Cultura
20 luglio 2012
9:10

Giorgio Gaber: il rigore della parola, il disincanto dell'intelligenza

FIRENZE - Torna a Viareggio, per l'ottavo anno consecutivo, il Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber. Questa edizione, che si terr il 21 e il 22 luglio, come sempre alla Cittadella del Carnevale, dar il via alle celebrazioni del decennale della scomparsa di Gaber che partiranno il primo gennaio 2013 per concludersi l'1 gennaio del 2014.

"Il Festival ci d ogni volta l'occasione sono le parole del presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi - di ripensare a un artista come pochi ne ha avuti la nostra cultura. In questi tempi difficili e di sovrabbondanza di comunicazione, che a volte si riduce a chiacchiericcio confuso, di Gaber vorrei ricordare la bellezza della sua lingua netta, semplice, diretta. Il suo rigore nella scelta delle parole che, a seconda dei casi, si fanno sberleffo, richiamo, dileggio, emozione, disincanto, amarezza. Un grande patrimonio. Ci manca questo maestro oltre che di musica, di parola. Teniamoci cara la sua lezione, che chiamerei di bellezza, animata ancor pi da quel dinamismo intellettuale che ha fatto di Gaber un maestro attento non solo ai suoi tempi, ma con lo sguardo sempre avanti. La Regione Toscana - conclude Rossi - ha sostenuto da subito l'attivit della Fondazione Gaber, condividendo la scelta dell'alta qualit artistica e dell'impegno civile. La sola scelta possibile, del resto, nel nome di Giorgio Gaber".

"Le parole e la musica di Giorgio Gaber non hanno perso niente della loro attualit - aggiunge l'assessore regionale alla cultura, Cristina Scaletti Sono anzi ancora l a offrirci squarci di intelligente disincanto e strumenti di critica, oggi come ieri. La memoria di questo grande della musica italiana va tenuta viva, e la Fondazione a suo nome porta avanti un compito che non esito a definire di dovere civile. Il Festival intitolato all'artista milanese un'occasione per ricordarlo, e un momento di riflessione su noi stessi in questo non facile momento storico. Ma dobbiamo farlo alla sua maniera, con quel distacco elegante e sornione che a un certo punto pu trasformarsi in un sorriso ironico, innanzitutto verso noi stessi e i nostri tic. Per non perdersi e trovare la capacit di reagire e individuare prima di tutto la radice della nostra umanit ; come risposta - conclude Scaletti - alle forze che ci vorrebbero gregge passivo per condurci senza problemi verso mete decise da pochi altri".