Uno stimolo alla competitività, alla partecipazione e al talento e un nuovo slancio per l’apprendimento permanente. Con questi obiettivi si presenta l’anno europeo delle competenze a cui la Commissione europea ha dedicato il 2023: un’occasione per offrire alle aziende, sopratuttto quelle piccole e medie, e ai singoli la capacità di contribuire alla’innovazione e alla transizione verde e digitale, facendo sì che sia una transizione anche socialmente equa e giusta.
“Dobbiamo investire molto di più nella formazione e nello sviluppo delle competenze – sottolinea la presidente della Commissione europea, Ursula von de Leyen -. Dobbiamo farlo lavorando fianco a fianco con le imprese. Dobbiamo conciliare meglio le loro esigenze con gli obiettivi e le aspirazioni di chi cerca un lavoro”.
Il lavoro, come ha ricordato di recente il presidente della Repubblica italiana Mattarella, è del resto un diritto ma anche un dovere. Lo ha fatto ad ottobre 2023 durante la cerimonia dedicata alla consegna delle onerificenze di cavaliere del lavoro.
"Il lavoro, che l’Italia ha scelto di porre a suo fondamento – spiega - è un diritto e l’impegno costituzionale sottolineato dall’articolo 4 chiama a promuovere le condizioni per renderlo effettivo”. Ma al tempo stesso attribuisce “un dovere: quello di svolgere un'attività o una funzione che concorra alla crescita materiale o spirituale della società”. C'è bisono di eccellenze secondo il presidente delle Repubblica, ancor di più se riescono a fare sistema; e crescita, coesione sociale, equilibrio ambientale e qualità del lavoro devono andare di pari passo.
Attualmente più di tre quarti delle imprese dell'Ue dichiarano di avere difficoltà a trovare lavoratori con le competenze necessarie, mentre solo il 37 per cento degli adulti intraprende regolarmente attività di formazione. Quattro cittadini europei su dieci (un lavoratore su tre) non dispongono delle competenze digitali di base.