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26 maggio 2021
11:28

Legalità, a Suvignano per Libera va in scena la passione di cinofilia venatoria al femminile

Legalità, a Suvignano per Libera va in scena la passione di cinofilia venatoria al femminile

Un’iniziativa dedicata alle donne cacciatrici in nome della promozione della legalità e della lotta alla criminalità a favore dell'associazione Libera.

E' quella che si svolge domenica 30 maggio nella tenuta senese di Suvignano, nel comune di Monteroni d'Arbia,  tenuta confiscata nel 2007 ad un imprenditore palermitano vicino a Provenzano e dal 2019 affidata in gestione alla Regione Toscana. 

A presentare la giornata stamani, la vicepresidente e assessora all'agroalimentare Stefania Saccardi, l’assessore alle politiche per la sicurezza e alla cultura della legalità Stefano Ciuoffo. Con loro, la referente per la Toscana del coordinamento nazionale cacciatrici Fidc (Federazione Italiana della Caccia) Elisa Massei, insieme alla referente e alla vicereferente del coordinamento cacciatrici Fidc per la provincia di Siena rispettivamente Rosa Mostardini e Viola Carignani.

“Le donne di Federcaccia – ha detto la vicepresidente Saccardi - hanno deciso di dedicare una giornata e il suo ricavato a Libera, partner della Regione Toscana nella gestione della tenuta di Monteroni d’Arbia strappata alla mafia, la più importante forse di quelle confiscate. Credo che sia un segnale molto bello da parte delle donne che domenica si esibiranno con i loro cani da ferma e da cerca. Una giornata alla quale partecipa anche la Lilt, e quindi un altro segnale di solidarietà anche a favore della lotta ai tumori. Sarà un’occasione nella quale la tenuta di Suvignano risponderà pienamente alla sua vocazione di laboratorio permanente per la legalità dimostrando che la gestione di questa bella struttura portata avanti da un ente pubblico nel pieno rispetto delle regole e della legalità, funziona e funziona bene”.

“E’ questa visione del territorio quella che stiamo cercando da tempo di promuovere – ha detto l’assessore Stefano Ciuoffo - , questi 640 ettari sottratti alla malavita organizzata e restituiti alla comunità toscana e vissuti pienamente, in maniera attiva e come luogo di incontro. Se noi riusciamo ad essere protagonisti nel recupero delle nostre realtà e dei nostri diritti, siamo i giusti testimoni della legalità. Ancora una volta con iniziative di questo tipo riusciamo a fare insieme solidarietà. Ringrazio Federcaccia perché i contributi di questa iniziativa di caccia ma senza sparo saranno devoluti a Libera che fa della lotta alla criminalità la sua ragion d’essere”

Grazie all’idea del coordinamento nazionale cacciatrici Federcacciatrici Siena e alla collaborazione di Federcaccia Toscana e di Siena, con la calorosa disponibilità della Regione Toscana, domenica nella tenuta saranno di scena le donne appassionate di cinofilia venatoria. Saranno loro a esibirsi in una verifica attitudinale con cani da ferma e da cerca per raccogliere fondi in favore dell’associazione Libera sezione di Siena.

Grazie alla disponibilità di Ente Terre che gestisce la tenuta dove insiste l’azienda faunistico venatoria, è stato possibile mettere in piedi una giornata aperta nella quale è previsto anche uno spettacolo di falconeria.

Tanti gli sponsor che hanno aderito, comprese le aziende agricole del territorio con i prodotti locali che saranno i premi per tutte le partecipanti. Accanto all’incasso delle iscrizioni ci sarà anche una lotteria il cui ricavato verrà interamente devoluto a Libera.

Accanto a Federcaccia, anche il patrocinio dell’Enci (Ente nazionale cinofilia Italiana) e Lega Tumori di Siena per la prevenzione del tumore al seno.

La storia giudiziaria della tenuta, che si estende oggi per 640 ettari tra i comuni di Monteroni d'Arbia e Murlo (una colonica di pregio, altri diciassette edifici e 21mila metri quadrati tra immobili e magazzini, pure una chiesetta di fianco all'edificio principale) inizia con il giudice Giovanni Falcone, che nel 1983 sequestra l'azienda all'imprenditore palermitano Vincenzo Piazza, sospettato di aver rapporti con Cosa Nostra. Il costruttore ne rientra successivamente in possesso. Tra il 1994 e il 1996 arriva il secondo sequestro, assieme ad un patrimonio di ben duemila miliardi di vecchie lire affidato alla gestione di un amministratore giudiziario. Poi, nel 2007, la condanna e la confisca definitiva. Si è rischiato ad un certo momento, anni fa, che la tenuta fosse messa all'asta, con il rischio che potesse tornare alla mafia attraverso prestanome. Poi nel 2019 è arrivata l'assegnazione alla Regione, che la gestisce adesso attraverso Ente Terre, che già si occupa di altre proprietà demaniali o in gestione, fa sperimentazioni in campo agricolo e forestale.