Cultura
Massa Carrara
13 febbraio 2023
9:08

"Bagasc", la Toscana del marmo e delle Apuane negli occhi di un ragazzo

Foto gentilmente fornita da Alessandra Cotoloni

Le vite delle persone descrivono momenti della vita di un Paese e di una regione raccontandone drammi, cambiamenti, sconfitte, successi, nascite di grandi movimenti ideali e politici con una capacità narrativa che va oltre la cronaca e aggiunge quel tanto di personale che serve a dare spessore a fatti che altrimenti resterebbero solo date importanti da ricordare nei libri di storia.

A Carrara i ragazzini che portavano l’acqua ai cavatori e li aiutavano nel loro lavoro quotidiano si chiamavano “bagasc”, con quel modo tipico delle zone di frontiera di unire parole di due dialetti, in questo caso il genovese e il toscano delle Apuane, per farne una adatta al modo locale e unico di vedere e intendere le cose.

E non c’è titolo che può descrivere in modo migliore e nel suo senso più profondo il libro di Alessandra Cotoloni, architetto e appassionata di scrittura, presentato presso la Sala Pegaso dall’autrice assieme al presidente della Regione Eugenio Giani, la scrittrice Sarita Massai e lo scrittore Massimiliano Scudeletti.

“Bagasc” suona come la polvere sotto le scarpe dei sentieri che portano alle cave e diventano la Crêuza de mä , la strada di mare che percorre montagne che fanno ombra al Tirreno, guarda Viareggio e sente La Spezia, Genova e il mar Ligure, trasporta il marmo per case di pietra, fontane e statue che dal Rinascimento ad oggi illustrano la Toscana.

Le pagine sono la storia e la fatica di un ragazzo che ogni giorno percorre quei sentieri carico di cose da bere e da mangiare, condivide la sua esistenza lontana dai figgi de famiggia e della gente di terra che dell’orata preferisce l’ala, ombra e testimone delle prime lotte operaie, della nascita delle Camere del Lavoro, della povertà che accompagna la prima guerra mondiale. Sono gli anni dell’emigrazione toscana verso Paesi che promettono un futuro migliore e meno commiserazione, delle prime scorribande dei fascisti a Marzano e Sarzana che si arrampicano fino a raggiungere con le loro imprese criminali i paesi di montagna.

Le parole e il racconto di un ragazzo, come sottolinea Massimiliano Scudeletti, “diventano nel libro l’espressione di una storia collettiva di appartenenza che è certo politica, legata al lavoro nelle cave, consapevole del destino comune che lega uomini con un lavoro fatto di fatica, pochi denari, molti rischi e nessuna certezza di tornare a casa la sera, ma sono anzitutto la testimonianza di gente profondamente legata alla propria terra ed ad un senso di condivisione di un destino comune che va oltre i confini disegnati dal profilo delle montagne e dalla linea del mare.

Momenti di un’Italia dei primi decenni del secolo scorso e frammenti di memoria di una parte di Toscana che si ritrova nelle pagine che raccontano un’identità unica di lavoro e di lotta nel suo paesaggio naturale e nei suoi valori civili, politici e umani.