Diritti
Istituzioni
Sociale
14 gennaio 2014
12:04

Giovani e violenza, Rossi scrive al Corriere Fiorentino

FIRENZE - Una lettera indirizzata al direttore del Corriere Fiorentino con una serie di riflessioni sui recenti fatti di cronaca che hanno avuto al centro atti di violenza tra giovani. Il presidente della Regione Enrico Rossi propone alcune chiavi di lettura del fenomeno in  crescita in tutta Europa e sottolinea come il primo sforzo debba essere fatto da parte delle amministrazioni pubbliche. La lettera stata pubblicata sull'edizione di oggi del quotidiano, con il titolo "Empoli e un demone: la violenza tra i giovani".

Qui di seguito, il testo della lettera pubblicata sul Corriere Fiorentino.

EMPOLI E UN DEMONE: LA VIOLENZA TRA I GIOVANI

Caro direttore, 

la violenza giovanile e di genere tornata bruscamente alla ribalta delle cronache. L'ultimo episodio avvenuto nel centro di Massa.

Qualcosa di simile era accaduto il 25 aprile del 2011 in Maremma, durante un posto di blocco nei pressi di un rave party. Sabato scorso si invece saputo di quello che era successo lo scorso ottobre a Empoli, in un contesto diverso, con un ragazzo di etnia cinese picchiato da un gruppo di coetanei.

Si parlato di un fenomeno nuovo con caratteristiche neo-tribali e non di semplice bullismo. Sono d'accordo. A Empoli pu aver contribuito la complessit dei processi di integrazione, cui si aggiunge il degrado delle nostre citt , in cui i ghetti e le periferie hanno finito per comprimere i centri storici, divenuti contesti extraterritoriali disposti a ospitare conflitti senza alcuna mediazione. Bisognerebbe tuttavia evitare di confondere fatti di cronaca che maturano in contesti diversi fra loro, difficili da accomunare e che coinvolgono giovani in diverse fasce d'et .

La Toscana non ha alcun primato negativo. Non siamo un'eccezione. Le inchieste e le statistiche pi recenti ci confermano che la violenza giovanile nei luoghi pubblici aumentata in tutta Europa pi di quella domestica e scolastica. Perfino nella pacifica Svizzera (mi riferisco alle ricerche coordinate dal sociologo Denis Ribeaud). Lo spazio della citt e della periferia pi esposto a questo tipo di violenza di quanto non lo sia quello dei piccoli Comuni o delle aree rurali. Un'analisi pi dettagliata dei dati relativi ai momenti della giornata in cui hanno luogo questi fatti ci dimostra che la vita notturna certamente il contesto pi fragile, per vari motivi, tra cui il consumo di alcolici e di droghe pesanti. Questo ovviamente non spiega tutto, ma d'altro canto non si pu credere nella mistica della violenza. Rispetto al clamore hanno un peso anche l'aumento delle denunce e il ruolo dell'informazione.

Un rapporto recente della Regione Toscana sulla violenza di genere dimostra che nell'ultimo triennio il numero delle donne che hanno denunciato di aver subito violenza si triplicato; non solo per un aumento oggettivo ma anche per la presenza di centri di ascolto e consultori sanitari in cui pi facile entrare e condividere i propri problemi pi intimi. A questo aggiungo una valutazione di carattere pi politico e personale. Penso che la violenza, in tempi di riflusso di povert e di profonda crisi sociale - in cui lo Stato non pi in grado di interventi tempestivi di carattere generale (produrre anzitutto istruzione e lavoro) - torna a esser un modo assurdo di esprimere il proprio male e la propria rabbia, con esiti irreversibili. Una violenza che pu colpire le donne e gli omosessuali, ancor pi se extracomunitari. Non poco dipeso anche dallo scadimento della vita pubblica e del linguaggio politico. E come se la violenza verbale e fisica fosse stata sdoganata come ordinario terreno d'espressione pubblica. Tanto pi in una comunit di relazione apparentemente aperta e multilaterale, ma in realt dominata da social opinion leaders cinici e dai tempi comunicativi virali e asserviti all'esibizionismo.

Lo sforzo delle amministrazioni dovrebbe essere quello di agire sullo spazio urbano per creare connessioni fisiche e intellettuali sempre pi rapide e interattive e rendere moderne e fruibili le aree circostanti ai luoghi della vita scolastica e notturna. Rispondere alla crisi dello Stato sostenendo la creativit e il fermento giovanile e promuovendo con ogni mezzo la crescita intellettuale. Bisogna fermare questo fiume di sangue occupandoci di chi soffre in silenzio, dando protezione e difesa a chi non ne ha; aiutare i nostri giovani a immaginare il proprio futuro senza il demone dell'esclusione sociale. Chi si occupa del bene comune prima di invocare la scorciatoia di misure repressive dovrebbe aver chiaro l'orizzonte in cui si svolgono le vite dei pi deboli, che - come le foglie pi esposte - sono pronte a cadere ai primi colpi di vento.

Enrico Rossi presidente della Regione Toscana