Cultura
Diritti
27 gennaio 2011
11:00

Treno della memoria, il partigiano ragazzo deportato a Mauthausen e la prima volta di Rom, Sinti e gay

CRACOVIA (Polonia) Marcello Martini vive da parecchi anni in Piemonte ma toscano. Abitava a Montemurlo in provincia di Prato, dove fu catturato a soli quattordici anni e deportato nel campo di Mauthausen in Austria. E come tutti i toscani ha quella grande capacit di stemperare con l'ironia e la battuta un'esperienza tremenda come quella del lager, conquistando subito la platea dei 567 ragazzi toscani che mercoled sera si sono raccolti al cinema Kijov di Cracovia per ascoltare, dopo aver visto gli orrori di Birkenau ed Auschwitz, il racconto della deportazione direttamente da chi l c' stato ed sopravvissuto.

Marcello parla immediatamente dopo le sorelle Bucci, le bambine scampate agli esperimenti del dottor Mengele. "Alla vostra et avevo gi fatto un viaggio di andata e ritorno dall'inferno. E l'inferno si chiamava Mathausen" dice il ragazzino di 81 anni arrivato da Montemurlo, il "diavolo rosso" di Prato, un 'ragazzo un po' ribelle' come scherzosamente lo definisce Giovanni Gozzini, moderatore della serata.

A Mauthausen Marcello indossava un triangolo rosso, quello dei prigionieri politici. Era infatti una staffetta partigiana e fu per questo catturato. Racconta del Cln, il Comitato di liberazione nazionale, e dei gruppi d'azione dei Gap. Poi spiega: "Voi dovete immaginare che nel campo si entra nudi, e senza nulla, rasati da capo a piedi. Alla donne lasciavano un fazzoletto, agli uomini solo la cintura dei pantaloni. E si ha bisogno di tutto. Anche di una ciotola per prendere la maledetta zuppa di barbabietole che, vi lascio immaginare, che squisitezza sia". I ragazzi sorridono, ma un attimo. "I tedeschi ti dicono solo: organisieren, arrangiati" dice Marcello. E torna il silenzio. Seicento ragazzi in un cinema e per tre ore non vola una mosca.

"Tutta la vita nel lager era cos , non potete capire quanto il lager corroda il cervello e annienti gli affetti. Ci vogliono mesi ed anni per riprendersi spiega. E quando sente che i ragazzi stanno per applaudirlo, Martini li frena. Non pensate di aver compreso l'intera macchina dell'orrore qui ad Auschwitz. In tutta Europa erano 1632 i campi di sterminio. E dopo che i russi liberarono Auschwitz e Birkenau alla fine del gennaio 1945, in molti altri campi si continu ad uccidere". Mauthausen fu liberato il 5 maggio. "Ma fino a pochi giorni prima i forni crematori continuarono a fumare - ricorda Martini e il 5 aprile furono addirittura fatti lavori per migliorarne l'attivit ". E in quei mesi nei lager, ricorda sempre Martini, si continuava ad uccidere anche solo se non tornavano i conti perch la sera prima qualcuno aveva sbagliato nel fare l'adunata. "E siccome i conti dovevano tornare dice Martini una dozzina di noi furono uccisi con un colpo di pistola alla testa". Questo ancora succedeva all'inizio di aprile.

La prima volta di rom, sinti e gay

Ma l'incontro al cinema Kijov di Cracovia stata anche l'occasione per raccontare la tragedia dei rom, sinti ed omosessuali. Era la loro prima volta al treno toscano della memoria: una "memoria a lungo taciuta, una tragedia di cui si sa poco", ha ricordato Luca Bravi, ricercatore dell'universit telematica di Chieti. Una discriminazione che ancora oggi sopravvive, senza lager ma a llivello culturale, in modo a volte latente ed altre volte esplicito, dicono in coro Demir Mustaf , rappresentante della comunit Rom di Firenze, Luca Guglielminotti e White Truzzi dei Sinti che arrivano da Prato e Babak Tayari di Azione gay e lesbiche. Una memoria, anche quelli di Rom, sinti ed omossessuali, per la Toscana e la Regione assolutamente da recuperare.

Poco prima aveva parlato Antonio Ceseri, salvo tra 130 soldati fucilati di Treuenbrietzen ed ora vivo a raccontare. Salvo perch sepolto dai cadaveri. Centotrenta uomini morti. Per ammazzarli tutti, anche coi mitra, ci vollero tre quarti d ora."Credevo che sarei morto soffocato dopo essere stato ricoperto con la terra" dice. Ed invece ha contribuito a identificare tutti, dando un nome ad ogni tomba. Per decenni ha taciuto la sua tragedia. Poi ha deciso di raccontare ai giovani quello che aveva vissuto in quei mesi nei lager. Perch altri possono testimoniare la follia umana.

 

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