I boschi della Toscana

I boschi della Toscana


La superficie boscata della Toscana risulta essere di 1.086.000 ettari, pari al 47% del territorio regionale.
Le specie che compongono tali boschi sono in gran parte i querceti caducifogli (cerro, roverella), con 414.000 ettari, pari al 38% di tutta la superficie boscata, elementi costitutivi fondamentali del paesaggio forestale toscano.

Dopo i soprassuoli contraddistinti dalla prevalenza di cerro (240.000 ettari), quelli a prevalenza di castagno sono i più diffusi (177.000 ettari).
Al di sopra delle querce e del castagno i popolamenti di fisionomia montana si estendono per 111.000 ettari, di cui il faggio occupa 76.000, gli abeti 14.000 e il pino nero 21.000.
Nell’area più propriamente mediterranea, le leccete, le macchie,gli arbusteti, le garighe ed inoltre le pinete e le cipressete occupano 241.000 ettari, pari al 22% della superficie forestale totale: per estensione dunque delle foreste e delle macchie mediterranee la Toscana è seconda solo alla Sardegna.Il leccio, con 119.000 ettari, è, per diffusione, la quarta specie. Le foreste ove prevale il leccio e le macchie di buon sviluppo, con portamento arboreo, prevalgono nettamente sulle macchie degradate, basse e sulle garighe, a differenza di quanto avviene in tante altre aree mediterranee: le prime hanno uno sviluppo tre volte superiore rispetto alle seconde.

Da un punto di vista colturale l’inventario conferma la netta prevalenza del governo ceduo rispetto all’altofusto. Solo nei boschi di montagna, e segnatamente nelle faggete, si è avuto un forte incremento, anche del 30%, dell’altofusto. Nel complesso però il rapporto tra fustaie e boschi cedui non supera 1:2.L’indice d’utilizzazione dei cedui rimane complessivamente modesto, di poco superiore all’1%; riferito però ai cedui di maggior fertilità e a quelli delle specie più appetite, come il cerro, e, presumibilmente,a macchiatico più alto, tende a raggiungere il 3%. Per i castagneti da frutto si ha una conferma della loro drastica riduzione rispetto agli oltre 150.000 ettari del secolo scorso e agli oltre 120.000 ettari dell’immediato dopo guerra: l’inventario indica, sia pure adottando specifiche di rilevamento restrittive, solo 32.000 ettari, dei quali meno della metà in coltivazione.

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