A quasi dieci anni di distanza, l’Agenzia regionale per la sanità ha presentato il secondo volume su “La salute di genere in Toscana”. “Nel 2013 sembrava un lavoro quasi pionieristico e riservato a pochi addetti – sottolinea il presidente della Toscana, Eugenio Giani – Da allora tanta strada è stata fatta e questo volume la misura. Ma soprattutto ribadisce l’impegno forte che nei confronti di questa sfida la Toscana ha raccolto nel tempo e che ora abbiamo intenzione di portare fino in fondo”.
Uomini e donne non sono infatti uguali. Ciascuno ha peculiarità biologiche, ormonali e anatomiche spesso sottovalutate e che invece sono importanti per capire come meglio contrastare una malattia e quale terapia o farmaci ad esempio da utilizzare, i quali spesso peraltro, almeno fino a poco tempo fa, erano sperimentati prevalentemente su casi maschili. La medicina di genere, o meglio un’ottica di genere che sia trasversale, nasce con lo scopo di colmare le disuguaglianze di studio, attenzione e trattamento che fino ad oggi sono state a totale svantaggio delle donne.
La presentazione del documento di Ars è stato l’occasione oggi, 11 maggio, per un seminario di formazione, rivolto a medici e sanitari, ospitato nella sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati in piazza del Duomo 10 a Firenze, sede della presidenza della giunta regionale. L’evento è stato inserito nel programma di iniziative de “La Toscana delle donne”, progetto della Regione di impegno permanente a favore dei diritti e dei talenti del sesso femminile.
Un percorso che arriva da lontano
La medicina di genere ha solide radici in Toscana, in un contesto dove la salute non va intesa solo come assenza di malattia ma come benessere fisico, mentale e sociale.
“Grandi passi in avanti sono stati fatti – racconta Lucia Turco, direttrice di Ars -. Oggi la lettura di tutti gli aspetti della salute e dei comportamenti in ottica di genere è entrata a far parte della cultura medica in generale. La medicina di genere è patrimonio del mondo medico-scientifico. Ma se questo è vero, lo è altrettanto che c’è ancora molta strada da fare: trasformare le conoscenze in pratica operativa è la sfida dei prossimi anni”.
L’Italia è stato il primo paese in Europa ad inserire, nel 2019, il concetto di “genere” in medicina. Un aspetto formale, indispensabile per arrivare ad una vera personalizzazione delle terapie. Ma la Toscana ha aperto la strada ancora prima: già nel piano socio-sanitario del 2014 era presente.
“Il volume realizzato dall’agenzia che dirigo – continua Turco - diventa una chiave di lettura per l’affermazione delle pari opportunità, non solo per donne e uomini”. La medicina deve e dovrà infatti sempre di più assistere le persone tenendo conto della loro unicità, delle storie e caratteristiche che le contraddistinguono. Un approccio che, a cascata, può migliorare appropriatezza delle cure, equità di accesso ed universalità.
Un esempio? Fino a qualche anno fa farmaci e terapie destinati a uomini e donne erano sperimentati per l’80% su maschi e solo la metà degli studi clinici considerava le peculiarità di genere riportando dati adeguati: cambiare questo modello significa poter curare tutte e tutti nella maniera più efficace possibile.
Aspettativa e stili di vita
Il documento di Ars, a dieci anni dalla sua prima edizione, rappresenta una raccolta di contributi epidemiologici sulla salute di genere in Toscana. Vengono analizzati molti aspetti relativi alla salute e al ricorso ai servizi sanitari. C’è naturalmente anche uno studio demografico. In Toscana come in Italia nascono più maschi che femmine; ma già in età adulta, intorno ai 35 anni, le femmine sorpassano numericamente i maschi e, con inesorabile progressione, la quota di coloro che arriva a superare gli 80 anni è il doppio dei coetanei maschi. Nonostante il Covid-19 abbia bruscamente dimiuito per gli anni della pandemia l’aspettativa di vita, una donna toscana alla nascita può aspettarsi di vivere 85 anni: cinque in più degli uomini. Un guadagno conseguenza, dagli anni Ottanta, della progressiva riduzione della mortalità nelle età più anziane.
Nel volume si parla anche degli stili di vita che possono influenzare lo stato di salute.
In generale le donne, adulte o anziane, assumono comportamenti più virtuosi rispetto agli uomini per quanto riguarda il fumo, l’alcol e l’alimentazione, mentre risultano più sedentarie e meno dedite allo sport. Tra gli adolescenti i comportamenti sono invece più omogenei e sono le ragazze ad eccedere di più nel consumo di tabacco ed alcol. Le donne hanno una dieta con maggior apporto di frutta, verdure e latte, gli uomini più ricca di salumi e carni.
Tumori e problemi cardiaci
Dall’alimentazione e gli stili di vita alle cause di morte. Tumori e malattie del sistema cardiocircolatorio sono le principali per entrambi. In Toscana i maschi presentano però un’incidenza più elevata di infarto del miocardio acuto, una prevalenza più elevata di scompenso cardiaco e di ictus cerebrale e più elevata, tra gli uomini, è anche la prevalenza di ipertensione arteriosa. Le malattie cardiovascolari presentano in ogni caso differenze di genere (e di sintomi) e la stessa situazione si presenta in oncologia, dove le neoplasie sembrano insorgere con maggiore frequenza negli uomini ma migliore è la sopravvivenza tra le donne a cui viene diagnosticato un tumore. Ci sono inoltre tumori più frequenti tra gli uomini ed altri più frequenti tra le donne.
Ogni anno in Toscana vengono diagnosticati circa 25mila nuovi casi (esclusi i tumori cutanei diversi dal melanoma). Tra le donne domina il tumore della mammella (28,5% di tutti i tumori femminili), mentre tra gli uomini svetta il tumore della prostata (17%).
Nel trend più recente, con una popolazione che nel suo complesso invecchia, l’incidenza oncologica tra i maschi è pressochè stabile - ma dimuiscono i tumori di prostata e polmone (effetto della riduzione dei fumatori) - mentre è in aumento tra le donne, per la crescita del tumore della mammella e del tumore del polmone (conseguenza del maggior numero di donne che fumano negli ultimi decenni).
In entrambi i sessi sono in aumento melanoma e tumore della tiroide, due patologie a buona prognosi frequenti tra i giovani, mentre arretra il tumore del colon-retto, a seguito dei programmi di screening organizzato. Per tutti i tumori la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi risulta più alta tra le donne rispetto agli uomini, in netto aumento rispetto al passato.
Diabete e osteoporosi
Quanto alle patologie croniche, li diabete (in Toscana come in Italia) è più frequente tra i maschi (ad eccezione degli under 45, dove la differenza tra i generi è praticamente inesistente), ma il profilo di rischio cardiovascolare conseguente alla malattia è peggiore nella donna. Una donna su tre e un uomo su sette si stima siano affetti da osteoporosi. Tra gli anziani, le fratture osteoporotiche rappresentano una delle maggiori cause di mortalità, con un’incidenza quasi uguale a quella per ictus e tumore della mammella. Dal 2002 al 2022 in Toscana si sono verificate circa 175 mila fratture di femore, riferite ad oltre 168 mila persone.
Il Covid
Non ci sono malattie infettive che colpiscono esclusivamente il genere femminile, anche se ci può essere una diversa prevalenza delle diverse affezioni a seconda del genere. Prendiamo il caso del Covid-19, ad esempio: i maschi si contagiano meno rispetto alle donne, ma corrono – a giudicare dal numero di decessi registrati - maggiori rischi per la propria salute. Le donne sembrano invece soffrire con più frequenza della sindrome del “Long Covid”, cioè la permanenza di sintomi a distanza di mesi dalla negativizzaizone.
Incidenti
I maschi sono più coinvolti negli incidenti stradali, le donne in quelli domestici. Le patologie autoimmuni sono più frequenti nel genere femminile, ma tra i maschi presentano condizioni di maggiore severità.
Il volume di Ars passa in esame anche la violenza di genere e i casi di codice rosa. Per la prima volta è stato affrontato in un capitolo il tema innovativo dell’identità di genere.
Per approfondire:
“La salute di genere”, clicca qui per sfogliare il documento