Internazionale
7 aprile 2017
12:52

La cooperazione diventa co-sviluppo. E sugli obiettivi 2030 Onu la Toscana si candida come laboratorio

FIRENZE - Dalla cooperazione decentrata intesa (sbagliando) come mero assistenzialismo al co-sviluppo, che qualcosa di diverso: un movimento in due direzioni, figlio di un bisogno di cooperare che non mai solo di una parte, perch il clima che cambia ignora i confini, ad esempio, e la parit e uguaglianza di genere inizia nelle citt   e regioni del cosiddetto mondo pi ricco.

Se ne parlato per tutto il giorno, il 6 aprile, a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza della Regione a Firenze, nel seminario sulla cooperazione e gli obiettivi dell'agenda 2030 dell'Onu per un mondo pi sostenibile, dedicato al Mediterraneo e con un focus particolare sulla Tunisia. E la sfida proprio questa: superare la vecchia dicotomia tra nord e sud, tra primo e terzo mondo e creare un sistema in cui gli attori locali contano di pi e sono capaci di localizzare' quegli obiettivi nei territori.

Le pratiche locali per lo sviluppo sostenibile presentate ieri, frutto della riflessione che la Toscana ha avviato nel 2015 su quanto stato fatto negli ultimi quindici anni (per capitalizzarlo ma anche correggere eventuali errori), riguardano la partecipazione alle decisioni politiche pubbliche locali, le politiche per i giovani e la gestione sostenibile dei servizi pubblici. Spunti sono arrivati anche dalla Generalitat di Valencia in Spagna e dall'Undp in Tunisia, il programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite. La riflessione proseguir e tra le proposte lanciate c' infatti quella di dar vita a Firenze ad un centro-laboratorio di discussione, presso l'istituto agronomico d'Oltremare.

L'iniziativa stata presieduta dalla vice presidente della Toscana Monica Barni.