Economia
Lavoro
24 aprile 2013
14:09

I numeri della Toscana durante la crisi

FIRENZE - Gioie e dolori, curve che salgono ed altre che flettono. Non mancano numeri e dettagli nella fotografia sulla Toscana in questi ultimi anni di crisi scattata dall'Irpet, l'istituto di programmazione economica della Regione. Ed eccoli.

Le gioie ...

L'export all'estero cresciuto dal 2008 al 2012 del 12,2%: cresciuto di pi all'inizio (+20.3% dal 2009 al 2011) e di meno dopo (+3% dal 2011 al 2013). E' cresciuto dopo lo scossone subito nel 2007 e nei due anni successivi, quando la crisi finanziaria dilagata sui mercati stranieri. Ed cresciuto, in Toscana, pi che in altre regioni. Senza contare le esportazioni in oro la Lombardia, nello stesso periodo, si fermata all'1,8%, allo 0,7% il Veneto e al 4% l'Emilia Romagna, con una media italiana attestata al 4,3%. Anche il turismo avanza: +12,1% di presenze dal 2008 al 2011, con gli stranieri che pesano per oltre la met (50,6%). Veneto e Emilia Romagna sono invece ancora dietro.

e i dolori

Il resto sono tutti segni negativi: - 2,8% sul Pil (ma cala meno che altrove), -8,4% dell'import estero, -5,1% della spesa della famiglie, -2,3% della spesa della pubblica amministrazione, - 11,7% sugli investimenti. Lo sono negli ultimi due anni, dal 2011 al 2013, ma lo erano anche nel biennio 2007-2009, quando Pil, import e investimenti erano diminuiti in maniera ancora pi consistente, la spesa per le famiglie aveva iniziato a contrarsi (-2%) e l'unico segno positivo era quello di una spesa pubblica in crescita, lieve, del 2,1%. Quanto all'export, l'unico segno negativo all'interno riguarda mobili (-14%), prodotti tessili (-6%) e nautica (-31%), ovvero settori vecchi e settori nuovi.

Il manifatturiero soffre, ma c' anche chi ha successo

A patire la crisi sono stati soprattutto il manifatturiero e le costruzioni, ma non mancano le eccezioni. Un terzo della imprese di capitale manifatturiere hanno infatti realizzato aumenti di fatturato, a volte anche particolarmente alti: un fenomeno il cui perimetro, spiega ancora l'Irpet, difficile da disegnare ricorrendo alle classificazioni tradizionali, sulla base cio della dimensione (piccole, medie o grandi), della tipologia di produzione (tradizionali o ad alto contenuto tecnologico) o dell'inserimento in distretti. L'unico comune denominatore di queste imprese sembrerebbe l'alta qualit delle produzioni e la capacit di posizionarsi su segmenti elevati della domanda mondiale.

La Toscana che sa attrarre investimenti

Se anche gli investimenti calano (-21% nel biennio 2007-2009, -11,7% dal 2011) in controtendenza sembrano andare quelli stranieri e delle multinazionali: grazie anche alle Universit , apprezzate da chi investe. I buoni esempi, recentissimi, non mancano. Dieci giorni fa la tedesca "Dialog Seminconductor" ha inaugurato a Livorno un centro di ricerca e design dove si studiano circuiti per far durare di pi le batterie dei nostri smartphone e dove sono stati assunti venti ingegneri, per lo pi del posto, che potrebbero in due anni raddoppiare. La General Electrics Oil&Gas, gi presente al Pignone di Firenze e a Massa, si espande e decide di attrezzare sulle colline pisane di Larderello la sala prove delle nuove generazioni di turbine che si appresta a progettare. La francese McPhy, che produce innovative pile a idrogeno, ha appena deciso di investire a Ponsacco, dove gi aveva comprato la piccola Piel. E poi ci sono la Continental, la Thales e la giapponese Yanmar.

Recessione, lieve ripresa e poi ancora recessione

Quello che le statistiche raccolte dall'Irpet raccontano e ci consegnano sono due fasi depressive intervallate da un biennio di lenta crescita. La crisi finanziaria mondiale ha fatto sentire i suoi effetti anche in Toscana a partire dal 2008, attraverso la forte caduta delle esportazioni, che in due anni si sono contratti in termini reali di oltre un quarto. Il clima di sfiducia ha portato a sua volta ad un crollo degli investimenti, le famiglie hanno perso reddito e sono diminuiti i consumi. Tra il 2010 e il 2011 le esportazioni sono tornate a crescere gi nel 2010 il valore era quello pre-crisi, che altre regioni hanno recuperato solo uno o due anni dopo - e c' stata una ripresa lieve. Ma nel 2012 arrivata l'austerity, la spesa pubblica calata, la pressione fiscale aumentata, sono crollati gli investimenti a causa anche delle difficolt delle imprese ad accedere al credito e il sistema tornato in recessione. Gli effetti pi pesanti e vistosi hanno riguardato appunto l'industria (e in particolare quella delle costruzioni), che dal 2008 ha perso un quarto del suo peso, in una Toscana dove il manifatturiero puro senza considerare il settore edile conta ancora 11 addetti su 100, nonostante la precoce deindustrializzazione degli anni Ottanta. Ma la crisi ha colpito anche i servizi; e il terziario, per la prima volta da decenni, registra un duraturo, anche se pi lieve, calo di vendite.

I numeri del mercato del lavoro

Il resto sono numeri in gran parte gi noti: disoccupazione al 7,8% nel 2012 (in Italia il 10,7%) ed occupazione, dal 2008 al 2013, in calo soprattutto per i giovani tra 15 e 34 anni e in lieve crescita oltre i 35, in calo per chi ha un titolo di studio basso e in crescita per gli stranieri, con un -1,1% complessivo dal 2008 al 2012, pari al Veneto, peggio dell'Emilia Romagna (-0,5%) ma meglio che la Lombardia (-1,6%) e la met dei posti persi in Italia (-2,2%). Numeri apparentemente non senza 'qualche mistero': come quelli che nella fase pi acuta della crisi e nonostante la gravit delle situazione registrano 'solo' un calo di meno di 24 mila unit tra il 2008 e il 2010 e un recupero di 6 mila nei due anni successivi, i disoccupati che passano da meno di 74 mila nel 2007 a 88 mila nel 2008 e 132 mila nel 2012 e un calo della domanda di lavoro ancora pi alto.

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Per approfondire:

Le slides della presentazione dell'Irpet

Le slides con la sintesi dell'impatto delle politiche della Regione