PRATO - Una soluzione per Gonfienti? Ancora non c'è, ma per trovarla il presidente della Toscana Enrico Rossi ha deciso di convocare tutti i soggetti interessati e metterli a sedere attorno ad un tavolo. E di farlo velocemente, nel giro di qualche settimana.
"La città etrusca che ho visto stamani è l'espressione di una civiltà così antica, raffinata e al contempo 'globalizzata' che non possiamo non valorizzarla, magari legandola al parco della Piana. Un segno di identità e una potenzialità turistica e culturale assolutamente da non trascurare. Ne sono rimasto davvero colpito" confessa Rossi. Che poi aggiunge: "Non sarebbe male riprendere la vecchia abitudine di programmare il futuro. Non per forza occorre fare tutto subito. Ma si può costruire qualcosa di strategico e importante anche realizzando, anno dopo anno, un pezzetto alla volta".
Una città nascosta
Per capire quello che poteva essere la città etrusca di Gonfienti, una città ancor oggi in gran parte nascosta, basta varcare il cancello del Mulino. Ed è quello che ha fatto stamani il presidente della Toscana Enrico Rossi, invitato dall'assessore alla cultura della Provincia di Prato Edoardo Nesi. Con lui c'erano gli assessori alla cultura Cristina Scaletti e al territorio Anna Marson, il sindaco di Prato Roberto Cenni, il presidente della Provincia di Prato Lamberto Gestri con l'assessore Nesi e la responsabile d'area della Soprintendenza archeologica Gabriella Poggesi.
Il tesoro custodito nel Mulino
Da Gonfienti infatti, avvolto stamani alle otto da una fitta nebbia, è iniziato il tour della giunta regionale a Prato. Il Mulino è un vecchio complesso medievale, antico possesso dei Ginori, che si alza con la sua torre in alberese tra i campi e capannoni dell'Interporto pratese. Ed è in questo edificio, ristrutturato con fondi europei, che sono custoditi tutti i reperti degli scavi condotti su tre piccoli fazzoletti di terra, gli unici finora indagati. Ci sono frammenti di antichi crateri, bacili e attingitoi che arrivavano dall'Attica, dall'Egitto e perfino dalla Siria. Ci sono antefisse che dominavano i tetti delle case per affermare il potere delle famiglie che l'abitavano, alcune delle case grandi anche 1400 metri quadri. Ci sono mappe appese ai muri e la ricostruzione di un piccolo portico di un'abitazione al primo piano.
Un ritrovamento fortuito, quindici anni fa
Che a Gonfienti, sepolta sotto la terra, c'era una grande città etrusca, gemella di Marzabotto e costruita per controllare i traffici attraverso l'Appenino, fu scoperto per caso nel 1995, durante la realizzazione del bacino di compenso dell'interporto. Venti ettari: metà su Prato, il resto su Campi Bisenzio. E i primi scavi iniziarono l'anno successivo.
Pronti da spendere 500 mila euro
Il problema, oggi, è come conciliare il progetto dell'Interporto con la valorizzazione del sito archeologico. "Ci sono 500 mila euro pronti – si lamenta l'assessore della Provincia di Prato, Edoardo Nesi -: 300 mila li ha messi la Regione, gli altri la Provincia. Ma non riusciamo a spenderli". Perché il terreno appartiene alla società (privata) che gestisce l'Interporto e quei terreni non possono essere ceduti gratuitamente.
Dividere le due società
La proposta del Comune di Prato è quella di creare una nuova società (o una fondazione) per l'area archeologica di Gonfienti. All'inizio i soci potrebbero essere gli stessi dell'Interporto, poi magari differenziarsi. La nuova società avrebbe in dotazione i terreni della città etrusca e un magazzino da utilizzare come "officina", ma anche una parte del debito della vecchia società, dovuto anche alle spese per gli scavi. Nel progetto del Comune c'è anche un albergo e un museo, a villa Niccolini.
Questa od altre proposte saranno al centro dell'incontro convocato dal presidente Rossi