Il sistema moda toscano è stato capace di riprendersi nel periodo della crisi e raggiungere risultati straordinari in termini di export, mantenendo un ruolo di primo piano a livello internazionale grazie alla manualità e alla creatività. Adesso però, per continuare a restare al top occorre unire a queste caratteristiche uniche innovazione tecnologica e di processo, in modo mirato. Lo ha detto stamattina l’assessore alle attività produttive Stefano Ciuoffo, durante il seminario organizzato a Palazzo Strozzi Sacrati per analizzare l’impatto sull’economia regionale del sistema moda, alla luce dei dati contenuti nella ricerca realizzata da Irpet.
“Abbiamo analizzato l’evoluzione del sistema moda negli ultimi 20 anni: l’impatto con la crisi, la ripresa, la stabilizzazione, i successi raccolti. Dati assolutamente rilevanti che raffigurano una Toscana che spicca per l’export e per il ruolo che ha assunto a livello internazionale con un effetto sistema che forse in passato non era così evidente”. Una Toscana che è eccellenza nella pelletteria, nella concia, nell’abbigliamento, nel tessile, nell’oreficeria e nelle calzature, con differenziazioni evidenziate dalla ricerca.
“Il ritardo nei confronti del paradigma Industria 4.0? È probabilmente uno dei suggerimenti più interessanti che emergono dallo studio. Va detto che in passato la Regione ha offerto al sistema produttivo toscano sollecitazioni che non sempre erano coincidenti con le opportunità e con le evoluzioni che poi il sistema ha avuto. Pensiamo al tessile: nei primi anni 2000 si diceva che, in quanto industria di prima generazione, sarebbe stato destinato, nelle economie più evolute, a soccombere per far posto alle economie dei paesi emergenti. Non è stato così per il distretto toscano che oggi mantiene un’assoluta centralità ed eccellenza. Lo stesso dicasi per il WTO: si aprono i mercati, scompariremo dal sistema perché in una condizione di mercato non protetto, l’export del sistema moda toscano è destinato a soccombere. I risultati, +60% negli ultimi 10 anni, smentiscono anche questo”. Quindi l’adeguamento rispetto a Industria 4.0, quasi una tappa irrinunciabile per non soccombere. “La Toscana ha saputo riprendersi e imporsi grazie alla manualità e alla creatività, caratteri che hanno poco a vedere con i processi di innovazione tecnologica e che sono legati alla cultura, alla formazione, alla storia, al gusto. Mi chiedo però, si può campare di sola creatività? No perché in un mercato talmente aleatorio e vasto, la creatività va messa a sistema. Quindi il processo di innovazione che generalmente evochiamo come necessario deve essere va mirato a ciò che deve essere introitato nel sistema di produzione nel settore della moda, ovvero l'organizzazione. Se uniamo creatività, manualità e la nostra capacità di essere innovativi all'innovazione tecnologica nell'ottimizzazione dei processi produttivi, forse non ce n'è per nessuno, e noi saremo ancora protagonisti di questa eccellenza”.
“In termini di valore assoluto e di export la moda toscana è prima in Italia – ha aggiunto il direttore di Irpet Stefano Casini Benvenuti -. Un settore che credevamo in crisi agli inizi del nuovo millennio, e che sarebbe stato soppiantato dai nuovi paesi emergenti, ha saputo rimettersi in piedi proprio in coincidenza con la crisi del 2008 ed è cresciuto a livelli importanti. Le esportazioni, secondo stime recenti, sono cresciute di quasi il 60% in un decennio, a partire dal 2008. Una performance di rilievo che nessuna altra regione italiana ha saputo uguagliare. Metà di questo incremento è da imputare al settore moda, il restante alla farmaceutica e alla meccanica. Non tutti i settori della moda hanno contribuito in egual misura. Va sottolineato il successo ottenuto dalla pelletteria. Anche l’abbigliamento ha registrato risultati degni di nota mentre il tessile, ormai da tempo in grande difficoltà, ha fatto registrare qualche segno di ripresa da parte di quelle imprese che hanno saputo resistere alla selezione e restare competitive. Lo stesso è avvenuto anche nel settore calzaturiero e orafo. Futuro difficile? A livello nazionale, il calo generalizzato dei consumi certamente non aiuta. Il settore si sostiene sull’export e se i mercati internazionali fossero colpiti da crisi, qualche problema potrebbe sorgere”.
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