FIRENZE - "E' urgente passare dalle parole ai fatti e servono decisioni finalizzate ad arrestare la grave situazione in cui ci troviamo". E' chiaro l'assessore Riccardo Nencini con il console cinese Hu Chengyuan, che ha incontrato stamani e a cui ha ripetuto che "senza la collaborazione attiva e convinta delle autorit politiche ed istituzionali che rappresentano la comunit cinese in Toscana non sar possibile attenuare la morsa dell'illegalit che sta strozzando la nostra economia".
Da parte del console cinese, racconta Nencini, non mancata attenzione al problema e disponibilit a collaborare con gli enti locali e le istituzioni toscane: soprattutto per rafforzare le pratiche di informazione e comunicazione nei confronti degli imprenditori cinesi sul sistema delle regole e delle leggi da rispettare. "Ma ho a mia volta rilevato dice - che la stessa disponibilit ci fu data un anno fa dal console generale Li Runfu e da allora non successo niente. Anzi, la situazione si ulteriormente aggravata, come ci raccontano le cronache delle ultime settimane".
" vero, come ha sottolineato il dottor Hu, che le aziende sono private e dunque difficilmente controllabili aggiunge Nencini - , vero che possono essere i rappresentanti degli imprenditori cinesi ad individuare le priorit ; ma non pensabile che si possa affrontare un problema di tale portata se le massime autorit istituzionali, la Regione e il Consolato, non intensificano la loro collaborazione. Noi lo stiamo gi facendo e non intendiamo mollare la presa". La Regione gi domani sarebbe p ronta a mettere a disposizioni tecnici e funzionari per individuare, assieme agli addetti del Consolato, le misure e le iniziative da intraprendere nei prossimi mesi.
L'assessore al bilancio Nencini aveva scritto due settimane fa al console cinese, dopo l'ennesima operazione delle forze dell'ordine che aveva portato alla luce, tra Prato e Firenze, un vero e proprio
lager' in cui cittadini cinesi venivano tenuti segregati, costretti a lavorare in condizione di schiavit da altri connazionali. Una questione posta con forza da Nencini al console gi in un incontro di un anno e mezzo fa, quando l'assessore sottoline al diplomatico la necessit di concentrare gli sforzi delle istituzioni e di tutti gli attori coinvolti a vario titolo nella lotta all'evasione fiscale verso le sempre pi diffuse situazioni di illegalit economica del distretto cinese'. Con un duplice danno: per le aziende toscane, costrette a far fronte alla concorrenza sleale delle imprese cinesi, ma anche per i lavoratori cinesi, i cui diritti vengono sistematicamente violati, e dunque per i giovani, ai quali il mancato rispetto delle leggi da parte delle aziende ruba il futuro.
I dati raccolti da Silvia Pieraccini del Sole 24 Ore in un libro di pochi anni fa fotografano una situazione di estrema emergenza, che negli ultimi tempi certo non migliorata. Su 3400 imprese cinesi del distretto pratese, la stima era che vi lavorassero circa 40mila persone. Ma solo 6.147 dipendenti cinesi erano iscritti all'Inps, mentre in tutto il 2009 sono stati solo 3 gli infortuni denunciati all'Inail. I furbetti delle tasse, dati 2009, costano ai toscani pi di due miliardi di euro l'anno. Una cifra enorme eppure parziale. "Le imprese cinesi non sono le sole ad operare nell'illegalit conclude Nencini - e ci sono, tra loro, anche aziende che rispettano le regole. Ma un distretto in cui si concentrano pi illegalit e per questo costituiscono una questione che occorre affrontare con urgenza".