Salute
Sociale
15 ottobre 2011
9:22

Suicidio in carcere, la Regione vara le iniziative per prevenirlo

FIRENZE - Un'accoglienza qualificata e multiprofessionale, in grado di individuare i bisogni sanitari, sociali, psicologici e psichiatrici di ogni detenuto al suo arrivo in carcere. L'individuazione tempestiva degli indicatori di rischio. L'attenzione alle situazioni ambientali e logistiche che possano favorire suicidio e atti di autolesionismo. La stipula di appositi protocolli d'intesa tra le direzioni delle Asl e le direzioni degli istituti penitenziari. Le linee di indirizzo per la prevenzione del suicidio in carcere sono contenute in una delibera approvata di recente dalla giunta, delibera che si inserisce nel quadro pi generale delle linee di indirizzo per la qualit della salute dei detenuti per il biennio 2011-2012 approvate dalla giunta nel maggio scorso. Il documento, elaborato da un apposito gruppo di lavoro, ispirandosi anche al documento prodotto sul tema dal Comitato Nazionale di Bioetica, sar uno strumento condiviso tra Regione Toscana e Provveditorato Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria (PRAP) per mettere a punto tutti gli interventi necessari per individuare e trattare per tempo le situazioni di disagio e fragilit e prevenire il suicidio nelle carceri toscane.

"La privazione della libert personale non deve portare alla perdita di altri diritti, tra cui quello alla salute - dice l'assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia - La salute un diritto di tutti indistintamente. Tutti, che siano liberi cittadini o detenuti, sono uguali davanti alla malattia, e il trattamento penitenziario deve sempre assicurare il rispetto della dignit umana, senza alcuna discriminazione. Amministrazione penitenziaria e istituzioni sanitarie devono collaborare sempre pi strettamente perch questo diritto sia garantito a tutti i detenuti, con il coinvolgimento della polizia penitenziaria, degli operatori dell'area educativa, e del personale sanitario. Le delibera che abbiamo approvato indica questa strada".

"Nonostante le strette misure di sorveglianza, in carcere il suicidio si verifica 20 volte di pi che in altri ambienti - informa l'assessore al welfare Salvatore Allocca - Questo esito drammatico non riguarda solo le persone con sofferenza psichica, in quanto la carcerazione e le sue condizioni costituiscono di per s un fattore di stress acuto e a volte insuperabile. Il sovraffollamento, l'inadeguatezza degli spazi, la carenza di personale e di attivit trattamentali, i livelli igienico-sanitari, l'uso e abuso di psicofarmaci, sostanze e alcol, l'isolamento, sono tutti fattori che contribuiscono ad aumentare il rischio delle azioni di autolesionismo e dei tentativi di suicidio. Tutto ci ci interroga sul senso complessivo della istituzione carcere sempre pi lontana dal dettato costituzionale che ci richiama alla funzione rieducativa della pena. Ogni azione messa in atto per intervenire concretamente sulle condizioni di vita dei detenuti dunque allo stesso tempo indispensabile ed, allo stato, drammaticamente insufficiente".

Le linee di indirizzo varate dalla Regione prevedono che in ogni presidio carcerario si realizzi un piano di accoglienza qualificato, con un' quipe multiprofessionale e la creazione di un percorso personalizzato per tutti i nuovi arrivati, in particolare per quei soggetti che risultano a rischio di suicidio. Che l'amministrazione penitenziaria e l'area sanitaria individuino congiuntamente percorsi di uscita dal carcere per i detenuti che risiedono nel territorio dove si trova l'istituto. L'accoglienza dei detenuti prevede un triage medico-infermieristico all'arrivo (anche con personale con esperienza di salute mentale), per individuare i bisogni sociali, psicologici e psichiatrici; nel caso emergano situazioni di rischio o particolare disagio, sar necessaria anche una valutazione specialistica. Iniziative pi specifiche - interventi psichiatrici e psicologici ambulatoriali, spazi riabilitativi, programmi personalizzati - dovranno essere poi concordate a livello territoriale, con protocolli tra gli istituti penitenziari e le aziende sanitarie in cui risiedono. Per il personale penitenziario e per quello sanitario saranno organizzati specifici progetti formativi.

Il suicidio in carcere, i dati italiani e quelli toscani

Il rischio di suicidio pi elevato per le persone in stato di detenzione, rispetto alla popolazione generale, con un rapporto 20 volte maggiore. Nelle carceri italiane nel 2009 il tasso di suicidi stato di 116,5 su 100.000 detenuti; mentre il tasso registrato al di fuori del carcere stato di 4,9 su 100.000 persone. Nel 2010, nelle carceri italiane i suicidi sono stati 55; 1.137 i tentati suicidi e 5.703 gli atti di autolesionismo.

La maggior parte dei suicidi in carcere avvengono nel primo periodo di detenzione: 61% dei casi riguarda reclusi da meno di un anno; 51,6% si verifica nei primi 6 mesi di reclusione; 17,2% nella prima settimana di reclusione. Il 62% dei decessi per suicidio in carcere riguarda utilizzatori problematici di sostanze.

Nel 2010 nelle carceri toscane sono stati accertati 2.342 "eventi critici". Sono stati registrati 5 decessi per cause naturali, 6 suicidi, 168 tentati suicidi, 849 atti di autolesionismo e 638 scioperi della fame.

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