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30 novembre 2015
11:41

Rossi: "La grande diseguaglianza si combatte con la politica UE"

Enrico Rossi relatore di un parere dei Comitato delle Regioni Europee sull'inserimento dei disoccupati di lungo periodo nel lavoro. Ecco la sua analisi sullo speciale Album Firenze pubblicato oggi da Repubblica
 
La festa della Toscana rivive nella capacit del nostro civile continente di affrontare le grandi sfide del proprio tempo. Potrei elencarne molte. Il mondo si presenta oggi come una tavolozza impazzita. Scelgo la lotta alla povert . Il suo spettro triste e cupo s'aggira per l'Europa. Frutto avvelenato d'otto anni di crisi economica curata male. Anzitutto la povert bisogna riconoscerla da vicino e da lontano. La sua anticamera la disoccupazione, in particolare quella di lungo periodo. In questo limbo lo spettro della povert adesca e seduce le sue reclute sotto la sorveglianza dell'austerit , che complotta con esso. A causa sua, sul corpo lacero del popolo dei senza lavoro, calata anche la scure che ha tagliato investimenti, innovazione e credito alle imprese. Una catena di flagelli che ha tradotto l'impoverimento da fenomeno congiunturale a grado solido d'esistenza. Sono 25 milioni disoccupati europei, 12 quelli di lunga durata. Un primo passo quello di occuparsi di questi ultimi che abitano l'anticamera.
 
1 recente rapporto Eurostat 2015 evidenzia come prima della crisi (2008) i disoccupati fossero 16,8 milioni (7%), mentre nel 2014 sono diventati 24,6 milioni (10,1 %). Ma ancor pi significativa la loro distribuzione..Fra le regioni europee che si collocano oltre il 20% ci sono tutte quelle greche, quasi tutte quelle spagnole, quattro regioni meridionali italiane, regioni croate, bulgare, francesi, irlandesi. Quasi tutte queste regioni hanno visto crescere il tasso di disoccupazione fra il 2008 e il 2014 di oltre il 5%. La nuova regione nata da questo profondo mutamento quella diffusa e trasversale della disuguaglianza. La disoccupazione di lunga durata insieme a quella giovanile un grande problema. Le statistiche ci dicono che la possibilit di reintegrare chi ha perso il lavoro diminuisce drasticamente con il prolungarsi dei periodo di disoccupazione (dal 44,3% entro il primo mese al 20,7% fra il 18 e il 23 mese di disoccupazione). Questa inattivit crea marginalit , frustrazione, disperazione.
 
Combattere la povert con politiche d'investimento per creare nuova domanda di lavoro una priorit per l'Europa. Nelle scorse settimane sono stato a Bruxelles, relatore di un parere del Comitato delle Regioni Europee dedicato alla materia dell'inserimento dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro. In questa sede come toscano e come europeo mi sento impegnato a far comprendere alle istituzioni comunitarie e al campo socialista, di cui sono fiero di far parte, che la piaga della disoccupazione non pu essere affrontata efficacemente delegandola interamente agli Stati membri. Essa deve essere assunta direttamente dall'Europa. Se il suo volto non vuole essere solo quello della difesa della moneta unica e della rigida applicazione delle politiche di austerit essa deve fare questo salto. Se, come pretende il Consiglio Europeo, si lasciasse soltanto ai singoli Stati membri, attraverso i loro Servizi per l'Impiego, il compito di fronteggiare il problema, allora i paesi maggiormente colpiti dalla crisi dovrebbero farsi carico del peso maggiore del problema. La regione della disuguaglianza finirebbe cos per allargarsi e conquistare nuovi territori. Mettendo in crisi l'edificio comunitario. 
 
Urge che l'Europa mostri la sua radice, cacci lo spettro della povert . Un tema che intreccia la lotta alla povert , ma che si pu solo accennare in finale e che nasce dalla pi atroce attualit , riguarda poi le crisi del Medio Oriente e il cuore del Mediterraneo. Come ho gi detto altrove il mostro dell'Isis deve essere decapitato prima che esso ci decapiti. Non mi annovero tra quelli che instaurano un nesso semplice tra radicalismo jiahdista ed esclusione sociale. Gli autori e gli ideatori degli attentati sono spesso lites ricche e colte. Una vera e propria aristocrazia del nichilismo che sta spargendo il suo veleno in Europa dopo aver costruito una nuova statualit criminale tra Iraq e Siria. In che modo c'entra la lotta alla povert ? In quel posto del mondo bisogna ricostruire una statualit legittima e legale e questo si potr fare, dopo un tempestivo intervento militare, con un grande piano Marshall per il Medio oriente, che spetta anzitutto all'Europa. 
 
E in che modo il contrasto alla povert interna intreccia questa dinamica del terrore? Prima di tutto per la prossimit che ha reso i nostri paesi naturale approdo di chi fugge dalle guerre legate a quel crollo di statualit . Si tratta di nuovi milioni di potenziali poveri. In secondo luogo perch una rappresentazione superficiale del conflitto e della spirale che ci avvolge potrebbe dar fiato all'islamofobia, che come ha detto Gilles Kepel l'ingrediente di cui anzitutto va in cerca questa nuova avanguardia del terrore per costruire un folle consenso attorno a s . La lotta alla povert una grande sfida per rilanciare una nuova Europa dei "lumi", che fondale sue radici nella Rivoluzione Francese e nell'abolizione della pena di morte da parte di Pietro Leopoldo nel 1786 fondale sue radici.