L’indagine InVETTA (Indagine di biomonitoraggio e Valutazioni Epidemiologiche a Tutela della salute nei Territori dell’Amiata), presentata oggi a Palazzo Strozzi Sacrati, rappresenta una eccellenza a livello nazionale.
Allo studio hanno infatti partecipato 2060 cittadini, di età compresa tra 18 e 70 anni, alcuni dei quali si sono sottoposti volontariamente. Per ciascun partecipante è stata fatta la raccolta di un campione di sangue e urina per la determinazione di un set di metalli e di parametri ematochimici, l’effettuazione di una spirometria, la misurazione della pressione arteriosa e dei parametri antropometrici, la somministrazione di un questionario approfondito su informazioni personali, stili di vita, storia clinica.
Oltre al coordinamento scientifico di ARS, hanno collaborato a InVETTA i medici, infermieri e personale della Ausl Toscana Sud Est, il Laboratorio di Sanità Pubblica dell’Area Vasta Sud
Est, il Laboratorio di analisi Stabilimento Ospedaliero di Nottola, i medici di medicina generale delle AFT Amiata Grossetana e Amiata Senese e Val d’Orcia, ed i Sindaci dell’area amiatina.
Il principale risultato dello studio, atteso da tempo, è che per quanto riguarda la relazione tra l’esposizione alle emissioni geotermiche, in modo particolare l'h2s, il cosiddetto puzzo di uova marce, e la salute respiratoria, i risultati non hanno evidenziato alcuna associazione tra l’aumento delle concentrazioni di acido solfidrico e l’occorrenza di Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva
(BPCO), sia per lo stadio più lieve che per quello più grave, né di altri indicatori di anormalità della funzionalità respiratoria, né di asma, bronchite e altre malattie/sintomatologie respiratorie. E’ emersa, al contrario, una tendenza ad una diminuzione del rischio di patologie respiratorie al crescere dell’esposizione ad acido solfidrico.
Una particolarità è che, per quanto l’esposizione alle emissioni non sia risultata associata a malattie cardiovascolari, tumori, esiti riproduttivi avversi e alcune malattie croniche analizzate nello studio, l’aumento di rischio osservato per l’ipertensione, la cui interpretazione è però resa particolarmente difficile dalla notevole quantità di studi recenti che evidenziano proprio per l’acido solfidrico endogeno vari effetti positivi (cardioprotettivi), inclusi riduzione della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, vasodilatazione.
Vi sono tuttavia due elementi di maggiore attenzione che emergono dall’analisi dei dati raccolti che riguardano arsenico e tallio.
Per quanto riguarda il primo, sono emerse associazioni tra la frequenza di malattie respiratorie, cardiovascolari e oncologiche ed i livelli di arsenico storicamente misurati nelle acque potabili, quindi non l’esposizione attuale ma una stima dell’esposizione ad arsenico riferita a molti anni fa. Non sono, invece, emerse relazioni tra l’esposizione ad arsenico ed altre patologie notoriamente associate a questo elemento, come le malattie renali o il diabete.
Il secondo, il tallio, rappresenta un elemento di novità, anche perché meno studiato e non considerato nelle indagini di biomonitoraggio compiute negli anni passati nel territorio amiatino. Come per l’arsenico, è stata evidenziata un’esposizione di tipo alimentare, soprattutto relativa al consumo di frutta e verdura da orti locali.
Ars suggerisce di estendere il monitoraggio dell’arsenico e degli altri metalli, in particolare il tallio, alle acque dei pozzi privati per verificare il possibile rischio derivante sia dall’uso alimentare che dall’irrigazione degli orti, nonché di svolgere altre campagne di monitoraggio ad esempio sui vegetali, raccolti proprio da orti e coltivazioni locali. Solo per il tallio sarebbe opportuno estendere l’indagine anche ad un possibile ruolo delle emissioni geotermiche, anche considerando un approfondimento su un campione più ampio di lavoratori di questo settore, rispetto al piccolo sottogruppo che ha partecipato a InVETTA.
Come si è arrivati allo studio
‘InVETTA’ rientra nel più ampio rapporto Rapporto 2021 ‘Geotermia e salute in Toscana’. Gli impatti ambientali dell’industria geotermica, così come le conseguenze sulla salute dell’esposizione agli inquinanti da essa originati, sono elementi centrali dell’attività di programmazione e monitoraggio della Regione che da circa 10 anni ha affidato ad ARS il compito di portare avanti un programma di sorveglianza epidemiologica della salute delle popolazioni residenti nelle aree geotermiche.
Quattro gli studi condotti a partire dal 2010.
Il primo è stato il ‘Progetto di ricerca epidemiologica sulle popolazioni residenti nell’intero bacino geotermico toscano’ (2010). E’ stato valutato lo stato di salute della popolazione delle aree soggette a sfruttamento geotermico in relazione ai fattori ambientali locali, con particolare riferimento proprio alle attività geotermiche.
Per approfondire questi dati, nel 2012 viene commissionato un ulteriore studio sullo Stato di salute della popolazione residente nelle aree geotermiche della Toscana. Pur con qualche novità, vengono confermati i problemi dell'area amiatina e le assai modeste criticità dell'area pisana.
Nel 2013 viene svolto un ulteriore studio: ‘Geotermia e salute: approfondimento dei risultati conseguiti con lo studio epidemiologico nelle aree geotermiche – fase III’. Le conclusioni sono state presentate in assemblea pubblica tenutasi il 21 agosto 2014 ad Abbadia San Salvatore.
Nel novembre 2014 è infine finanziato lo studio ‘Geotermia e salute: fase IV’, con lo scopo di approfondire gli aspetti messi in evidenza dal precedente. Lo studio consiste di due macro-attività: “Indagine campionaria sulla popolazione amiatina” ed “Approfondimenti sulla popolazione generale amiatina”. Il progetto “Geotermia e salute in Toscana – Fase IV” ha previsto una serie di approfondimenti epidemiologici basati sull’utilizzo dei dati sanitari correnti (mortalità, ricoveri ospedalieri, accessi al pronto soccorso). Oltre ad un approfondimento denominato Progetto InVetta.