Internazionale
3 settembre 2011
17:02

La mostra sul Risorgimento a Roccastrada. Toscani nel mondo ricevuti dal sindaco

ROCCASTRADA (Gr) Il Risorgimento, l'Unit d'Italia e la Toscana. La mostra allestita in anteprima l'anno scorso a Firenze e che poi ha iniziato dalla Svizzera il suo viaggio nel mondo, nei paesi dove pi numerose sono le comunit toscane, approdata nel pomeriggio a Roccastrada in provincia di Grosseto, il paese che ospita l'ottava edizione della giornata dei toscani all'estero, in questi giorni in festa e alla vigilia di una notte bianca attesa per stasera. Si pu visitare la mostra nei locali del centro civico in via del Convento per una settimana, fino all'11 settembre, ed il modo scelto per festeggiare con i toscani nel mondo i 150 anni dall'Unit d'Italia.

Del resto Roccastrada pu vantare uno dei Mille, Antonio Borri, che ventisettenne si un alle truppe di Garibaldi assieme ad altri dodici maremmani e sal a Talamone sulla nave diretta verso Marsala. L'ingresso alla mostra naturalmente gratuito ed l'occasione per raccontare ad un pubblico locale, eterogeneo, la Toscana e il contributo toscano nella costruzione dello stato italiano.

L'inaugurazione si svolta alle sette di sera: prima la delegazione dei toscani nel mondo stata ricevuta in palazzo comunale, per un messaggio di auguri da parte del sindaco ed un rituale scambio di doni all'insegna anche delle specialit gastronomiche, con i gustosi cantuccini di Roccastrada in un coccio di ceramica anch'esso prodotto nei paraggi.

Finora la mostra sul Risorgimento, di cui esistono tre copie, stata, dopo la Svizzera, in Belgio, a Parigi in Francia e a Perth, Sidney e Brisbane in Australia tra luglio ed agosto. Dal 9 settembre, per due settimane, sar ospite a Melbourne, sempre in Australia, presso il Museo dell'emigrazione. Quindi voler a dicembre nell'Irlanda del Nord per poi approdare in America Latina e tornare ancora in Australia e Europa.

Un viaggio nel Risorgimento

"Firenze e la Toscana contribuirono in modo determinante alla formazione culturale della nascente Italia e lo fecero anzitutto attraverso la diffusione della lingua italiana ricorda l'assessore regionale Riccardo Nencini Alessandro Manzoni nel 1868 ammon l'allora ministro dell'istruzione affinch in tutte le scuole si insegnasse "il toscano, ovvero l'italiano". La mostra parla della Toscana, del Risorgimento e del ruolo centrale che la Toscana ebbe nella costruzione e modernizzazione della nazione fino al 1848 ed oltre. Una mostra agile ma densa di contenuti, curata dai professori Valentino Baldacci, presente all'evento di Roccastrada, e Cosimo Ceccuti, costruita su 21 pannelli facilmente ripiegabili e trasportabili tradotti anche in inglese e spagnolo, tutti alti due metri e larghi, con cronologie, immagini e didascalie scritte con linguaggio semplice e immediato. Una mostra in crescita anche, che nel corso di questi mesi si arricchita di contributi video realizzati dalla Fondazione Sistema Toscana, che ha pescato negli archivi della Mediateca regionale e di altri enti.

Dai Lorena a Firenze capitale

La rassegna parte dai Lorena e dei Lorena si sottolineano la spinta riformatrice ma anche le contraddizioni: come quella di una dinastia che, anche se profondamente radicata nella tradizione toscana, era pur sempre un ramo della casa regnante nell'impero austriaco. Vengono ricordate le riforme nel campo agrario e del commercio, le bonifiche e lo sviluppo delle infrastrutture: prime fra tutte le strade e le ferrovie che furono realizzate, facendo della Toscana una regione all'avanguardia. Si parla anche della scuola e dell'educazione popolare, che fu al centro della riflessione e dell'attivit di personaggi come Gino Capponi, Cosimo Ridolfi e Raffaello Lambruschini, e dei movimenti di opposizione di ispirazione carbonara e mazziniana.

La seconda parte della mostra dedicata agli anni dopo il 1848, con il progressivo emergere di una opposizione non solo di tendenza democratica e repubblicana ma formata dalla stessa classe dirigente liberale moderata, la trasformazione di Firenze negli anni in cui fu capitale, non senza qualche malumore per l'arrivo di trentamila piemontesi e gli affitti schizzati alle stelle, e alla questione appunto della lingua.