Quando, nel mezzo dell'estate, abbiamo messo mano alla nostra delibera sulla fecondazione eterologa, volevamo prima di tutto garantire un diritto a tutte le coppie che vogliono avere un figlio, dare linee guida, sicurezza, regole chiare, eliminare il rischio Far West. Non abbiamo fatto nessuna fuga in avanti, ma il nostro è stato un ruolo di apripista, diciamo che abbiamo avuto l'onere di fare da battistrada.
Abbiamo sempre e comunque auspicato un intervento a livello nazionale, e la nostra delibera prevedeva già la "cedevolezza", sarebbe cioè stata ritirata a fronte di problemi a livello nazionale. Siamo soddisfatti che il documento prodotto dalle Regioni rispecchi in gran parte la nostra delibera, e il Decreto ministeriale, che non è stato adottato. In realtà, la nostra delibera era stata anche più cauta: sul tema delle donazioni, per esempio, ne avevamo proposte 6 invece che 10, e la Toscana aveva previsto esami preliminari in più. Ma eravamo i primi, ci avventuravamo su un terreno inesplorato, in un settore che fino a quel momento non era regolato, e volevamo essere inattaccabili. Sulla base della nostra delibera, e sulla base del Decreto legge del Ministero (poi non adottato in attesa della legge), le Regioni si sono trovate, ed è stata davvero una bella cosa: non è così facile che tutte le Regioni insieme riescano a produrre in due giorni un atto da proporre al governo.
Sia nella nostra delibera che nel documento delle Regioni, abbiamo dato assoluta priorità agli aspetti tecnico-sanitari, rimandando le questioni etiche al Parlamento. L'aspetto legislativo compete giustamente ai parlamentari, ed è importante che ci sia ora un pronunciamento del legislatore nazionale. Ma questo non significa che occorre attendere una legge ad hoc per iniziare con gli interventi di fecondazione eterologa. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, e noi ora stiamo provvedendo a disciplinare l'attività dei centri. A Careggi le prime due coppie inizieranno il trattamento a metà ottobre. L'iscrizione dell'eterologa nei Lea (Livelli essenziali di assistenza) è il nostro primo obiettivo. Se l'eterologa non diventa un diritto per tutti, si limiterà ad essere un privilegio esclusivo per chi ha i soldi necessari a pagarsi l'intervento nei centri degli altri Paesi, come è stato finora. Al massimo, si può prevedere un ticket nazionale, ma la decisione spetta al governo e alle Regioni. In Toscana applicheremo un ticket di 500/600 euro, contro i circa 4.000 del costo effettivo dell'intervento. Se l'eterologa non diventa un diritto per tutti, si limiterà ad essere un privilegio esclusivo per chi ha i soldi necessari a pagarsi l'intervento nei centri degli altri Paesi, come è stato finora.