Campi di lavoro antimafia, tanti giovani protagonisti indiscussi

Campi di lavoro antimafia, tanti giovani protagonisti indiscussi

Ogni anno, dalla Toscana e dal resto d'Italia, centinaia di ragazzi vanno in Sicilia, Calabria, Puglia e Campania per lavorare nei campi di lavoro antimafia. Lavoro, ma anche e soprattutto scambio e formazione, educazione alla legalità e socializzazione in aree e realtà estremamente complesse. In Toscana, accanto al grande lavoro di Arci, Libera e dell'Associazione Cieli Aperti di Prato, c'è anche l'impegno della Regione che ogni anno cerca di coinvolgere in questo progetto il maggior numero di ragazzi e ragazze.


La settimana scorsa sono stato a Corleone, all'inaugurazione dei campi di lavoro 2013. Per la prima volta, da quando vengono organizzati i campi, la Regione Sicilia ha deciso di dare il proprio sostegno istituzionale. C'erano anche alcuni ragazzi toscani, già da qualche giorno in Sicilia impegnati nella loro esperienza nel campo di lavoro. Hanno parlato brevemente di ciò che stanno facendo e ho colto in tutti loro un grande entusiasmo.
L'incontro è stato estremamente positivo dato che che con la Regione Sicilia abbiamo avviato un percorso di lavoro comune che, speriamo, possa portare anche alla possibilità di scambio e di svolgimento di iniziative analoghe anche in Toscana dove non mancano i beni confiscati alla mafia. Infatti secondo l'osservatorio sui beni confiscati alla criminalità organizzata, gestito dal Centro di documentazione 'Cultura della Legalità Democratica' della Regione in collaborazione con Libera, sul territorio toscano esistono attualmente 69 immobili e aziende e 14 immobili aziendali che sono appartenuti ad esponenti mafiosi, a loro familiari o a prestanomi. Anche se qui la criminalità organizzata non si evidenzia come accade in altre zone del nostro paese, l'esistenza di queste proprietà deve farci capire che il fenomeno è ben presente e che occorre mantenere sempre alta la guardia.


Mi auguro che anche in Toscana si possa procedere all'utilizzo di tutti questi beni. Ad esempio a Suvignano, nei pressi di Siena, c'è la proprietà più importante confiscata, un'azienda agricola di oltre 700 ettari. Occorre rimettere in moto queste aziende, far sì che da questi beni si possa ottenere ricchezza e produrre opportunità di lavoro, anche adesso che stati tolti dalla gestione della criminalità organizzata. É paradossale che lo stesso bene fosse produttivo sotto l'impulso della mafia e, una volta confiscato, abbia cessato la propria attività ed utilità. Sarebbe davvero importante impostare un programma di attività in questi ambiti. Se arrivassimo a poter gestire in forma cooperativa realtà importanti, esperienze analoghe potrebbero essere riprodotte anche in Toscana.

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