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23 maggio 2017
18:26

Nel 1992 l'attentato a Falcone e Borsellino. Bugli: "Facciamo dei beni confiscati uno strumento di riscatto"

FIRENZE -  Venticinque anni fa, il 23 maggio, la strage di Capaci, in cui assieme alla moglie e ai tre agenti di scorta mor il giudice Giovanni Falcone.  Due mesi dopo, il 19 luglio, l'assassinio con un'altra bomba del collega Paolo Borsellino.  Ventiquattro anno fa, sempre alla fine di maggio,  la strage dei Georgofili a Firenze.  E l'Italia si ferma a ricordare.

Il maxi-processo che si concluse nel 1987 con diciannove ergastoli e 2.665 anni di carcere fu la prima sconfitta della mafia. E quando il 30 gennaio 1992 la Corte di Cassazione  conferm la pena e sopratutto l'impianto di quel processo, la risposta furono quelle stragi.

"Sarebbe lungo l'elenco dei servitori dello Stato che hanno sacrificato la loro vita per combattere la mafia" sottolinea l'assessore Vittorio Bugli, che stamani, nell'anniversario della strage di Capaci, ha partecipato di buon mattina alla diretta di Rai Tre Toscana "Buongiorno Regione" per parlare di legalit  e poi nel pomeriggio intervenuto in Consiglio regionale. "Celebrare per questa giornata - si sofferma - non significa solo ricordare questi servitori dello Stato, il loro lavoro e onorarne la memoria. Significa anche ribadire il primato dello sforzo per affermare la legalit . Un no alla mafia che serve anche a sottolineare l'attualit della lotta alla mafia". Che oggi si manifesta in modo diverso, ma continua ad esistere. 

392 beni confiscati: ancora pochi destinati
Lo dicono i sequestri e le confische di beni e aziende, cresciuti negli ultimi anni anche in Toscana: 348 immobili e 44 aziende il dato pi aggiornato. Numeri alti anche perch ogni pertinenza, particella di terreno o garage, sia pur parte della stessa propriet , vale uno. E proprio sui beni confiscati si sofferma nel suo intervento in Consiglio regionale l'assessore.

Mappa interattiva dei beni confiscati alla mafia

Agenzia nazionale, statistiche per comune aggiornate


"Solo 52 immobili e due aziende sono gi destinati, gli altri aspettano e sono in gestione presso l'agenzia nazionale istituita nel 2010 ricorda Bugli  -. C' una legge, approvata nel 1996 a seguito di una petizione popolare, che consente l'uso per finalit sociali di questi beni. Segue ad un'altra legge altrettanto importante, del 1982, che aveva introdotto lo strumento della confisca. In questo modo si sono potute colpire al cuore le associazioni criminali. Ma l'attuale sistema mostra una serie di limiti piuttosto evidenti". E' in difficolt l'agenzia nazionale, per mancanze di risorse e personale. Sono in difficolt i comuni pi piccoli.

Con il nuovo codice procedure pi veloci
E allora? "Ci affidiamo al nuovo direttore dell'agenzia, il prefetto Sodano, per velocizzare le pratiche. E' anche essenziale sottolinea l'assessore Bugli   approvare velocemente il nuovo codice antimafia, che la Camera ha gi licenziato ad ottobre del 2015 ed ora in discussione in Senato". La nuova normativa permetterebbe infatti di rendere pi efficace e tempestiva l'adozione di misure di prevenzione patrimoniale, di sequestro e di confisca ed anche l'assegnazione in via provvisoria dei beni confiscati, oltre alla riorganizzazione dell'agenzia nazionale e l'istituzione di tavoli provinciali permanenti sulle aziende sequestrate e confiscate.  

Le pagine dell'osservatorio sui beni sequestrati in Toscana

171 gli immobili confiscati a fine 2015: concentrati in 31 comuni

Aiuterebbe, ad esempio,  anche il trasferimento della fattoria di Suvignano nei comuni di Monteroni d'Arbia e Murlo in provincia di Siena, tra i beni di maggior pregio tra quelli sequestrati in Toscana alla criminalit organizzata. Una questione da anni aperta, su cui la Regione ha firmato nel 2016 un protocollo d'intesa con il ministero delle politiche agricole per accelerare il passaggio alle amministrazioni locali e lo sviluppo poi di un progetto di sviluppo.

Affermare la cultura della legalit
"Vendere i beni confiscati si sofferma l'assessore dovrebbe essere solo un'ipotesi residuale e fortemente controllata. Un principio va ribadito con forza: i beni confiscati rappresentano una risorsa e la priorit resta il loro utilizzo per finalit di carattere sociale, come strumento di riscatto e per affermare in modo credibile e concreto la presenza dello Stato".  Lotta dunque all'illegalit , ma anche affermazione della cultura della legalit , che fatta di memoria e di iniziative nelle scuole e che si costruisce anche attraverso i giovani che d'estate lavorano le terre confiscate alla mafia: tutte azioni su cui, assieme ad associazioni come Libera, Arci o la Fondazione Caponnetto, la Regione Toscana ha fortemente investito in questi anni. Lo ha fatto a partire dalla creazione nel 1994 di un centro di documentazione "Cultura per la legalit democratica", che tuttora una struttura praticamente unica dalle Alpi alla Sicilia: un archivio sui misteri e i poteri occulti, le stragi, l'eversione, la mafia pure e la criminalit organizzata aperto a studiosi, curiosi ed addetti ai lavori, ma che lavora (tanto) anche con le scuole e con i giovani. Una 'casa della memoria' all'ultimo piano di Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, con seimila libri, 871 volumi delle Commissioni parlamentari d'inchiesta, 161 tesi di laurea, 55 periodici, 237 film, documentari e audiovisivi, novemila documenti e 339 sentenze penali, quattro fondi d'archivio, banche dati e cataloghi informatizzati, dalle Brigate Rosse all'attentato Moro fino alla P2 di Licio Gelli.

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