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Via libera alla legge sulle cave, Rossi e Ceccarelli: "Possibile conciliare lavoro, sviluppo e ambiente"

FIRENZE - Semplificazione per le imprese, incentivi per le aziende che lavoreranno sul posto la pietra scavata ma anche compensazioni per le comunit e i territori. Con le cave di marmo di Massa Carrara che diventano tutte pubbliche e di propriet del comune, anche quelle dell'editto di Maria Teresa di trecento anni fa. 

Il consiglio regionale ha approvato stasera la legge sulle cave, fortemente voluta dalla giunta regionale. "Possiamo ora conciliare quello che oggi pare impossibile conciliare sottolinea il presidente della Toscana, Enrico Rossi -: ovvero il lavoro, lo sviluppo e l'ambiente. Con questa norma  andiamo in questa direzione". Il presidente ricorda poi i benefici della legge, che distribuir appunto pi risorse al territori, introdurr elementi di giustizia e perequazione ma "sar capace anche di contenere le attivit di estrazione dando valore a queste stesse attivit ".

"Il marmo in Toscana dice Rossi - pu essere elemento della qualit di questa regione: l'importante aggiungere valore al marmo attraverso il lavoro, ovvero aggiungendo pi valore all'estrazione". E fa anche un'analogia, ricordando l'esperienza realizzata nella zona del cuoio con i depuratori e la scelta della qualit .

Una legge equilibrata, coraggiosa e innovativa
"Questa legge pu non piacere o non andare incontro a tutte le aspettative si sofferma l'assessore alle infrastrutture Vincenzo Ceccarelli - ma ha avuto una lunga incubazione e si riferisce ad un contenzioso di trecento anni". "Una legge  - afferma ancora l'assessore - equilibrata, ma anche coraggiosa e innovativa, perch si pone l'obiettivo di coniugare il rispetto dell'ambiente con l'attivit di escavazione. E perch prende di petto un problema che viene da lontano e premia il lavoro e la filiera corta, aiutando cos a produrre ricchezza che non vada via". Premialit che andranno anche alle aziende che possano fregiarsi di certificazione ambientale.  

Un contenzioso di tre secoli
Le legge interviene su una materia controversa e irrisolta da quasi tre secoli.  Affronta infatti il tema dei beni estimati, le cave considerate private, e delle concessioni degli agri marmiferi di Massa Carrara. E lo fa equiparando i primi, un terzo di tutte le cave dell'area, ai secondi, che per la legge appartengono al patrimonio indisponibile degli stessi comuni. "Quei beni replica l'assessore a chi contesta il provvedimento   non potevano infatti essere ceduti ai privati dalla principessa Maria Teresa nel 1751 ma sono da considerare regalie con il linguaggio dell'epoca, ovvero concessione di sfruttamento e non diritto di propriet . Noi partiamo da questo assunto  e per questo  pensiamo che tutti coloro che sfruttano il patrimonio lapideo attraverso l'escavazione debbano pagare un canone di concessione, oltre che un indennizzo di carattere ambientale". Sono circa novanta le cave di marmo di Carrara. Quasi il 70 pe cento erano gi pubbliche, il resto sono i cosiddetti 'beni estimati'. Ma solo i primi pagavano il canone di concessione.