FIRENZE - E' partito oggi il percorso che porterà alla costituzione di un osservatorio regionale dell'immigrazione capace di raccontare il fenomeno migranti in Toscana come realmente è, con dati obiettivi. E soprattutto un osservatorio in grado di approfondire in maniera scientifica l'impatto che hanno sul tessuto economico toscano le persone che arrivano da altri Paesi.
Il battesimo è avvenuto nell'ambito del convegno organizzato da Regione Toscana, Irpet e Anci al Teatro della Compagnia di Firenze dal titolo "Immigrazione, Impresa, Lavoro - Scenari di una Toscana in trasformazione" al quale hanno partecipato gli assessori regionali alla presidenza Vittorio Bugli e al lavoro e formazione Cristina Grieco, il vicedirettore di Irpet Nicola Sciclone, il direttore di Anci Toscana Simone Gheri, oltre a rappresentanti delle associazioni di categoria, dei sindacati e del Terzo Settore.
"Stiamo proponendo una sfida che in realtà è un'operazione di governo – ha detto l'assessore Vittorio Bugli - . Con l'osservatorio sull'immigrazione la scelta che abbiamo fatto è di cominciare a rispondere raccogliendo e analizzando dati. Non impressioni, sensazioni quindi, ma dati raccolti in modo serio, sistematico e rigoroso utile a governare bene le cose nell'interesse della Toscana. Per questo, con IRPET, abbiamo chiamato a raccolta gli istituti di ricerca che da anni si occupano di questo tema a livello nazionale, che sono osservatori di tipo sociale e economico, perché ci sia restituito un quadro chiaro: quanto pesa nel Pil il lavoro degli stranieri. Alle categorie economiche chiediamo poi quali sono le loro necessità. E' un approccio con il quale vogliamo provare a superare i toni emergenziali, le uscite ad effetto e il linguaggio violento di chi sta costruendo la propria carriera politica sulla paura. Viene detto che siamo invasi dagli immigrati, ma dal 2014 nella nostra regione non ci sono cittadini stranieri residenti in più, oltre a quelli nati qua e parallelamente, rispetto all'ingresso nel mondo del lavoro che fino ad ora era stato importante per far crescere il nostro Pil. I sondaggi ci dicono che secondo la maggior parte degli italiani ogni 10 persone 3 sono immigrate. E' un dato oggettivamente non vero. In Toscana una persona ogni 10 è straniera. Questo insomma è il primo dato: siamo convinti di essere nel pieno di un'invasione. Ci stanno convincendo su questo. E invece i numeri veri ci dicono che ci sarebbe bisogno di nuova manodopera, nuove occupazioni professionali e quindi sarebbe opportuno governare questo fenomeno invece che nasconderlo dietro messaggi ideologici". "C'è un'altra cosa – ha proseguito Bugli - che si sente dire spesso: che sono gli italiani a pagare l'assistenza agli immigrati. Anche questo mi pare sia stato smentito oggi. Si torna sempre lì: con i dati certi il racconto diventa reale. Più lavoratori significa più reddito nazionale, maggio reddito fiscale meno debito e questo deriva da lavoratori regolari. L'Inps spende ogni anno circa 7 miliardi per le prestazioni sociali degli immigrati, mentre quei lavoratori di contributi ne versano per 14 miliardi. Il welfare è nato in Europa perché volevamo che tutti avessero dignità di vita. Per mantenere lo stato sociale o si fa demagogia oppure si sostiene un costo, e questi soldi devono poter uscire dalle casse statali. Chi ha a cuore la tenuta dei conti pubblici e le nostre pensioni deve metterci il cuore e impegnarsi e non solo fare campagne elettorali. Perché altrimenti si creano le condizioni per non garantire più quei livelli di welfare che le nostre generazioni hanno conosciuto".
"La Toscana – ha concluso Bugli - vuole guardare lontano rispetto alle contingenze e ai sentimenti di un momento, e noi proviamo a farlo. E vediamo allora che troviamo con noi tanti attori, non solo quelli abituati al mondo dell'accoglienza, ma anche del sindacato, del mondo delle imprese. Puntare sull'integrazione lavorativa degli immigrati significa rendere più appetibile il nostro mercato del lavoro per tutti i giovani, perché vuol dire distribuire su più persone il peso delle pensioni e versare al fisco una quota minore della retribuzione. Vigilare affinché questa integrazione sia corretta, trasparente e nel rispetto delle regole è un compito che le istituzioni devono svolgere senza tentennamenti perché significa vigilare sulla qualità del lavoro di tutti. Italiani e stranieri".
E sul lavoro, l'assessore Cristina Grieco nel suo intervento ha detto che "bisogna fare sistema per ottimizzare le risorse e questo lo possiamo fare – ha spiegato - proprio tenendo conto dei dati e mettendo in campo politiche sinergiche per l'accoglienza e per l'integrazione ma anche per la formazione, nell'ambito delle politiche attive del lavoro. Perché quando parliamo di mismatching, cioè di difficoltà da parte delle imprese a trovare professionalità, il pensiero corre alle professioni altamente specializzate, ma in realtà c'è difficoltà a reperire anche qualifiche più basse. Quindi, integrare meglio la formazione mettendo insieme le richieste del mercato del lavoro con le politiche formative, è una base di partenza importante. In questo momento fondamentale in cui la Regione andrà a riprogrammare i fondi europei per il prossimo settennato, cercare di utilizzare al meglio gli spazi che la stessa Unione europea mette a disposizione è utile per far sì che tutto il sistema di accoglienza, di integrazione, di formazione e del lavoro servano come input per migliorare e rafforzare il nostro sistema produttivo. In tutto questo, bisogna anche combattere con un sentimento di ostilità e di percezione dello straniero come pericolo, è vero – ha concluso Grieco - ma i dati ci dimostrano che la componente straniera è una grande opportunità, anzi un elemento irrinunciabile,per la tenuta del nostro sistema produttivo e di welfare".
"L'idea - ha spiegato Nicola Sciclone vicedirettore di Irpet - è quella di tracciare un quadro con tutti i pesi delle varie fattispecie perché ciascuna è portatrice di diverse opportunità o di diverse criticità che vanno ben valutate per ben impostare le politiche del governo regionale. Spesso il termine "straniero" e "immigrato" viene usato senza sapere che questo termine racchiude categorie molto diverse. Ci sono stranieri regolari, che sono circa 408mila; ci sono gli stranieri che stanno nelle strutture di accoglienza, circa 13mila di cui circa12mila quelli nelle strutture di accoglienza organizzate dalle prefetture, e poi ci sono i cosiddetti clandestini con permesso scaduto, o senza permesso o che transitano semplicemente dalla Toscana ma sono diretti altrove. Una stima di questo ultimo spaccato molto variegato è complicata ma si aggira attorno alle 35-38mila unità, cioè l'1% della popolazione presente. Di fronte a questi numeri, fare di tutta l'erba un fascio è un errore. Anche fra i regolari ci sono differenze fra chi ha un permesso di soggiorno di lunga scadenza o non destinato a scadenza, cioè il 67% degli extracomunitari, e chi invece ce l'ha soggetto a scadenza e cioè il 33%. Restituire un quadro chiaro è la base fondamentale per iniziare a governare il processo dei prossimi anni".
"Ormai da qualche anno Anci Toscana supporta la Regione in un percorso molto delicato – ha quindi osservato Simone Gheri di Anci Toscana - che si può affrontare efficacemente solo attraverso la sinergia tra tutti i soggetti interessati, coinvolgendo anche i sindaci. In Toscana il sistema dell'accoglienza funziona ancora; e anche se negli ultimi tempi sono cambiate alcune cose, dobbiamo usare il buon senso e governare il fenomeno, cercando di superare le paure, che non servono a nessuno. I Comuni toscani possono avere posizioni diverse, ma l'obiettivo comune è quello di conoscere la situazione effettiva e quanto questa impatti sul sistema economico, in modo da migliorare le condizioni di lavoro non solo di chi arriva da altri paesi, e magari accetta condizioni non idonee, ma di tutti. Anci c'è e lavorerà su questo con la Regione e con i soggetti con i quali ci siamo confrontati stamani".
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