Il secondo novecento visto nei bozzetti e nelle opere di Alda Casini, pittrice e stilista piombinese, le riflessioni sulle religioni della psicologa Eva Maria Angela Ryborz, il viaggio che riscopre il passato di Fabio Mazza, per lungo tempo giudice prima presso la Corte d’Appello e poi di Cassazione.
Tre diversi modi di considerare e misurare tre differenti percorsi umani e personali, sintetizzati in tre opere editoriali, che potrebbero compendiarsi in un’unica originale visione, presentate nella Sala Esposizioni di Palazzo Sacrati Strozzi dai rispettivi autori per iniziativa del presidente della Regione Eugenio Giani e con la partecipazione di Lia Bronzi, critico d’arte e letterario.
“Tre libri – nelle parole di Lia Bronzi – ispirati da un’attenzione verso l’uomo, il tempo e le vicende che lo scandiscono: nei complessi aspetti dell’influenza delle religioni descritte da una psicologa, negli schizzi a china e nelle didascalie di una bozzettista e disegnatrice nell’esplorazione dell’evoluzione del costume e dei comportamenti attraverso l’abbigliamento e nei racconti di un giudice abituato a scriver sentenze che esplora con delicatezza ricordi e tracce di un mondo dove c’è spazio anche per la fiaba e la fantasia”.
Partendo dal pensiero e dalle opere di Sigmund Freud, il saggio di Eva Maria Angela Ryborz, che fa parte di un trittico di opere dedicate all’esistenza umana e ai significati della guerra, esplora l’anima dell”Uomo allo specchio” affrontando questa volta il tema delle delle diverse religioni e di come si sono presentate al mondo nel tempo nel loro valore spirituale, senza trascurare l’attenta osservazione di certe recenti trasfigurazioni di quelle monoteiste, che nelle loro manifestazioni più estreme ed intransigenti si sono fatte spesso portatrici di messaggi di odio e intolleranza.
In “Novecento. Volume 2” Alda Casini parte idealmente da una data precisa che segna un momento importante della storia della moda italiana e fiorentina: 12 febbraio 1951, a Villa Torrigiani, le sorelle Fontana, Jole Veneziani, Fabiani, Pucci, Noberasco, Carosa e Schuberth fanno sfilare i loro modelli di fronte ai loro clienti e un selezionato numero di giornaliste americane esperte del settore. E’ l’inizio di una storia che ha un significato che va oltre l’evento mondano.
I disegni dell’epoca e nei brevi appunti che accompagnano la descrizione delle moda di quegli anni rivelano le tracce della storia culturale e imprenditoriale della Toscana e dell’Italia del secondo dopoguerra, accennando anche agli aspetti politici e di costume legati agli abiti.
Mode e anche modi, nelle parole e negli scritti di Gillo Dorfles: modi di essere, sentire, rivendicare la propria individualità a partire dal bikini, la minigonna, l’influenza della moda sportiva, la linea trapezio, la minigonna, fino al successo del Prêt à porter ed al gusto del ritorno al passato degli anni novanta del secolo scorso.
Momenti di un tempo comune che Fabio Mazza, che della legge ha fatto la sua professione, esplora da un differente punto di vista nei nove racconti che compongono la sua raccolta “L’uomo che amava le rose”.
Fermandosi nella ricostruzione di un passato dove trova spazio la tradizione favolistica di Fedro, Esopo e La Fontaine, la prosa si innesta, come accade nelle pratiche agronomiche, in una narrazione dove trova spazio l’autobiografia e il ricordo di una gita in barca, il significato di piccoli oggetti, l’esplorazione di un mondo che prende spunto dalla realtà per andare oltre e inventare sogni e situazioni di sorprendente valore simbolico e poetico, che Mazza sviluppa in armonia e costanza con il suo esordio letterario di “C'era una volta una piccola isola”.
Tre persone, tre libri, tre viaggi in un contemporaneo percorso di vite dove si illuminano e intrecciano interessi e sensibilità diverse, in una comune attenzione al valore dell’esperienza umana nei suoi dettagli.