- Palazzo Guadagni Strozzi Sacrati
- Palazzo Panciatichi
- Casa Museo Rodolfo Siviero
- Ospedale Santa Maria Nuova
Palazzo Guadagni Strozzi Sacrati
Firenze, piazza Duomo 10
Palazzo storico monumentale che si affaccia su piazza del Duomo.
Fu costruito agli inizi del XVII secolo sulle case medievali della famiglia de' Bischeri e progressivamente ampliato dai marchesi Guadagni. Ha assunto la fisionomia attuale nell'800 con Anna Strozzi. La struttura si sviluppa su oltre 3.400 mq, articolandosi in più blocchi.
Nel corso dei secoli i proprietari hanno modificato più volte la struttura del palazzo, arricchendolo di particolari e decorazioni: nel ‘700 vennero aggiunti uno scalone monumentale, una sala da ballo (costruita in occasione delle nozze di Giovan Battista Guadagni con Teresa Torrigiani), decorazioni pittoriche ad opera di Antonio Vannetti e A. Domenico Giarré. Agli inizi del 1800 vennero aggiunti un giardino con voliera, numerosi affreschi a soggetto mitologico al pian terreno del primo piano, la nuova facciata su via dell'Oriuolo, i decori dei piani superiori (dove spicca la sala con al centro del soffitto la scena dell'incontro fra Bianca Cappello e Francesco I° de' Medici, dipinta da Annibale Gatti).
Nel 1871 il palazzo andò a Massimiliano Strozzi del ramo di Mantova, erede dei Sacrati di Ferrara, che fece ulteriori lavori per alzare di un piano la struttura e le scuderie. Gli ultimi intreventi furono fatti nel 1918 dalla vedova di Massimiliano, Guendalina Steward e dal figlio Ubert, che installarono nel 1918 l'ascensore antistante lo scalone monumentale, aggiunsero nuovi volumi sul lato est e realizzarono l'allestimento neo-rococò della stanza dell'alcova al primo piano.
Il palazzo è stato acquistato dalla Regione Toscana ed ospita dal 2008 la sede della Presidenza.
Palazzo Panciatichi
Firenze, Via Cavour 2
Il palazzo storico monumentale venne costruito alla fine del 1300 accorpando piccoli lotti di botteghe artigiane, per volontà di Agnolo di Ghezzo della Casa, commerciante di stoffe, ambasciatore a Bologna e Ferrara, Capitano di Pistoia e Pisa. Le fondamenta insistono sui resti di un vecchio ponte sul Mugnone, sull'angolo di Via Larga, Via dei Frenai, poi Via dei Calderai, attualmente Via Pucci, angolo via Cavour. Quando i Medici ne fecero la loro dimora la via prese importanza e nel 1621 Bandino di Niccolò Panciatichi nuovo proprietario, allineò il portone di ingresso con quello di Palazzo Medici. Nel 1674 Monsignore Bandino Panciatichi ristrutturò il palazzo su progetto dell'architetto Francesco Fontana, ma i lavori vennero realizzati dall'architetto Anton Maria Ferri e interessarono anche l'attiguo palazzo Covoni Capponi, dando cosi ad entrambi una impronta unitaria di facciata, secondo lo stile severo delle sedi pontificie: facciate lineari e pareti interne intonacate con decorazioni ridotte al minimo.
Solo nel 1697 fu inserito l'imponente Scalone monumentale che suscitò nella Firenze medicea curiosità e ammirazione. Ma è con Niccolò di Iacopo Panciatichi che l'omonimo palazzo assume uno status sociale e politico di rango. Gli eredi, rispettando la clausola testamentaria, dimoreranno nel palazzo mantenendo integro il patrimonio. Per volontà di Giovan Gualtiero Panciatichi, diventato Ambasciatore e Gran Ciambellano presso Maria Teresa D'Austria, nel 1741, al secondo piano su progetto dell'architetto Bernardino Ciurini, venne ricavato un piccolo appartamento, rialzando la quota di cinque gradini.
Oggi sono ancora visibili le salette affrescate da Gian Domenico Ferretti, da Vincenzo Meucci e dal quadraturista Pietro Anderlini: "L'apoteosi di Ercole","Il Trionfo del tempo sulla maldicenza" (Ferretti), "L'allegoria della poesia pastorale" (Meucci). Con Ferdinando Panciatichi, erede e personaggio importante nella allora Firenze Capitale (1865), il palazzo venne così suddiviso: al piano terreno le scuderie, botteghe e un caffè. Al primo piano il "Circolo di conversazione dei risorti", luogo di incontro della borghesia cittadina e torinese, il secondo piano in abitazioni. La cappellina al primo piano venne spogliata delle tele dei santi e dei paramenti religiosi e decorativi realizzati nel tardo XVIII.
Nel 1910 la Società Cattolica di Assicurazione acquistò il palazzo per girarlo in proprietà all'Istituto Nazionale di Assicurazione il 16 maggio 1913 che affittò il primo piano al "Circolo ricreativo Fiorentino. Dopo il 1922 il "Circolo degli Impiegati Civili" utilizzò l'attuale "Sala Consiliare" come salone delle feste. Dal 1960 Palazzo Panciatichi divenne sede del Provveditorato agli studi fino al 1972 che si trasferì in Via Alamanni. Dal 1973 ospita il Consiglio regionale. Oggi il Palazzo è di proprietà della Regione Toscana.
Casa Museo Rodolfo Siviero
Firenze, Lungarno Serristori 1-3
È una palazzina in stile neo-rinascimentale affacciata sul Lungarno Serristori. Nel secondo dopoguerra fu acquistata da Rodolfo Siviero che alla sua morte, nel 1983, la donò con tutti i suoi arredi alla Regione Toscana con il vincolo di farne un museo aperto al pubblico.
Rodolfo Siviero è chiamato lo 007 dell'arte perché riuscì a riportare in Italia i capolavori trafugati dai nazisti durante la seconda guerra mondiale e si occupò anche di rintracciare e recuperare le opere d'arte che per varie cause scomparvero dall'Italia negli anni seguenti alla guerra. Le opere contenute nella Casa-museo non sono però legate alla attività istituzionale di Siviero, ma alla sua passione di collezionista privato.
La Casa-museo mantiene anche gli impianti (termosifoni, interruttori, lampadari) dell'epoca ed è un interessante documento del gusto, dei modi di vita e delle ambizioni culturali della borghesia colta fiorentina della metà del ‘900. È arredata con oggetti diversissimi, accostati con un gusto eclettico che mischia stili e periodi diversi. Tra le opere esposte si trovano reperti dell'antichità etrusca e romana, opere medioevali, arte fiamminga e barocca, fino ad arrivare all'arte del ‘900 con dipinti di Annigoni, De Chirico, Manzù, Soffici.
Di particolare interesse, vista l'amicizia che legava l'artista con Siviero, è il nucleo di opere di Giorgio De Chirico tra cui figura il famoso Autoritratto in costume da torero. Nei primi anni '20 De Chirico visse e lavorò a lungo in quella che oggi è Casa Siviero, ospite del suo amico-mecenate Giorgio Castelfranco.
La Regione gestisce Casa Siviero organizzandovi mostre, conferenze e altre attività culturali.
Ospedale Santa Maria Nuova
Firenze, Piazza Santa Maria Nuova 1
Un ospedale che dal 1288 - anno in cui viene inaugurato - ha continuato incessantemente a ricoverare ed assistere pazienti. Un ospedale che pur con tutte le contraddizioni dell'essere struttura ‘scomoda' all'interno di un centro storico quale quello di Firenze continua ad essere ‘amato' e strenuamente ‘difeso' dai fiorentini. Un ospedale che nonostante le quasi ininterrotte ristrutturazioni di cui è stato protagonista nei secoli mantiene integra la sua valenza artistica; quella valenza che lo ha visto quale centro di formazione e di riferimento per i principali artisti del Rinascimento.
Santa Maria Nuova è tutto questo e il percorso che viene proposto in questa sessione dei Musei Aperti vuole proprio rendere finalmente partecipi i visitatori di un patrimonio artistico e strutturale che l'istituzione è riuscita – non senza fatica – a preservare gelosamente fino ad oggi. I luoghi tappa del percorso sono strettamente attinenti alla storia dell'istituzione: rappresentano, infatti, il nucleo originario sul quale è venuto progressivamente a comporsi il complesso nosocomiale.
Folco Portinari inizia a ‘pensare' alla costituzione di un ospedale per la cura dei ‘poveri infermi' intorno al 1285. In questo momento l'area su cui verrà fondata l'istituzione è in piena urbanizzazione in quanto sono state abbattute le mura che correvano lungo quel terreno che diventerà poi, le vie Bufalini e Sant'Egidio. I primi malati verranno ammessi nel 1288 in alcune casette nei pressi di un oratorio provvisto di piccolo convento appartenente ai frati Saccati, Ordine già dismesso.
L'istituzione acquisì un subitaneo successo, sia sul piano sociale, economico e, dunque, politico. L'area prescelta da Folco, infatti, proprio dal punto di vista produttivo era un'area ‘appetibile' in quanto vi erano presenti molti opifici ed attività legate all'arte della lana. Con la completa annessione del convento e dei terreni dei Saccati - avvenuta tra il 1296 e il 1312 - la famiglia Portinari (Folco era morto meno di un anno dopo l'inaugurazione) inizia a costruire il nuovo ospedale: la corsia degli uomini nel 1313-'15 e nel 1320 circa, quella delle donne che vengono trasferite al di là della piazza, in una nuova costruzione che verrà a porsi ad angolo con la via della Fogna che – proprio per la presenza dell'istituzione sanitaria e caritativa, assumerà il nome di via delle Pappe (oggi, Folco Portinari).
Da questi anni in poi, Santa Maria Nuova diverrà un cantiere praticamente ininterrotto che contraddistinguerà il complesso per lo meno fino ai primi decenni del Novecento.
Nel 1341 veniva edificata la seconda corsia maschile in forma di ‘sette rovesciato' verso via della Pergola; con la peste del 1348 (grazie alle molte donazioni) si poteva ingrandire l'ospedale femminile che veniva prolungato fino a via dell'Oriuolo; nel 1401-'08 era la volta della costruzione di un primo tratto della infermeria maschile a fronte di quella edificata verso via della Pergola (croce a Tau) il cui ampliamento veniva completato intorno al 1479; ed infine, nel 1574, trovava definizione la tipologia a croce dell'ospedale con l'edificazione dell'ultimo braccio a settentrione.
Altri cantieri di ampliamento si succedettero nel corso del Quattrocento: fra i più importanti, quello avviato nel 1418 che portò alla costituzione dei tre chiostri principali, ancora oggi identificabili: quello del cimitero delle Ossa (oggi cortile Galli Tassi), quello delle Medicherie e quello della Samaritana.