
“Qui inizia una lotta che ci coinvolge tutti, Questa non è un’azienda, questa è la Toscana”. Così il presidente Eugenio Giani, che questo pomeriggio assieme a parlamentari, sindaci e amministratori del territorio ha incontrato i 299 lavoratori e lavoratrici della Beko di Siena (ex Whirlpool) riuniti in presidio davanti ai cancelli della fabbrica dopo che il gruppo Arcelik (proprietario di Beko) ha comunicato al tavolo del Mimit la chiusura nel giro di pochi mesi di due stabilimenti in Italia e un piano di esuberi che riguarda quasi 2mila persone.
Per il presidente, “la chiusura sarebbe un oltraggio a tutto il territorio regionale, e prende avvio una battaglia esemplificativa della Toscana del lavoro e dell’industria”. “Non si può liquidare un’esperienza di questo genere e per noi quella della Beko è una vertenza simbolo del modo con cui la Toscana vuole affrontare un momento cruciale per il nostro futuro industriale”, ha detto Giani annunciando la sua partecipazione al corteo nel centro di Siena organizzato per lunedì prossimo.
Per Giani, c’è ancora tempo per indurre Beko a tornare sui suoi passi. “Io penso che ci possono essere ancora margini”, ha detto. “Nonostante la durezza delle comunicazioni si possono individuare gli spazi per un ripensamento, soprattutto se le istituzioni hanno la stessa determinazione e un sistema di alleanza e di unità”, ha proseguito il presidente insistendo sulla necessità di agire sul piano regionale, su quello nazionale e quello europeo.
Secondo il presidente, che ha ricordato l’impegno della Regione da un milione di euro conxsentendo l’aggiornamento dei lavoratori Beko nei mesi scorsi, “ora dobbiamo analizzare tutte le situazioni che possono invertire la china e possano magari con la collaborazione e un sostanziale aiuto pubblico aiutare a guardare un futuro che dia lavoro e certezze”.