FIRENZE - Intervista del Quotidiano Nazionale oggi al presidente della Regione. Tanti i temi toccati nell'articolo firmato da Pino Di Blasio che riportiamo di seguito nella versione integrale.
«In Regione non temo trappole. Il nodo è Piombino». Intervista al presidente della Toscana
di Pino Di Blasio
Presidente Enrico Rossi, dopo il gran rifiuto della candidatura alle Europee, è ancora convinto della sua scelta di restare in Regione?
«Sono sempre più convinto, per due motivi. Il primo è che voglio concludere la legislatura per senso di responsabilità, senza lasciare cose a metà. Il secondo è perché ritengo un privilegio governare la Regione, mettermi alla prova con i problemi della Toscana, impegnarmi tutti i giorni».
Manca un anno alla fine della legislatura. Si ricandiderà?
«Sono pronto a fare le primarie, nel caso ce ne sarà bisogno. E' anche giusto sottoporsi al giudizio su quello che ho fatto da presidente. Anzi, sento il bisogno di farmi giudicare. Avrei potuto guadagnare di più andando in Europa, ma avrei potuto fare meno».
Le hanno proposto di essere capolista per «liberare» la presidenza della Regione?
«Per come mi è stata fatta la proposta, non ho visto secondi fini. La Toscana ha un problema di rappresentanza in Europa, si poteva puntare alla testa della lista nella circoscrizione. E' stato un onore che abbiano pensato a me».
Tempo lei disse che un Pd in questo stato non serviva al Paese. Cos'è cambiato oggi?
«Il Pd oggi è un partito del leader. Matteo Renzi ha aperto una fase nuova, l'elemento fondante è la velocità. E il partito ha votato compatto per il rinnovamento. Ora deve essere costruito, per accompagnare il cambio di passo. Deve diventare un luogo di partecipazione, non basta essere fedeli al capo».
Teme che il partito del leader punti a logorarla per erodere il suo consenso?
«Alla direzione regionale ho sollecitato anch'io un cambio di passo. Non si tratta di logorare un presidente, ma di approfittare di questi mesi per decidere cose cruciali per la Toscana».
Forse sono troppe le priorità che ha elencato al Consiglio. Quali sono quelle più urgenti?
«Il governo del territorio e il piano del paesaggio sono gli strumenti che possono imprimere una svolta e far superare i particolarismi. Sono pronto a discutere, ma non possiamo continuare a vivere di rendita. Proprio Firenze ha insegnato che si può crescere senza consumare altro territorio. La ricchezza del paesaggio toscano va preservata, valorizzata, esaltata. L'altra urgenza è l'aver sbloccato 82 milioni di fondi europei per sostenere l'economia toscana».
Non avrebbe ottenuto più soldi stando in Europa?
«Al contrario, non avrei potuto accelerare i finanziamenti. E' la partita del futuro, ci sono 3 miliardi di curo in sette anni più 500 milioni di fondi statali».
Chi è, per lei, Renzi in tre parole?
«Non lo imbalsamerei in un'etichetta. Trovo stimolante che abbia impresso velocità e voglia di fare a tutti. Il resto va valutato quando riuscirà a fare le cose».
La convince l'eliminazione delle Province?
«L'aveva già decisa Letta, lui l'ha conclusa. Per superare questo federalismo sgangherato bisognava cancellare o le Province o le Regioni. Penso che la Regione sia il luogo più adeguato per governare i progetti. E per inserire i territori, attraverso il Senato stile Bundesrat, nel governo del Paese».
Non ha paura che a Piombino crolli una parte di Toscana?
«Sul polo siderurgico mi gioco tutto, ci sono battaglie che non si possono perdere. Io ho tre ostinazioni. La prima è dare corpo al progetto di riconversione delle acciaierie, mantenendo il laminatoio, puntando su Corex e forno elettrico. Con i fondi di Regione e Stato si può arrivare a un equilibrio occupazionale che non salva tutto, ma conferma Piombino come secondo polo dell'acciaio in Italia».
Il suo secondo refrain è la Concordia a Piombino
«L'adeguamento del porto sta nel dossier siderurgico, è essenziale anche per altre cose. Una volta completato il bacino, si può smaltire la Concordia o altri relitti. Non è la stessa cosa, però, trascinare per mare un gigante d'acciaio per 150 miglia o fargli fare solo 38 miglia».
Riguardo alla sua terza fissa, la Regione è pronta a cedere e sue quote a Eurnekian per la società unica tra Firenze e Pisa?
«Sono legato alla politica, non alle quote. A me interessa che Corporacion America abbia avviato un processo irreversibile che farà bene sia all'aeroporto di Pisa che a Firenze. La società unica saprà trovare gli equilibri tra i due scali, valorizzare le rispettive vocazioni e risolvere i dilemmi sulle piste. Noi porteremo in Consiglio la variante con l'idea di 2mila metri».
Le piace l'idea del G8 a Firenze?
«Sarà una grande opportunità per tutta la Toscana».
La sua spina nel fianco è la sanità. Anche il piano della Giunta è stato giudicato illegittimo
«Vedremo quali correzioni apportare. Ma le classifiche premiano la sanità toscana, siamo l'unica regione con i bilanci certificati, vorrei vedere le altre con i conti sotto controllo. Sul fronte inchieste, sono sempre stato sereno».
Pensa che Stefania Saccardi sia in giunta per soffiarle il posto?
«Sta lavorando bene, è un punto decisivo per ridare slancio alla giunta. Quando Renzi, segretario del Pd, mi sollevò il problema della rappresentanza di Firenze in giunta, approfittai della richiesta per dare una scossa a tutto il governo regionale».
Visto che le piace il latino, non teme lo stillicidio dei fuoco amico, il «venenum in cauda»?
«Concepisco le battaglie politiche a viso aperto, non so riconoscere o prevedere tranelli o raggiri. Se si verificassero sono pronto a combatterli. Perché omnia munda mundis, tutto è puro per i puri».