Cultura
Firenze
16 giugno 2022
13:09

Voci dal quartiere Lippi: frammenti di fiorentinità d’altri tempi

Voci dal quartiere Lippi: frammenti di fiorentinità d’altri tempi

Identità toscana che vive nei quartieri della regione e frammenti di fiorentinità d’altri tempi che ne declina la particolare natura locale nelle pagine di un viaggio nel tempo che parla di amicizie, affetti, passioni, momenti di vita quotidiana e ricostruisce la storia di un pezzo di città fatta da persone che ancora distinguono fra case e palazzi il levante dal ponente, avvertono scirocco e tramontana e si muovono in uno spazio a nord ovest dal centro di Firenze dove la reciproca vicinanza e familiarità va anche oltre la porta di casa.

Questo e molto altro è “Ai tempi del biondo” di Marco Mannucci, medico e scrittore, nel volume edito da Tassinari, presentato nella Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati assieme a Silvio Menghini, professore di agraria presso l’Università di Firenze, Fabio Camerini, scrittore e poeta ed al curatore editoriale dell’opera Amedeo Marsan.

C’è tutta la zona del Lippi a partire dalla fine degli anni cinquanta nel racconto di Mannucci, in un palcoscenico che spazia fra via Pescetti, via Fanfani, via Perfetti Ricasoli ed il quartiere di Rifredi: cartoline illustrate in bianco e nero, belle da guardare, che parlano di “zona

industriale” promettendo futuro fra strade ancora da asfaltare, palazzi appena costruiti, ieri lontani dal rarefatto turismo “elegante” del Quadrato storico cittadino e oggi distanti da quello dei grandi numeri della Firenze icona del viaggio al quale non si può rinunciare.

Il Lippi in frammenti di storie ed episodi che sono diventati libro senza volerlo e per questo lasciano liberi sentimenti, affetti, legami profondi descritti con amore per il dettaglio e senza nostalgia, dove parlano anche le radio a valvole e le prime televisioni in una Firenze che scopre la modernità e si innamora della sua squadra di calcio, costruisce un comune sentimento di amicizia e partecipazione alla vita e la figura del “Biondo” diventa, nelle parole di Mannucci, “il catalizzatore del desiderio di non smarrire il senso di umanità e recuperare il valore prezioso del tempo di vita che ci è dato, prestando attenzione a chi in questo viaggio ci accompagna”.

Il pudore della parola colta e della riflessione importante trovano nel libro un contrappunto nella descrizione dei momenti di vita semplice che rivelano sempre qualcosa che va oltre, che resta e merita di essere ricordato.

Magari in una foto un po' fuori fuoco delle ringhiere della Curva Ferrovia del vecchio Comunale non ancora “Franchi”, dove dietro lo striscione del Viola Club Lippi c’è il Biondo e un quartiere che guarda verso Sesto Fiorentino.