
FIRENZE - Il presidente della Regione Enrico Rossi ha lanciato un appello per un "cessate il fuoco" in Libia durante il Ramadan, che inzier il primo di agosto. Il presidente ha scritto un messaggio al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio, al ministro degli Affari esteri e ai presidenti di Camera e Senato in cui chiede alle massime istituzioni dello stato di sostenere questa proposta, avanzata nei giorni scorsi dal vescovo di Tripoli, monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli.
La lettera, illustrata oggi dal presidente Rossi nel corso di un incontro con don Giovanni Momigli, direttore dell'Ufficio pastorale sociale della Arcidiocesi di Firenze, e con l'imam di Firenze e presidente nazionale dell'Ucoii, Izzedin Elzir, sottolinea come questa iniziativa possa rappresentare una "occasione per avviare o intensificare le iniziative diplomatiche per la soluzione politica del conflitto in corso, per potenziare il supporto umanitario alle popolazioni e per favorire un clima di distensione nell'intera area nordafricana.". "L'Italia - sostiene il presidente Rossi - pu e deve svolgere un ruolo da protagonista nel costruire un assetto di pace e giustizia nell'intero bacino mediterraneo
Ecco il testo integrale della lettera.
Appello per un "cessate il fuoco" durante il Ramadan in Libia
Al Presidente della Repubblica
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Ministro degli Affari Esteri
Al Presidente del Senato
Al Presidente della Camera dei Deputati
Egregio Signor Presidente,
il prossimo primo agosto inizier per l'Islam il Ramadan, il mese di digiuno sacro, uno dei cinque pilastri dell'Islam: la proposta avanzata nei giorni scorsi dal Vescovo di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, di sospendere le ostilit in Libia ci sembra meritevole di attenzione e di supporto da parte del nostro Paese.
E' un gesto di civilt umana e di rispetto per le convinzioni religiose del popolo libico, che pu essere anche l'occasione per avviare o intensificare le iniziative diplomatiche per la soluzione politica del conflitto in corso, per potenziare il supporto umanitario alle popolazioni e per favorire un clima di distensione nell'intera area nordafricana.
Non sarebbe in nessun modo un cedimento all'ex dittatore libico Gheddafi; al contrario dimostrerebbe la forza e la credibilit della diplomazia occidentale ed europea, senza la quale nessun assetto stabile, equo e pacifico dell'area mediterranea sarebbe concepibile.
Sono passati 4 mesi dall'inizio della guerra in Libia e non sono prevedibili a breve soluzioni positive del conflitto, mentre la popolazione civile ha subito sofferenze indicibili e le prospettive di una ripresa della normale vita sociale ed economica appaiono ancora lontane.
L'intervento militare, per quanto legittimato dalle istituzioni internazionali, da solo non riesce a risolvere le problematiche politiche e sociali di aree cos complesse e strategiche del pianeta e noi siamo convinti che non dobbiamo arrenderci alla inevitabilit della guerra. La politica pu e deve saper utilizzare molteplici strumenti per affermare la salvaguardia dei diritti umani e sociali e la democrazia nel mondo.
Senza una adeguata iniziativa diplomatica la politica e la civilt sono destinate a soccombere. Per raggiungere soluzioni stabili, eque e giuste occorre che il rumore assordante delle armi si plachi e riprenda parola la diplomazia.
Ecco perch la proposta di mons. Martinelli ci pare ragionevole: pacatezza e fermezza per i diritti e la pace possono affermarsi solo in un clima di ascolto e comprensione. Il Ramadan anche il mese della pace, oltre che del digiuno, per tutti i musulmani perch l'Islam vieta anche di combattere durante il mese sacro.
La "tregua di Dio", secondo l'antica formula medievale, potr alleviare le sofferenze di tutti i civili, consentire ai musulmani di riflettere sulla natura pacifica della religione e, contemporaneamente, offrire una finestra per dispiegare iniziative diplomatiche che portino ad una soluzione politica del conflitto.
La stessa Nato non ha mostrato contrariet alla proposta. Mons. Martinelli ne ha parlato con Papa Benedetto XVI durante la sua visita in Italia lo scorso giugno.
La Toscana fa propria questa proposta e chiede alle istituzioni del nostro paese di sostenerla. L'Italia pu e deve svolgere un ruolo da protagonista nel costruire un assetto di pace e giustizia nell'intero bacino Mediterraneo. Sarebbe un atto di coraggio e fiducia nella trattativa e nella politica, piuttosto che nelle armi.
Siamo fiduciosi che il nostro Paese e le sue istituzioni sapranno, con saggezza e lungimiranza, imboccare questa strada di speranza.
Enrico Rossi
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