Per favore ricordatevi della scuola dell'infanzia.
La legislatura appena iniziata non durerà, quasi sicuramente, 5 anni. Ed è vero che per l'Italia la priorità è fare qualcosa per creare lavoro e che bisogna dare un segnale forte sulla riduzione dei costi della politica.
Ma non dimentichiamoci che in Italia il 18,2% dei giovani tra i 18 e i 24 anni abbandona gli studi prima del diploma contro una media europea del 13,5% (dati Istat, ultimo rapporto "Noi Italia").
E il nuovo governo, chiunque sarà il ministro dell'Istruzione, non si scordi che le ricerche sull'abbandono scolastico dicono che nessun ragazzo lascia gli studi di punto in bianco.
L'addio ai banchi di scuola è sempre il punto finale di un processo che ha tante cause diverse, tra cui c'è ad esempio la possibilità o meno di entrare nel sistema educativo fin dai primi anni di vita: chi ha frequentato la scuola dai 3 anni di età è meno esposto al rischio abbandono. Una scuola davvero "aperta a tutti" – come stabilisce l'articolo 34 della Costituzione – si comincia a costruire da quella dell'infanzia, che quindi va considerata un diritto. Ma in Italia sono anni che non ci si investe.
In Toscana le liste d'attesa sono lunghe più di 3mila nomi e anche quest'anno sono state azzerate soltanto perché la Regione ha finanziato le sezioni Pegaso, pagando gli insegnanti al posto dello Stato.
Gli enti locali chiedono che queste 102 sezioni, più altre 10 attualmente comunali e altre 60 da creare ex novo per rispondere all'incremento demografico, siano (ri)prese in carico dallo Stato.
E' una richiesta sacrosanta. Noi come Regione facciamo tutto ciò che possiamo – o per meglio dire, considerando i pesanti tagli imposti dal governo centrale: possiamo tutto ciò che facciamo. Ma deve cambiare il vento a Roma.
In Italia si è creato, nel tempo, un sistema che si regge su tre gambe: la scuola dell'infanzia statale, quella paritaria comunale e quella paritaria privata. In alcune regioni del Paese c'è una prevalenza di quest'ultima, in altre della scuola statale: la quantità e la qualità dell'offerta educativa 3-6 anni in Italia sono cresciute su tutt'e tre le gambe.
Che il nuovo governo riparta da qui per dare finalmente forma ad un sistema integrato, come è successo per i servizi educativi da 0 a 3 anni.