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5 agosto 2015
17:24

Migranti, Rossi: "Possibili soluzioni diverse". Con accordo Inail lavoro volontario più facile

FIRENZE - Cinquemila migranti già accolti in Toscana dall'anno scorso: settecento arrivati solo a luglio, altrettanti attesi per agosto e settembre. "Con questi numeri dobbiamo oramai fare i conti – ammette il presidente della Toscana Enrico Rossi, che stamani ha convocato a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze i sindaci della regione -. Questi sono i numeri, almeno fino a quando Africa e Medio Oriente vivranno una simile  situazione di instabilità e qualcuno non deciderà magari di mettere in piedi una sorta di piano Marshall". "Ma se governiamo il fenomeno – dice Rossi - , sono numeri che non devono far paura e nei sindaci che oggi erano a Firenze mi sembra che prevalga la sfida di governare questo processo".

L'assessore Bugli, che in questi giorni sta facendo il tour delle province e prefetture, prova a spiegare e declinare i numeri. "Seimilacinquecento migranti in tutta la Toscana vuol dire un profugo ogni seicento abitanti". Una soglia sostenibile: "Se tutti i territori faranno appunto la loro parte".  In Regione stanno facendo verifiche. "Ma ad oggi – informa Bugli – sono  ancora un centinaio i Comuni che sembra non abbiamo ancora risposto all'appello: oltre un terzo.  Altri Comuni di profughi ne stanno ospitando invece meno di quanti potrebbero".  Numeri che spingono la Regione a rinnovare l'appello a fornire ciascuno il proprio contributo.  Con un sottolineatura: "Ci adopereremo – dice Rossi - nel trovare una soluzione anche in quei  Comuni che diranno no".

Intanto più di un'amministrazione ha spalancato le porte oltre ogni previsioni iniziale: novecento sono i migranti accolti a Firenze di fronte alle richieste della Prefettura, oltre trecento a Prato, cinquecento in provincia di Pistoia (e nella frazione delle Piastre i profughi sono addirittura quarantatré su sessanta abitanti), un centinaio da settembre saranno in Valdera,  altrettanti a Monticiano. A ricordarlo e dare i dettagli sono gli stessi sindaci durante l'incontro di oggi a Firenze.

Si può affrontare il problema in tre modi:  protestando, rendendosi parte attiva o facendo melina. "Perché il modello di accoglienza diffusa  non frani e il problema non diventi più grande di quello che è, occorre che tutti i sindaci provino a rendersi parte attiva – dice l'assessore Bugli - . Ed occorre parlarsi e stare tutti in contatto". "Sono convinto- aggiunge -  che se ognuno fa la propria parte ce la possiamo fare a portare avanti il nostro modello di "accoglienza diffusa" e gestirla al meglio, sia per chi è accolto che per chi accoglie".

Dai casolari ai moduli abitativi
Si cercano alloggi: edifici non utilizzati, case vuote, casolari di campagna, pubblici o privati. I fondi nazionali mettono a disposizione 35 euro al giorno per ogni profugo, tra vitto e alloggio.  L'alternativa possono essere capannoni dismessi da riadattare ad abitazioni o moduli abitativo simili a quelli usati in caso di alluvioni o terremoti. Non c'è una soluzione migliore. "Varia da territorio a territorio –  annuisce assieme ai sindaci il presidente Rossi -: l'importante è che la concentrazione di migranti per struttura non superi  le poche decine. Altrimenti non è più accoglienza diffusa e diventa altro".

Più facile impiegare i profughi in attività socialmente utili
L'altro punto è l'impiego dei migranti. "In cambio dell'accoglienza – dice ancora Rossi – ci deve essere la disponibilità a prestare attività di carattere volontario a vantaggio della comunità".  Qualcuno l'ha già fatto. A Torrita di Siena i profughi accompagnano, sotto l'egida della locale Misericordia, i bambini a scuola e aiutano gli anziani a salire sui pulmini dei servizi sociali. A Monteriggioni lavorano per un associazione creata dal parroco garantendo l'apertura di spazi pubblici. A Prato spazzano e puliscono i giardini. A Firenze hanno offerto il loro aiuto nel dopo-nubifragio dei giorni scorsi.  "Ma con  le due delibere approvate di recente dalla giunta regionale  - conclude Bugli - è ancora più semplice. Abbiamo infatti sciolto gli ultimi problemi burocratici e normativi, a partire dall'assicurazione obbligatoria, che potevano creare un ostacolo".