Diritti
Sociale
5 novembre 2012
11:28

Emergenza Nord Africa, Allocca: 'Esperienza unica, un patrimonio da salvaguardare'

FIRENZE Un'esperienza complessa, difficile, unica ma anche, per molti aspetti, un patrimonio da tutelare. il 'modello di accoglienza diffusa' creato dalla Toscana in occasione dell'Emergenza Nord Africa. Il monitoraggio, realizzato dall'Osservatorio Sociale Regionale, stato presentato stamattina nell'Auditorium di Sant'Apollonia a Firenze. Un incontro utile per analizzare i dati della ricerca ma anche per valutare le potenzialit del modello, le prospettive di continuit e la replicabilit in altre realt . "Si trattato ha detto l'assessore al welfare Salvatore Allocca di un'esperienza unica nel suo genere, per numero di cittadini, associazioni ed enti locali coinvolti. Il lavoro dell'Osservatorio si rivela, come sempre, prezioso perch ci permette di capire in modo approfondito l'organizzazione di un sistema cos complesso e variegato, come hanno agito tanti operatori, cosa ha funzionato e quindi di intervenire per colmare eventuali lacune. Purtroppo ci troviamo adesso davanti ad un bivio, rappresentato dalla scadenza di fine anno. Ma anche dalla scarsit di risorse. Mi auguro che tutto il patrimonio di relazioni che siamo riusciti a costruire in cos breve tempo non vada perso". Toscana brava a gestire un'emergenza che stata tale solo nella rappresentazione mediatica. "L'arrivo dei migranti - ha aggiunto Allocca - stata disegnata come un'invasione. Lo stato per Lampedusa, poich i numeri degli arrivi effettivi sul resto del territorio hanno dimostrato che si trattato soltanto di un tentativo di usarla per alimentare la xenofobia da parte di chi, all'epoca, governava questo paese. L'arma della paura verso il 'diverso', arma usata per il rilancio politico di una compagine che poi si sgretolata. In realt l'immigrazione la grande questione nazionale in grado di dare un grosso contributo al rilancio dell'Italia". La ricerca stata condotta nella prima met del 2012 grazie alla collaborazione degli Osservatori sociali provinciali. Le informazioni messe a disposizione dal database della Protezione Civile (quadro socio-anagrafico delle persone accolte) sono state integrate con quelle ottenute attraverso focus group, schede/questionari online (caratteristiche delle strutture di accoglienza dei migranti e percorsi di presa in carico) e visite nelle strutture stesse. Le persone rilevate sono state 1.519, pi di due su tre (il 71%) arrivate da paesi dell'Africa Occidentale (Nigeria in testa, seguito da Mali e Ghana) e in totale provenienti da 33 paesi diversi. La maggioranza sono stati uomini, quasi il 90%, i minori poco pi del 6% (quasi la met sotto i 4 anni). Quasi tre quarti dei migranti si sono concentrati nella fascia d'et 18-30 anni. L'84% sono arrivati soli (la stragrande maggioranza di sesso maschile), le famiglie sono state 91. Le gestioni (percorsi che hanno fornito vitto, alloggio e servizi) che hanno preso in carico i migranti sono state 135 in tutto, dislocate in 110 comuni (su http://mappe.rete.toscana.it/webstat/index.html?area=emergenza_nordafrica la georeferenziazione delle strutture). In media ogni gestione ha ospitato 14,3 persone, con una media di circa 6 operatori per ciascuna. L'attivazione delle gestioni ha visto la collaborazione (diversa a seconda delle realt locali) di enti locali, associazioni, cooperative ed enti religiosi. L'emergenza ha caratterizzato il modello nella fase iniziale, con le strutture impegnate a soddisfare i bisogni primari (mangiare e dormire). Successivamente sono emerse altre esigenze: richiesta di asilo, rilascio del permesso, tessera sanitaria, ecc. Le situazioni, sotto questo aspetto, sono state molto diverse tra loro in base ai contesti territoriali, alle tipologie di accoglienza, alle dimensioni delle strutture, alle prestazioni erogate, ai profili dell'utenza, alle interazioni locali. La comunicazione con i migranti avvenuta principalmente attraverso una lingua di grande diffusione (69% delle gestioni), seguita dall'italiano (57%). La mediazione culturale stata utilizzata nel 49% dei casi. Quasi 9 gestioni su 10 hanno predisposto un servizio di mediazione culturale. In 111 gestioni si sono svolti corsi di lingua e circa 9 ospiti su 10 vi hanno preso parte. Meno del 40% dei migranti ha invece partecipato a corsi di formazione, stage o attivit di avviamento al lavoro. Gli inserimenti lavorativi, registrati durante le visite dei ricercatori, sono stati circa una trentina. Riguardo ai problemi, la ricerca ha evidenziato che in un terzo delle gestioni si sono registrate tensioni tra operatori e migranti. L'incertezza circa i tempi di attesa per la definizione dello status e la mancanza o scarsit di opportunit lavorative sono state le criticit maggiori, quelle che hanno inciso negativamente sulla volont /capacit degli ospiti di partecipare alle attivit ed in generale di migliorarsi. I singoli territori hanno finito per sviluppare una ricettivit positiva nei confronti dei migranti. Timori e diffidenze iniziali, anche alimentate dai media, si sono progressivamente trasformate in accettazione. La scadenza imminente del 31 dicembre segna la conclusione dell'esperienza, con grande incertezza sul dopo, sia per il sistema che per gli operatori. In prospettiva la ricerca individua tre elementi o presupposti indispensabili. Dare continuit al modello, cercando di non disperdere il patrimonio acquisito e anzi valorizzarlo, ragionare in un'ottica non emergenziale, perch l'arrivo di migranti in Italia non pu esser considerato un evento occasionale, e fornire un quadro certo sulle risorse economiche, dato che si trattato di un modello che ha funzionato ma che richiede un impegno finanziario rilevante. Emergenza Nord Africa: i percorsi di accoglienza diffusa in Toscana