Aggiornamento in: Cultura Musei

reporter amico museo. Natalina Chini.

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Nel Mugello, il tempo è incerto ma tiene, andiamo a Firenze. Sui viali le nuvole incupiscono la pioggia fa fremere il grigio dell’Arno. Incerti continuiamo verso San Niccolò quando ci abbaglia lo sfondo di un portone a vetri. E’ una macchia ardita di azzurro in un palazzo che non conosco, il mondo di un antiquario, Stefano Bardini, un museo minore. Eleganti scalinate, il colore dei soffitti a cassettoni avvolti da pareti blu portano un respiro di pace. Un’edicola gotica vibra inafferrabile nella luce insieme ai fiori di marmo di un giardino incantato. Tonalità diverse di azzurro; raccolgo un sussurro “Bardini cercava un cielo personale”. Ammiriamo la fierezza del San Michele del Pollaiolo. Mi dicono che dobbiamo accarezzare il cinghiale della fontana del Porcellino. Mi volto per seguirli ma improvvisamente ascolto un “altra voce”, che rompe un mio silenzio. Appartiene alla scultura di una Maria di scuola sensese. Il suo abito è di un colore imprevedibile, il bordeaux dei fiori stilizzati ricorda un vestito che adoro. La serenità del sorriso appena accennato, le mani affusolate di una delicatezza struggente suggeriscono la dignità di una ragazza che, nel momento della verità, non si difende dietro il sacro ma vive con personalità il suo destino. Un’ultima suggestione: il collo slanciato è di un Modiglioni del ‘400. In un'altra sala la policromia di oro e verde ricamata sul legno da Donatello sembra una scia per Klimt. Un pensiero ci accompagna: i cieli che aprono i musei possono offrire una consolante prospettiva per la vera umanità: il futuro non è così importante. I gesti semplici, l’armonia dell’essenziale sono tanto antichi da apparire, se li cerchiamo oltre la superficie delle cose, impossibili e nuovi come tutte le nostre storie. Fuori osservo l’Arno che accarezza il Ponte Vecchio anche lui sta ricercando il suo azzurro. Dietro le nuvole c’è il sole.

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Aggiornato al:
18.06.2009
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291305