“L’immagine di quel ragazzo sorridente che alza al cielo, nella notte di Vienna, la coppa dei campioni non è solo l’emblema di un calcio che non c’è più, dove l’aspetto agonistico e la felicità del gioco prevalevano sul resto, ma è anche e soprattutto, a ben vedere, la straordinaria vittoria di un uomo che si era fatto da solo, che aveva iniziato nelle categorie dilettantistiche e che fino a ventiquattro anni non era mai andato oltre la Serie C. Eppure, appena cinque anni dopo, dopo aver già vinto uno scudetto, conduceva la grande Inter di Herrera, da capitano, a un’epica vittoria sul Real Madrid dei vari Puskas, Gento e Di Stefano. Quell’uomo, Armando Picchi, simbolo di volontà e determinazione, era vostro padre. Nel cinquantesimo anniversario della sua prematura scomparsa giunga a voi e alla vostra famiglia la gratitudine dell’intera comunità toscana e del mondo dello sport a cui apparteneva questo straordinario atleta, al quale renderemo omaggio con una cerimonia pubblica”.
Lo ha detto il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ricevendo nel suo studio Gianmarco Picchi, figlio di Armando, a cinquantanni esatti dalla scomparsa del grande campione livornese. Gianmarco ha portato i saluti del fratello Leo Picchi, l'altro figlio di Armando.
“Risalta agli occhi che, quando nel 1969 smise di giocare, in appena dieci anni, di cui tre spesi tra Spal e Varese, dalla Serie C era arrivato all’Inter e alla Nazionale affermandosi come uno dei migliori difensori del mondo e vincendo tre scudetti, due coppe dei campioni e due coppe intercontinentali”, ha aggiunto il presidente Giani.
Leo e Gianmarco Picchi, attraverso le parole di quest'ultimo, hanno affermato che “è un grandissimo privilegio che la Toscana abbia voluto ricordare nostro padre in occasione del cinquantesimo anniversario della scomparsa” e dopo aver ringraziato il presidente Giani “a nome della famiglia Picchi”, hanno svelato che il padre, nato a Livorno, aveva antiche origini fiorentine.
“Questo luogo, nel centro di Firenze, ha un grande valore simbolico perché, anche se non lo sanno in molti, la famiglia di mio padre era originaria di San Pierino che si trova proprio in provincia di Firenze”, hanno evidenziato Leo e Gianmarco. “La Toscana era il centro della sua vita e del suo mondo. A Livorno era nato e tornava ad ogni occasione, sulla collina di Montenero, dove a poche centinaia di metri dal Santuario mariano, al quale era devoto, si era fatto costruire la casa dei suoi sogni, a Casciana Terme ed a Lari aveva acquistato due aziende vinicole in due poderi meravigliosi, e siamo sicuri che al termine del suo percorso da allenatore sarebbe arrivato proprio qui alle porte di Firenze, a Coverciano, dove avrebbe coronato il suo desiderio più grande in ambito professionale, che era allenare la Nazionale italiana. Quindi essere qui oggi, a cinquant’anni dalla sua scomparsa, rappresenta una sorta di cerchio che si chiude. Da qui era partito e qui oggi, ricevendo questo riconoscimento, è ritornato, sempre e comunque fierissimo delle sue origini toscane”.