Cultura
Firenze
30 maggio 2022
12:41

Poesia e impegno civile: la Regione ricorda Giuseppe Zagarrio nel centenario della nascita

Poesia e impegno civile: la Regione ricorda Giuseppe Zagarrio nel centenario della nascita
Giuseppe Zagarrio. Sotto, momenti del convegno. A destra, il figlio Vito. A sinistra, Valdo Spini

Costruire, ritessere, rinascere, resistere, insistere, ricominciare. Sono queste le parole scelte da Giuseppe Zagarrio per definire la sua attività di poeta, saggista e professore liceale. Nato a Ravanusa in provincia di Agrigento e arrivato a Firenze nel 1949 per insegnare lettere italiane e latine al Liceo Classico Galileo, qui ha continuato a coltivare la passione per la poesia, accompagnata dall’impegno civile, lasciando un segno profondo nella cultura del primo e secondo dopoguerra, fino alla morte, avvenuta nel 1994.

Per ricordarlo, nel centenario della sua nascita, la Regione Toscana gli ha dedicato un incontro nella Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati, al quale hanno preso parte, fra gli altri, il figlio Vito, regista e storico della cinematografia, Valdo Spini, presidente della Fondazione Circolo Rosselli, Giorgio Van Straten, scrittore e presidente della Fondazione Alinari per la Fotografia, che ha sottolineato “la volontà di Giuseppe Zagarrio di ‘esserci’ e partecipare fino in fondo all’idea di cambiamento collettivo della società, non solo con lo strumento della politica ma anche attraverso l’insegnamento, la poesia, l’ostinata convinzione che la letteratura fosse una potente chiave di lettura della realtà e di se stessi, senza mai cedere alla rassegnazione”.

Con la discrezione e il rispetto che riservava al suo impegno ed al suo lavoro, “lo Zaga”, come lo chiamavano i suoi studenti, raccontava poco di sé e del suo lavoro agli allievi, nulla delle sue frequentazioni con Mario Luzi, Alfonso Gatto, Romano Bilenchi, Piero Bigongiari, Alessandro Parronchi ed altri protagonisti della Firenze letteraria dei suoi anni. Amava invece coinvolgerli, con metodi del tutto nuovi al tempo, in letture, approfondimenti, viaggi attraverso la letteratura italiana, e non solo, che non lasciavano mai spazio alla banalità o ai luoghi comuni, che evitava accuratamente, cercando di accendere nei “suoi” ragazzi la voglia di critica intelligente, rigorosa e il desiderio di “andare oltre”.

Desiderava “ispirare” Giuseppe Zagarrio, lasciare in chi aveva la fortuna di averlo come docente una impronta di indipendenza, spirito critico e “voglia di esserci”, nelle piccole e grandi cose della vita, che i più fortunati dei suoi allievi hanno portato con loro per tutta la vita.

Da “Le stagioni di maggio” alle poesie pubblicate sulle riviste “Quartiere”, “Quasi”, “Letteratura”, “Impegno '70”, "Cronorama", "Pianura", “Barbablù”, “Collettivo R”, nate per far conoscere al pubblico autori che non trovavano spazio o accesso nei canali classici dell’editoria “maggiore”, Giuseppe Zagarrio ha lasciato un’eredità di pensiero e di vita che oggi vive nel Fondo Zagarrio depositato presso la Biblioteca Nazionale di Firenze interamente dedicato alla poesia che integra il panorama letterario della fine del secolo scorso e resta aperto a futuri contributi ed arricchimenti.