FIRENZE - Continua l'impegno delle regioni agricole europee, e tra queste della Toscana, a difesa della dimensione regionale nella futura Politica agricola europea.
Oggi l'assessore regionale all'agricoltura Marco Remaschi ha partecipato a Bruxelles, insieme ad alcuni colleghi della rete Agriregions, che unisce quattordici regioni agricole di sei Paesi Ue, a un incontro con il Presidente e alcuni membri della Commissione agricoltura del Parlamento Europeo.
"In questa fase, in cui il dibattito sulla nuova Pac è ancora in corso – ha detto Remaschi - occorre ribadire che le politiche europee devono tener conto delle diversità di tutti i territori dell'Unione".
"Nelle nazioni fortemente regionalizzate come la nostra – ha aggiunto - è necessario mantenere l'autonomia gestionale e programmatoria delle regioni. La governance deve garantire efficacia ed efficienza nell'attuazione degli interventi, attraverso strumenti operativi che consentano manovre flessibili e immediate, evitando il "collo di bottiglia" a livello nazionale. Essendo l'agricoltura una competenza costituzionale risulta necessario mantenere in capo alle regioni sia la scelta degli interventi da attivare, sia la loro gestione".
"Se da una parte - ha proseguito l'assessore nel suo intervento - difendiamo la scelta della Commissione Europea di unire gli interventi del primo (pagamenti diretti, Ocm) e secondo pilastro (sviluppo rurale), dall'altra ribadiamo che la confluenza a livello nazionale del Piano Strategico non permetterà la piena attuazione di tali politiche.
La Regione Toscana, sia nella programmazione 2007/2013 sia nell'attuale 2014/2020, ha puntato molto sulla progettazione integrata su vari livelli: il Piano strategico nazionale non potrà essere lo strumento adatto per consentire alla Regione Toscana di continuare a soddisfare le esigenze di maggiore aggregazione, innovazione e sostenibilità che caratterizzano la nostra regione. Nel quadro futuro, un unico interlocutore con la Commissione europea a livello nazionale (autorità di gestione unica a livello nazionale) non consentirà infatti di effettuare scelte mirate alle esigenze regionali e rallenterà molto le possibilità di modalità di modifica del Piano che risulterà molto più complesso.
Di qui la necessità di continuare nello sforzo di rivedere le future politiche europee verso una maggiore attenzione alla sussidiarietà".