il fondamento del “piano”, il punto di vista globale che deve integrare e prevalere sugli altri di carattere settoriale”. Il ruolo che viene attribuito al paesaggio è di essere “unica impalcatura che sussiste” alla “progressiva scomparsa dei fattori di identità aspaziali: i dialetti, i nomi dei luoghi e i luoghi stessi nella loro differenziata riconoscibilità (atopia), le tradizioni e le regole del costruire e della produzione dello spazio, la cultura materiale, i modi di allevare le piante”, esso infatti “è il luogo riconoscibile, la dimora, la grande casa comune, la dove si torna e ci si riconosce, la fonte del senso di appartenenza”1.
Ne consegue, dunque, che “l’oggetto della tutela è l’identità del territorio”. Coerentemente, la qualità del paesaggio si rapporta “al riconoscimento non tanto di differenziati valori sostanziali e precostituiti, quanto dei livelli di trasformazione e di alterazione delle strutture territoriali, introdotti dalle dinamiche contemporanee”. Sul piano metodologico si sottolinea che “In questo senso non si possono condividere ipotesi di imparametrazione qualitativa del paesaggio (e tanto più se costruita per quantità “discrete” e per punteggi), basate, ad esempio, su indici quali quello di naturalità (il rapporto tra coltivi e boschi/pascoli), e quello di eterogeneità (varietà di forme colturali diverse nello stesso luogo); indici la cui utilizzazione va limitata, eventualmente, alla loro efficacia descrittiva”2.
L’obiettivo che il redattore del piano si pone “è di carattere idiografico: riconoscere e descrivere l’identità irriducibile, cioè l’unicità dei luoghi; attribuendo a queste il valore costitutivo delle strutture paesistiche e quindi il diritto di continuare ad esistere; superando l’ottica del vincolo perimetrale (biotopi, rarità naturalistiche e biologiche, ecc.), e affrontando il territorio come sistema complesso da tutelare con varie modalità che vanno dal restauro al risanamento, al recupero, fino, anche, alla valorizzazione.”3 L’approccio che viene proposto volge al superamento della concezione “estetico formale del paesaggio” per una “lettura unificante che si basa sulla nozione storico-economica di struttura territoriale, sintesi di storia umana, dati naturali, risorse, economia.” Il paesaggio oggetto del piano di coordinamento di Arezzo è “non solo quindi come panorama ma come tessuto storico da leggere con un codice storicistico, cioè capace di ricostruire i suoi elementi costitutivi; con la finalità di articolare il territorio in parti significative ove diversificare le strategie di tutela dei beni culturali, del paesaggio, del territorio storico-culturale, cioè di un patrimonio unitario fatto di beni, tradizioni, cultura e identità”4.
Questi elementi introducono una scelta metodologica molto chiara che stabilisce “la sostanziale identità di analisi e progetto”5. La carta della morfologia insediata è particolarmente efficace nel restituire, descrivendo graficamente informazioni analitiche, una immagine immediatamente leggibile della forma del territorio. La legenda stessa costituisce poi una sintesi che rende agile il passaggio alla comprensione delle unità di paesaggio schematicamente rappresentate sulla stessa tavola. Nel piano di Arezzo le unità di paesaggio “Costituiscono lo strumento fondamentale, conoscitivo e progettuale, per la formazione del Piano; sia che le si voglia considerare, nell'ipotesi e nell'accezione più riduttiva, come semplici contenitori di informazioni, ma tuttavia più consistenti, cioè costruiti con metodo, rispetto ai territori comunali; sia che vengano assunte come realtà fisico-storiche concrete, dotate di una indiscutibile identità territoriale. […]
Certamente i confini comunali non costituiscono ambiti idonei per questo scopo; per quanto costruzioni storiche e strutture fondamentali della vita associata, essi tuttavia comprendono, in genere, situazioni territoriali troppo diverse per risultare efficaci contenitori di informazioni.”6
Il piano territoriale di coordinamento di Firenze definisce il paesaggio come un “fatto globale”, che si compone di aspetti di aspetti naturali e storico-umani. Il paesaggio “viene considerato sia come valore estetico-formale, secondo i principi della legge 1497/39, sia come patrimonio culturale e risorsa economica”7 . Gli aspetti di carattere propriamente paesaggistico vengono trattati nelle monografie dedicate ai sistemi territoriali locali, il piano di Firenze non individua in modo esplicito unità di paesaggio. La qualità del paesaggio, privilegia la relazione con la salubrità dell’ambiente, si afferma infatti che “Oltre che agli aspetti esteriori la tutela del paesaggio è rivolta alla salvaguardia della salubrità ambientale, che si riflette sulla qualità della vita e quindi sulla capacità di attrazione e di sviluppo del territorio”8. Assumono dunque rilevanza, anche al fine della tutela del paesaggio, gli indirizzi trattati nel documento di Statuto del Territorio, finalizzati alla tutela delle integrità.
Coerentemente, la descrizione delle invarianti strutturali che il piano di Firenze individua nelle quattro voci, Aree sensibili già vulnerate da fenomeni di esondazione e soggette a rischio idraulico, Ambiti di reperimento per l’istituzione di parchi, riserve e aree naturali protette di interesse locale, “Aree fragili” da sottoporre a programma di paesaggio, Aree di protezione paesistica e/o storico ambientale, stabiliscono un rapporto diretto tra paesaggio, salvaguardia dell’ambiente e stabilità dell’assetto del territorio.
Grosseto considera esplicitamente risorsa la qualità del paesaggio e riconosce una “sostanziale corrispondenza fra ambiti paesisistici e politiche di sviluppo”. La qualità del paesaggio del territorio provinciale è definita “qualificante, di rango internazionale, al massimo grado di caratteristicità, abbondante e diffusa, insostituibile nel complesso, riproducibile e modificabile nelle componenti non legate all’unicità della genesi storica, quasi completamente indissolubile dai luoghi; onerosa; sensibilmente degradabile; relativamente fragile, ad elevata commerciabilità”9.
Nel piano di Grosseto il concetto di “qualità paesistica” coincide con “identità territoriale”. Trattando le invarianti strutturali si specifica che “All’intera estensione del territorio provinciale si riconosce una qualità diffusa che costituisce risorsa di primario interesse e pertanto si configura invariante da rispettare in ogni trasformazione ammessa, mentre i caratteri distintivi delle diverse componenti locali sono considerate invarianti specifiche comunque da tutelare”10. Il piano stabilisce poi, una corrispondenza diretta tra unità di paesaggio e invarianti, da ciò consegue che “l’intero territorio è pertanto assoggettato ad un
regime di tutela degli assetti e di rafforzamento dei caratteri paesistici, che impone specifiche e circostanziate valutazioni di tutte le trasformazioni ammissibili”11. Al fine delle valutazioni inerenti il mantenimento dell’identità territoriale, la provincia di Grosseto introduce il concetto di “evolutività ben temperata”, ovvero “capacità di crescere e di trasformarsi pur mantenendo inalterati il peso e il valore delle qualità costitutive nonché delle relazioni strutturanti”12.
La Provincia di Livorno deriva la definizione di paesaggio dalla legge 431/85, asserendo che “La L.431/85 ha introdotto un nuovo concetto di paesaggio, ormai pressoché universalmente condiviso, da ricondurre nel più ampio concetto di territorio (Piani urbanistico-territoriali con specifica considerazione dei valori paesistici e ambientali).
I caratteri fondamentali del paesaggio, inteso come prodotti della natura e dell’intervento dell’uomo, sono di natura fisiognomica, strutturale, ecologica e storica”13.
Il Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Lucca “indirizza la pianificazione territoriale e urbanistica alla valorizzazione del patrimonio naturale, storico, culturale che conferisce qualità e identità al territorio provinciale e alle diverse parti in cui questo si articola e si differenzia.
Qualità, identità e differenze che si manifestano nel paesaggio”14. Il paesaggio per il piano di Lucca è il luogo che come “un mosaico di immagini locali”, esprime lo stretto rapporto tra l’uomo ed il suo territorio. Obiettivo del piano è quello di riconoscere, descrivere, tutelare e valorizzare l’identità dei luoghi e segnalare le “diverse qualità dei contesti locali”, poiché “le qualità ambientali e le specifiche identità dei contesti locali costituiscono vere e proprie risorse per attivare strategie e forme di sviluppo sostenibile delle comunità locali”15. Le diverse qualità sono individuate su tutto il territorio provinciale che viene articolato in “strutture territoriali” che a loro volta si compongono di ambienti e paesaggi locali. Massa Carrara sviluppa i temi del paesaggio in relazione alle politiche per l’ambiente, molti
elementi sono infatti contenuti all’interno del “Sistema funzionale per l’ambiente”, il quale orienta la valorizzazione del paesaggio al conseguimenti dello sviluppo sostenibile delle varie realtà locali. La definizione dei criteri per l’individuazione degli ambiti territoriali di paesaggio ha per oggetto il territorio aperto a prevalente caratterizzazione rurale. Agli ambiti di paesaggio si attribuisce il ruolo di “elementi fondamentali per la conservazione e/o ricostituzione dell’identità e specificità dei luoghi del territorio provinciale. Ad essi è attribuita funzione di riequilibrio territoriale in rapporto agli insediamenti e alle infrastrutture, funzione produttiva connessa con gli usi del suolo a fini agricoli e forestali, funzione di orientamento per la definizione delle connessioni ecologiche e dei collegamenti paesistici, anche in coerenza con il sistema funzionale dell’ambiente […], funzione ricreativa in relazione alla valorizzazione degli ambiti a fini turistici e della didattica ambientale”16. Nel piano di Massa Carrara è efficace l’articolazione delle invaranti strutturali, molte delle quali costituiscono elementi di valenza paesaggistica, che relaziona in modo schematico di immediata lettura gli elementi territoriali a quelli prestazionali e funzionali.
La provincia di Pisa affronta i temi del paesaggio tra le configurazioni strutturali le quali hanno la funzione di individuare le trasformazioni “fisiche ammissibili e le utilizzazioni compatibili coerenti con le finalità di tutelare dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio”17
Nel piano di Pistoia i temi del paesaggio derivano dalla trattazione dell’ambiente, nel Sistema funzionale dell’ambiente, infatti, il PTC individua “l’insieme degli elementi areali e lineari che, in relazione fra di loro e sovrapponendosi ai sistemi territoriali e di programma e ai sistemi territoriali locali, determinano l’identità e la specificità ambientale e paesaggistica del territorio della Provincia di Pistoia”18.
Il Piano territoriale della Provincia di Prato delinea una rappresentazione del territorio da cui deriva un concetto di qualità del paesaggio originale rispetto alle altre esperienze: “ Il disegno del «nuovo territorio» è inteso come rappresentazione di un nuovo modello insediativo e di uso del territorio fondato sulla valorizzazione delle relazioni fra le risorse territoriali e ambientali dei sistemi della montagna, della piana, della collina; si è attribuito a questo disegno il respiro di una immagine unitaria e integrata. Il disegno dello scenario interpreta e valorizza nella rappresentazione le peculiarità paesistiche e l’identità dei luoghi descritte nell’atlante del patrimonio. Lo scenario evidenzia la nuova immagine/percezione dell’ambiente di area vasta che prelude alla nuova fruizione e alle nuove relazioni fra pianura, collina, montagna; favorisce la dilatazione all’intero territorio del concetto di cittadinanza rendendo materialmente percepibile la complessità ambientale, produttiva, culturale, paesistica della «regione urbana» di Prato.
In questa prospettiva il disegno dello scenario delinea una nuova geografia, una nuova figura territoriale composta di nodi e reti, di nuove gerarchie territoriali, di nuove visuali e connessioni: nodi e reti intesi come «significazione» delle emergenze di valore e delle nuove modalità fruitive integrate dell’intero territorio”19. Coerentemente l’integrità paesistica, la cui articolazione normativa corrisponde al necessario requisito di piano paesitico, ha per oggetto della tutela, all’interno delle trasformazioni che riguardano il territorio e le sue parti, “non tanto il singolo elemento quanto la relazione tra i numerosi elementi che compongono il paesaggio e la sua percezione di insieme”20, così come le unità territoriali derivano la loro identità paesistica dalle relazioni complesse tra elementi naturali e antropici. Il piano di Prato attribuisce rilevanza all’attività di valutazione (art.32 L.R.T. 5/95), ed anche per le unità di paesaggio vengono definiti criteri dettagliati cui sottoporre gli strumenti di governo del territorio.
La Provincia di Siena definisce il paesaggio come il “risultato di processi storici fra strutture sociali e risorse del territorio”, la cui qualità “è legata alla possibilità di riconoscere questi processi nelle forme degli insediamenti e del paesaggio agrario, in ciascuna delle diverse condizioni che caratterizzano le componenti del territorio”21. Per ciò che riguarda il sistema degli insediamenti, la qualità del paesaggio si identifica nella “fittissima rete di micropolarità di matrice storica le quali continuano a costituire, in quanto abitate, sia un fondamentale valore di integrazione , anche a livello produttivo, dell’armatura, sia una componente decisiva della struttura territoriale e della qualità paesistica”22. La qualità del paesaggio agrario è attribuita alla permanenza delle sue forme tradizionali. La tutela della tessitura agraria riguarda aspetti di varia natura, i valori estetico formali, la stabilità del suolo e la difesa idraulica, le condizioni favorevoli alla biodiversità e alla difesa biologica dai parassiti, al presenza significativa di forme di conduzione “non professionali”, i valori etici inerenti al paesaggio come patrimonio collettivo. I processi che determinano degenerazione del paesaggio e della sua leggibilità sono riconosciuti in due fattori attuali, da un lato i processi di sviluppo urbano e trasformazione produttiva dall’altro i processi di abbandono delle aree marginali.
E’ interessante il metodo di indagine applicato al territorio senese attraverso il quale sono state individuate le unità di paesaggio. Una suddivisione in cellule elementari per ciascuna delle quali si sono incrociate informazioni di carattere geolitologico con le forme d’uso del suolo e la maglia di insediamento poderale, al fine di verificare le strutture paesistiche. E’, inoltre, efficace l’“Abaco dei tipi di paesaggio” rappresentato nella tavola di progetto “Il governo del sistema insediativo e del paesaggio: le unità e i tipi di paesaggio” che in forma di matrice incrocia le categorie morfologiche e le forme di paesaggio agrario da cui derivano i
contenuti della lettura del territorio.
La lettura dei piani territoriali provinciali finalizzata alla comprensione della definizione della qualità del paesaggio è stata organizzata in schede al fine di facilitare il confronto tra le diverse esperienze. Nella rigidità che comunque costituisce il limite di una rappresentazione
schematica dei dati il tentativo è stato quello di non perderne l'autenticità, attraverso la trascrizione delle definizioni originali ed il riferimento alla fonte. L'organizzazione dei dati è stata elemento non banale in quanto ogni piano ha una sua originalità di impostazione e di organizzazione dei contenuti. Le schede si compongono di quatto tabelle:
- “La qualità del paesaggio: definizione” dove sono riportate le parti della disciplina del piano nella quale è definita la qualità del paesaggio. Non tutte le province danno in modo esplicito questa definizione, in questi casi sono state trascritte quelle parti da cui è possibile interpretare il concetto;
- “Le unità del paesaggio”: la tabella è divisa in due parti, una prima che descrive i criteri per l’identificazione, una seconda che elenca e, quanto possibile, descrive le unità di paesaggio individuate per ciascuna provincia. Questa tabella è corredata da estratti di cartografia, esemplificativi della restituzione grafica delle unità di paesaggio. In alcuni casi sono stati inseriti stralci di altri elaborati grafici significativi dei temi del paesaggio;
- “Le invarianti strutturali”: contiene l’elenco e la descrizione di tutte le invarianti
strutturali identificate da ciascuno dei PTC. - “Indirizzi di tutela e valorizzazione”: nella tabella sono riportate le parti della normativa
che dettano indirizzi in materia di tutela e valorizzazione del paesaggio.



1 Gianfranco Di Pietro, Provincia di Arezzo Piano Territoriale di Coordinamento, Relazione Urbanistico
Territoriale con particolare considerazione dei valori paesistici, 2000, paragrafo 1.1.
2 Ibidem.
3 Ibidem.
4 Ibidem.
5 Ibidem, paragrafo 2.2.
6 Ibidem, paragrafo 2.2.b.
7 Provincia di Firenze, Piano Territoriale di Coordinamento, Statuto del Territorio, paragrafo 8.2 “La tutela del
paesaggio e le aree protette”.
8 Ibidem.
9 Provincia di Grosseto, Piano Territoriale di Coordinamento, Relazione, paragrafo 4.5, “Paesaggio, ovveri il
soprasuolo” .
10 Provincia di Grosseto, Piano Territoriale di Coordinamento, N.T.A. articolo 18.
11 Ibidem.
12 Ibidem.
13 Provincia di Livorno, Piano Territoriale di Coordinamento, Gli indirizzi del Piano, Capitolo 4, par.2.a.
14 Provincia di Lucca, Piano Territoriale di Coordinamento, Relazione 3.2.
15 Ibidem.
16 Provincia di Massa Carrara, Piano Territoriale di Coordinamento, N.T.A. articolo 22.
17 Provincia di Pisa, Piano Territoriale di Coordinamento, Relazione 4.2.2.
18 Provincia di Pistoia, Piano Territoriale di Coordinamento, N.T.A. articolo 14.
19 Provincia di Prato, Piano Territoriale di Coordinamento, Relazione 4.1.
20 Ibidem.
21 Provincia di Siena, Piano Territoriale di Coordinamento, Relazione I.1
22 Provincia di Siena, Piano Territoriale di Coordinamento, Relazione L.1
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09.08.2010
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74081