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3 dicembre 2019
18:03

"La ricerca va in scena", a Firenze. Barni: "Creare un ecosistema favorevole". Il ministro: "Toscana un modello"

FIRENZE - "La ricerca va anche saputa raccontare" ricorda dal maxischermo Ilaria Capua, direttrice del One Health Center of Excellence dell'Università della Florida. La ricerca è importante: "fondamentale per lo sviluppo dei territori e perché le imprese possano innovare e stare sul mercato" spiega l'assessore e vice presidente della Toscana, Monica Barni. "La ricerca – ritorna sul concetto il ministro dell'istruzione Lorenzo Fioramonti - è il segreto dello sviluppo e senza ricerca in un'economica moderna, estremamente avanzata e sempre più in accelerazione e legata all'innovazione non ci può essere sviluppo". "La ricerca integrata – prosegue - lo è ancora di più. Lo è soprattutto quando si riesce a costruire modelli di sistema, quando si mettono tutte le risorse insieme a si riesce a fare squadra e la Toscana può essere in questo sicuramente un punto di riferimento per il Paese".

Di ricerca si è parlato oggi per tutto il giorno al Teatro "La Compagnia" a Firenze, regista dell'evento la Regione: lo si è fatto per spiegare anzitutto le ragioni dell'investimento pubblico in R&S, per presentare (in concreto anche, con venti progetti e prototipi in mostra) i frutti di quell'investimento, per raccontare un modello, per premiare due ricercatori particolari con un premio alla carriera, Leonardo Masotti e a Rino Rappuoli. Il primo è il presidente e fondatore di El.En, azienda di Calenzano nata nel 1981 per occuparsi dello sviluppo e della produzione di sistemi laser usati per restaurare e ripulire opere d'arte ma anche in medicina per controllare ad esempio lo sviluppo del feto o per realizzare operazioni chirurgiche altrimenti impossibili. La sua azienda oggi conta mille e quattrocento occupati: l'esempio che la ricerca genera sviluppo. Rino Rappuoli, microbiologo, è invece il direttore scientifico e responsabile dell'attività di ricerca e sviluppo esterna presso Gsk Vaccines di Siena, altra azienda conosciutissima nel mondo..

Venti progetti innovativi
I frutti del sostegno pubblico alla ricerca si potevano ammirare nell'atrio del teatro fiorentino: dall'eolico che sfrutta lo spostamento d'aria prodotto da auto e treni al loro passaggio ai droni autonomi per monitorare il territorio, da un nuovo sistema che aiuti a verificare le condizioni di ponti e viadotti a traghetti a propulsione elettrica più competitivi o facciate smart di edifici che integrano fotovoltaico e nanotecnologia per essere più sostenibili da un punto di vista ambientale.

"C'è molto interesse verso l'ambiente e ne parleremo di nuovo  – anticipa Monica Barni – tra qualche giorno, il 10 dicembre, al consueto meeting annuale sui diritti umani che si svolgerà al Mandela Forum di Firenze con ottomila ragazzi delle scuole superiori di tutta la regione. La sostenibilità in fondo è anzitutto una questione di educazione".

Tra i progetti in mostra e finanziati in questi anni dalla Regione Toscana grazie al bando Far Fas c'è anche una app per le donne in premenopausa, un magazzino virtuale per l'ottimizzazione delle gestione dei farmaci, startup che producono biocombustibili da rifiuti organici e fanghi di depurazione, robot naturalmente e sistemi per migliorare le previsioni del tempo.  E' la scienza che aiuta a vivere meglio e che fa muovere l'economia. A questi venti progetti e ai giovani ricercatori che li hanno sviluppati era dedicato tutto il pomeriggio, che si è concluso da una mini cine-maratona a ingresso gratuito con proiezioni non-stop di film e documentari sul tema.

Un'alta formazione che attrae
I numeri della ricerca in Toscana (e del sostegno pubblico alla ricerca) li aveva invece dati di prima mattina la vice presidente ed assessore alla cultura della Regione, Monica Barni: oltre 1500 milioni di euro investiti in dieci anni, con un aumento del 41 per cento dal 2006 al 2016, pongono la Toscana all'ottavo posto tra le regioni d'Italia, ben al di sopra della media nazionale.  Un investimento che alimenta e si riverbera su sette atenei, 43 sedi di enti di ricerca e quattro aziende universitarie ospedaliere.

Dall'affresco rappresentato dall'assessore - e che il disegnatore Alberto Bonaccorsi trasforma in tempo reale in vignette, come per tutto il resto del dibattito - emerge una regione dinamica e che sa attrarre: se il 6 per cento degli italiani abitano in Toscana, qui si realizzano il 12 per cento delle pubblicazioni, il 13 per cento dei progetti finanziati dal consiglio per la ricerca europeo e il 15 per cento dei progetti europei. In Toscana  sorge anche un istituto universitario europeo e un osservatorio gravitazionale.  Ricercatori e docenti sono 4.130 e gli assegnisti 1.530, sei su dieci sono uomini. Si contano 115 mila studenti: il 67 per cento toscani (solo dieci su cento se ne vanno a studiare fuori), il 30 per cento che arriva dal resto d'Italia e il 2,6 per cento dall'estero. Una Toscana insomma, quanto a ricerca ed alta formazione, decisamente attraente. Capace di attrarre cervelli.  

"Abbiamo investito molto  - commenta Barni – e l'abbiamo fatto soprattutto per creare un ecosistema favorevole alla ricerca, dall'orientamento alla scelta universitaria al diritto allo studio: per offrire servizi e sostenere in questo modo l'accesso all'alta formazione, per far capire ai ragazzi che studiare serve e che è importante per loro e per creare opportunità di lavoro".  Lo si è fattocomunicando la scienza appunto, come consigliava in apertura Ilaria Capua. "Investendo sulle borse di studio, tant'è che da anni in Regione nessun avente diritto rimane senza" ricorda ancora Barni. Lavorando ad esempio sui bandi per la ricerca, dall'anno scorso allargati anche al mondo della cultura umanistica. Promuovendo la creazione di un ufficio regionale per il trasferimento tecnologico e aiutando la nascita di un'associazione di università toscane a Bruxelles, per favorire il dialogo con l'Europa e la costruzione di progetti di ricerca con reti internazionali. Inventandosi anche un portale sulla ricerca, Toscana Open Research di recente ulteriormente migliorato, che offre open data certificati frutto dell'incrocio di banche dati regionali, nazionali ed europee, pensato per orientare chi ha bisogno di innovazione e chi di ricerca si occupa, cercando in questo modo di facilitare il dialogo tra imprese, università e centri di ricerca.

Importante fare squadra
Due tecnici della Commissione europea stamani l'hanno ribadito in maniera chiara durante la mattina. "Non possiamo più permetterci di disperdere risorse in mille rivoli – avevano detto - : dobbiamo quindi fare sistema, sia pur continuando ad incentivare le eccellenze nelle singole regioni ma indirizzando ad investire piccole e medie imprese in campi di applicazione strategici e dove c'è maggiore bisogno di innovazione".  Una strada che in Toscana si è già iniziato a percorrere, lodato anche dal ministro come un modello da prendere ad esempio. Un percorso, conclude la vice presidente Barni, dove la Regione riveste un ruolo complementare e di facilitatore. 

Pignedoli, fisico e costituente, l'aveva già auspicato nel 1947: la nascente repubblica avrebbe dovuto occuparsi  di più di ricercatori e scienziati, che fuggivano all'estero per lavorare. Ma in fondo già lo scriveva Socrate che una vita senza ricerca non è degna per l'uomo di essere vissuta.